2022-01-15
Il totem bollettino non si può toccare. Speranza cambia idea, Regioni deluse
Niente via libera a separare il conteggio dei positivi asintomatici dai ricoverati. I governatori lo chiedevano per evitare di cambiare colore. Per il Cts va tenuto così per poter identificare le varianti. Di cui non si è accorto.Alla fine, il bollettino dell’Iss rimarrà invariato, con mega figuraccia dei governatori e del ministero della Salute. Tanto rumore per nulla, tanto pressing delle Regioni per cambiare il sistema del conteggio, eliminando dall’elenco gli asintomatici entrati in ospedale per altri motivi ma risultati positivi al Covid, non ha sortito nulla di fatto. Gli asintomatici ospedalizzati continueranno a entrare nel calcolo giornaliero dei nuovi casi, a prescindere dalle loro condizioni e dai sintomi perché, secondo il Comitato tecnico scientifico, tutti i positivi vanno tracciati se si vuole monitorare l’andamento della pandemia e identificare le varianti. L’Istituto superiore della sanità (Iss) aveva già fatto sapere il giorno prima di essere contrario alla variazione della diffusione del bollettino. «La maggior parte delle infezioni, in particolare nei vaccinati, decorre in maniera asintomatica o con sintomi molto sfumati», dichiarava, sostenendo la necessità di «sorvegliare questi casi». I governatori, invece, volevano che fossero rivisti i parametri di classificazione dei ricoveri, così da scongiurare il passaggio in zona arancione o rossa con relative, nuove restrizioni, infischiandosene di come sarebbero stati trattati i pazienti positivi, ricoverati per altre patologie. Il presidente del Veneto, Luca Zaia, chiedeva che questi casi venissero «depennati dalle statistiche», ma il cittadino che entra per un infarto o in seguito a un incidente stradale, che sicurezza può avere di non finire tra contagiati? Ieri mattina circolava la bozza di una circolare del ministero della Salute, che sembrava accogliere le richieste delle Regioni. «I pazienti ricoverati in ospedale per cause diverse dal Covid che risultino positivi ai test per coronavirus ma asintomatici, qualora assegnati in isolamento al reparto di afferenza della patologia, saranno conteggiati come caso Covid ma non saranno conteggiati tra i ricoveri dell’area medica Covid, fermo restando il rispetto del principio di separazione dei percorsi e di sicurezza dei pazienti», si leggeva. Secondo la bozza, dal primo febbraio il bollettino doveva contenere un nuovo campo con i «pazienti Covid ricoverati per cause diverse». La decisione avrebbe comportato il ricalcolo delle percentuali di posti letto occupati in area medica e in terapia intensiva da pazienti Covid, con conseguenti ripercussioni anche sui passaggi di colore delle Regioni. Un documento non firmato dal ministro Roberto Speranza, che poi nel pomeriggio cambiava idea, prendeva le distanze dalle richieste delle Regioni e faceva sapere che «nessun atto formale è stato disposto al momento da parte del ministero della Salute». Nel frattempo il Cts aveva espresso parere negativo a qualsiasi cambio del bollettino. Insomma, una farsa penosa con interesse zero per i pazienti ricoverati, dettata solo dalla pretesa dei governatori (grandi sostenitori della bontà dei green pass) di manovrare a loro discrezione ricoveri e numero di posti letto, per non finire in zona chiusura. Le carte verdi, infatti, non sono servite a limitare contagi e ospedalizzazioni, lo spettro arancione o rosso toglie il sonno ai presidenti di Regione e il ministro Speranza ha cercato di assecondarli, tranne poi far marcia indietro e perderci la faccia. «Gli ospedali sono pieni di pazienti infetti e poco importa se essi sono ricoverati per patologie legate al Covid o se hanno scoperto di essere infatti recandosi in ospedale», ha tuonato Anaao Assomed, associazione medici dirigenti, definendo il nuovo sistema richiesto dalle Regioni «un gioco delle tre carte con i cittadini italiani nel ruolo del passante sprovveduto». L’associazione ritiene che cambiare il metodo di calcolo sia «inefficace ai fini della riduzione del carico di lavoro ospedaliero», servono invece più personale sanitario e più posti letto. Anche il presidente della Società italiana di statistica, Corrado Crocetta, critica l’idea di cambiare il bollettino sulla diffusione dell’epidemia da Covid. «È importante migliorare la qualità del dato», ha scritto ieri, ma «diminuire la trasparenza è una grave mancanza verso i cittadini ed è un contributo importante alla creazione di notizie false, che troverebbero terreno fertile in assenza di comunicazioni ufficiali giornaliere».Curioso, in ogni caso, l’atteggiamento del Cts, che sostiene la necessità di non cambiare il bollettino giornaliero per poter tracciare l’andamento dell’epidemia e identificare le varianti. Nell’ultimo verbale del Comitato di fine novembre scorso, appena pubblicato, non c’era tratta di Omicron che tre giorni prima era stata definita dall’Oms Voc, Variant of concern. Una circolare del ministero della Salute in data 26 novembre comunicava la diffusione di Omicron, eppure il 29 il Comitato tecnico scientifico non parla di misure per contrastarla, solo nella necessità di utilizzare le mascherine all’aperto in caso di assembramenti. Se questi sono gli esperti cui affidarsi nella gestione del Covid, è chiaro perché dopo due anni nel nostro Paese aumentano le chiusure, non le aperture.
Jose Mourinho (Getty Images)