2019-03-07
Il reddito è partito senza intoppi. Però i vescovi bastonano la norma
La società guidata da Del Fante annuncia 29.000 domande, altre 6.000 on line. Il caos agli sportelli non c'è stato. Il M5s esulta: «Orgogliosi». La Cei, a sorpresa, spara a zero: «Si alimenta una cittadinanza parassitaria».Ieri La Verità era stato uno dei pochissimi quotidiani che, allo scoccare dell'ora «x» della presentazione delle domande per il reddito di cittadinanza, aveva fornito ai lettori un quadro equilibrato dal punto di vista organizzativo: possibili criticità, ovviamente, e un significativo stress test per le strutture coinvolte. Ma nessuna Apocalisse imminente. Sulle prime pagine di altri quotidiani campeggiavano invece le parole «assalto», «ressa», «caos». Qualunque cosa si pensi sul reddito di cittadinanza, la notizia di ieri è che nessuna delle temute disgrazie e profezie di sventura si è verificata: non c'è stata né un'ondata fuori controllo né alcun collasso organizzativo. Esaminiamo le tre porte d'accesso per chiedere il sussidio. La prima via era ed è quella digitale, attraverso il sito www.redditodicittadinanza.gov.it. Nelle prime ore di ieri, si era registrato un disagio relativo all' «identità telematica» di alcuni operatori, ma è stato rapidamente risolto: quindi le domande possono essere presentate con i codici di tutte e nove le società che forniscono il cosiddetto «Spid».Quanto al secondo fronte, quello dei Caf, dappertutto si sono registrati interesse e richieste d'informazioni, molte telefonate, svariati appuntamenti fissati, ma senza alcuna baraonda. È questo il quadro che viene da Torino a Genova, da Bologna a Roma, da Bari a Napoli, dalla Sicilia alla Sardegna, con ovvia maggiore affluenza a Sud. Interpellato da Adnkronos, Mauro Soldini, coordinatore della Consulta nazionale dei Caf, ha dichiarato: «A noi risulta una situazione a macchia di leopardo. C'è stata una grande affluenza nelle regioni meridionali come Campania, Calabria, Sicilia. Ma non ci sono state situazioni con code chilometriche o emergenze». E lo stesso è successo per il terzo canale, le Poste, unica struttura a fornire dati: in una nota, la società guidata da Matteo Del Fante ha definito il flusso dei cittadini «costante e ordinato». Alle 14 di ieri risultavano presentate 29.147 domande, a cui vanno aggiunte circa 6.000 on line. Ricordiamo che c'è tempo fino a fine marzo per richiedere il primo contributo. Ed è dunque presumibile che, con saggezza (sul modello delle «partenze intelligenti»), molti degli aspiranti abbiano evitato di accalcarsi nella prima giornata, o abbiano raccolto l'appello di Poste, e cioè di procedere per ordine alfabetico (ieri le lettere A e B, e così via fino alla Z il 13 marzo).Una volta avanzata la richiesta, l'Inps si prenderà 10 giorni di tempo per verificare i requisiti e anticiperà la notizia dell'accettazione o della reiezione via sms o via mail. Poi sarà ritirabile all'ufficio postale la famosa «card»; e successivamente l'interessato sarà chiamato a siglare il «patto per il lavoro» o quello «per l'inclusione sociale» presso i centri per l'impiego o il Comune. Per il pagamento della prima mensilità del sussidio, l'obiettivo sarebbe quello di fine aprile, ma è possibile che si slitti alla prima metà di maggio. Facilmente immaginabile l'entusiasmo di Luigi Di Maio: «Promessa mantenuta, è una rivoluzione. Lo Stato finalmente si occupa degli "invisibili"». Toni analoghi dal premier Giuseppe Conte, da Belgrado: «Oggi è un bel giorno. Tutto fila liscio. Il reddito di cittadinanza non è un provvedimento assistenziale. Faremo in modo che non lo sia. Si fonda su tre pilastri: occupazione, formazione, inclusione. Ne sono orgoglioso». Ma è evidente che, sussidio a parte, l'efficacia dei centri per l'impiego sarà tutta da dimostrare. Meno prevedibile la stroncatura della Cei, che invece negli anni passati aveva ripetutamente spinto per il Rei: «Tra i rischi del reddito di cittadinanza», hanno fatto sapere in audizione alla Camera l'Ufficio nazionale per la pastorale sociale e del lavoro della Cei e il Comitato scientifico delle settimane sociali dei cattolici italiani, «vi è quello di attenuare la spinta a cercare lavoro o a convincere a rinunciare a offerte che prevedano una retribuzione non distante da quanto previsto dal reddito». E ancora: «È enorme il rischio di aumentare queste forme di cittadinanza non solo passiva ma anche parassitaria nei confronti dello Stato».L'Ufficio parlamentare di bilancio ha presentato dei conti basati sui dati Isee del 2017, sostenendo che «soltanto il 5,5% dei percettori avrà un beneficio superiore ai 6.000 euro l'anno, mentre un quarto dei beneficiari percepirà meno di 1.000 euro annui». E in effetti è probabile che i grillini dovranno fare i conti con molti percettori che si ritroveranno in tasca meno di quel che speravano. Resta sullo sfondo il nodo dei cosiddetti «navigator», gli ormai famosi funzionari che, dai centri per l'impiego, dovrebbero indirizzare i percettori del sussidio verso una vera occupazione. Questi tutor dovrebbero essere assunti (tramite il famigerato e contestatissimo «quizzone») da Anpal Servizi con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, e con la prospettiva di una stabilizzazione. Per assumere 6.000 persone (Di Maio sarebbe sceso a 4.500), serve però un'intesa con le Regioni, non ancora raggiunta. La coordinatrice della commissione Lavoro della Conferenza delle Regioni, Cristina Grieco, ha fatto sapere che si tratterebbe di «un esercito di precari che entrerebbe nei nostri centri con enormi problemi organizzativi».