2019-02-09
«Il popolo diffida del presidente. Viviamo un deficit di democrazia»
Il vescovo Bernard Ginoux: «L'Eliseo ha imposto misure inefficaci che aumentano la frattura sociale. I ceti più poveri sono disgustati e protestano».«Nessuna autorità, né giuridica, né medica, può deciderlo, perché è vivo …. Vincent Lambert vive e deve vivere». È chiaro monsignor Bernard Ginoux, vescovo di Montauban in Francia, quando La Verità gli domanda cosa pensa della recente decisione del tribunale amministrativo di Châlons-en-Champagne per provocare la morte di Vincent Lambert, 42 anni, tetraplegico, semplicemente togliendoli acqua e cibo. Il vescovo ha il pregio di dire quello che pensa senza troppe giravolte, in Francia è noto anche per aver indossato un gilet giallo, andando in strada a parlare con la gente che manifestava.Monsignor Ginoux, cosa pensa della recente decisione del tribunale sul caso Lambert?«Il tribunale amministrativo di Chalons-en-champagne ha validato la decisione di interrompere le cure per Vincent Lambert che dal 2008 vive in uno stato di coscienza minima (“pauci relationelle"), vale a dire un coma prolungato in cui alcuni affermano che manifesti alcuni segni. Comunque Vincent Lambert è vivo. Ha solo bisogno di essere nutrito e idratato, questa è la situazione attuale. Tuttavia, ci sono autorità legali o mediche che vogliono interrompere questa pratica qualificandola come “cure sproporzionate date al paziente" e si appoggiano per questo sulla legge Léonetti del 22 aprile 2005. Ma non si tratta affatto di cure, si tratta solamente di alimentazione e idratazione. Sarebbe quindi provocare la morte di Vincent Lambert».Infatti, un gruppo di medici ha affermato che non si tratta di uno stato di «ostinazione irragionevole».«Non c'è “ostinazione irragionevole" perché non c'è alcun trattamento». Sono passati esattamente 10 anni dalla morte di Eluana Englaro, 14 da quella di Terry Schiavo, due casi simili a quello di Lambert. Sono forse vite inutili?«Papa Francesco parla di una “cultura dello scarto", il che significa che la società si sbarazza di chi ciò che non le sembra più utile, un essere umano come di un oggetto. Sono i malati incurabili, i disabili, gli anziani, i bambini nel grembo materno…».Ma la bioetica laica anche in Francia si gira dall'altra parte?«Noi ci troviamo in una battaglia nella società dove la posta in gioco è il rispetto della vita. Sotto il pretesto della qualità della vita, del benessere, si crea un consenso per rifiutare delle vite “non degne". Vincent Lambert è al cuore di questo dibattito etico. Bisogna dire che il legislatore si vuole indipendente da tutte le correnti filosofiche o religiose ma questa posizione è insostenibile perché la legge ha sempre un'interpretazione. Una laicità mal compresa non vuole tenere conto del carattere sacro di tutta la vita umana e afferma che questa concezione è religiosa».Come si possono concretamente sostenere le famiglie che hanno i propri cari di cui prendersi cura?«I cristiani in particolare devono impegnarsi per sostenere tutte queste persone minacciate. Ci sono le équipe di servizio negli ospedali e nelle case di cura, le équipe per le cure palliative che hanno bisogno di volontari. Lo sviluppo delle cure palliative, che sono nate in Gran Bretagna in ambiente cristiano, non è ancora sufficiente in Francia. I cattolici devono rispondere alla chiamata per formare sé stessi all'accompagnamento delle persone malate e dei loro cari».Oggi in Francia, come in Italia, le persone si sentono sempre più sole nell'affrontare le difficoltà. C'è anche un'assenza della politica?«Sì, la Francia conosce una grave crisi politica: i francesi non si fidano più del loro presidente o dei loro parlamentari. Non hanno più fiducia nei sindacati e negli altri organismi rappresentativi. C'è un malessere profondo e un governo che non lavora per ridurre la frattura sociale, ma che impone delle misure che sono inefficaci e arbitrarie. Noi siamo in deficit di democrazia e la reazione del governo al movimento dei gilet gialli mostra la sua confusione».Chi sono i gilet gialli?«Il fenomeno è l'emanazione di frustrazioni e sofferenze di una parte della società francese che è disgustata dalla borghesia liberale e ricca di cui il governo è l'emanazione. I gilet gialli sono la parte inferiore della classe media che ha perso fiducia e che vive in condizioni sempre più difficili: disoccupazione, scarsa assistenza medica, aumento delle tasse, del prezzo del carburante, pensioni insufficienti… Le difficoltà di tutti questi “perdenti" non sono comprese. Quindi hanno trovato questo modo di esprimersi». Qualcuno pensa che in fondo sia solo «populismo».«Tacciarli di populismo è ancora un modo per rigettarli, di lasciare intendere che essi sono manipolati dalla destra estrema e che vogliono il potere. Questo è sbagliato e inoltre tutti i tentativi per recuperare questo movimento così falliscono. Essi esprimono solamente il grande malessere della nostra società: la situazione politica in Francia è catastrofica: nessun uomo, nessun partito ha oggi la capacità di rilevarlo».C'è un avvenire per l'Europa che, dicono i papi, ha dimenticato le sue radici cristiane?«L'Europa senza Dio non si può costruire. Se c'è una prossimità tra i popoli è perché la civilizzazione cristiana aveva preparato una cultura, costumi e pensieri politici in grado di capirsi e lavorare insieme. Alla fine della seconda Guerra mondiale i «padri» dell'Europa erano condotti dalla loro fede cristiana per realizzare l'unità. È ciò che noi abbiamo perso e l'avvenire dell'Europa è dunque compromesso se i nostri leader non comprendono la necessità di un cemento comune».
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Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
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