Il governo ha annunciato di aver conseguito i 45 obiettivi del primo semestre dell’anno. Ma si tratta di traguardi puramente teorici. E pure sugli investimenti complementari ci sono lacune e ritardi: a marzo cinque progetti (su 25 in totale) non erano stati raggiunti.
Il governo ha annunciato di aver conseguito i 45 obiettivi del primo semestre dell’anno. Ma si tratta di traguardi puramente teorici. E pure sugli investimenti complementari ci sono lacune e ritardi: a marzo cinque progetti (su 25 in totale) non erano stati raggiunti.Un Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) fermo ai blocchi di partenza. I 45 obiettivi, che stando all’ultimo dossier, il governo Draghi ha dichiarato di aver centrato nel primo semestre dell’anno si fermano infatti tutti sulla carta. La mancanza di istruzioni, il necessario intervento di decreti attuativi e il non conseguimento dei bandi necessari all’ultimazione delle misure, rendono di fatto gli attuali 45 traguardi del Pnrr del tutto teorici e privi di effetti pratici sui cittadini e le imprese.Sfogliando il dossier si possono incontrare, senza troppa difficoltà, elenchi infiniti di decreti o deleghe, che a loro volta rimandano a successivi decreti attuativi da redigere nei prossimi mesi. Insomma, un Pnrr che, per il momento, è nel suo stadio iniziale e ha davanti a sé ancora molta strada prima di potersi dire realizzato definitivamente.Un esempio? Tra gli obiettivi di questo semestre c’era la «riforma del quadro legislativo in materia di appalti pubblici e concessioni». Misura che, se ci si pensa, ha molti risvolti pratici ma che nel documento non si ritrovano. O meglio, il governo ha dichiarato di aver centrato il target con la sola entrata in vigore della legge delega per la riforma del codice dei contratti pubblici. In pratica, non si è ancora deciso nulla nel merito. Lo strumento della delega, per sua natura, fornisce solo una cornice generica che successivamente deve essere riempita dalle norme attuative che andranno a definire i vari aspetti, in questo caso, della riforma sugli appalti e le concessioni. Quindi questo significa che, al momento, si è definito l’obiettivo avendo di fatto in mano solo uno strumento vuoto, che dovrà essere definito nei dettagli con «uno o più decreti legislativi recanti la disciplina dei contratti pubblici», si legge nel dossier sul Pnrr.Ma non solo, perché andando avanti nelle pagine si trovano anche target che sono stati definiti «conseguiti» anche se hanno un sito ancora in fase di collaudo. Questo è il caso dell’obiettivo «Cultura e consapevolezza su temi e sfide ambientali» che vuole sensibilizzare il livello di consapevolezza sugli scenari di cambiamento climatico e sulle relative conseguenze. Obiettivo nobilissimo, ma che non si può definire «conseguito» con un sito ancora in fase di collaudo.Sempre sul lato green c’è poi il progetto «Innovare la qualità dell’abitare». In questo caso il target è quello di costruire nuovi alloggi pubblici, riducendo le difficoltà abitative, riqualificando le aree degradate e puntando alla sostenibilità e all’innovazione verde. Il problema? Non si ha traccia di queste abitazioni, ma in compenso si ha un bel plico di decreti e di proposte pilota.La situazione non migliora poi tanto se si guarda agli investimenti complementari al Pnrr, che rappresentano un altro gruppo di progetti, paralleli a quelli sovvenzionati dall’Ue, sui quali il Governo italiano ha stanziato 30,6 miliardi di euro. Anche in questo caso, stando all’ultimo documento pubblicato dal Mef, alla scadenza del 31 marzo 2022 era prevista la realizzazione di 25 obiettivi. Di questi, tre sono stati solo parzialmente raggiunti per provvedimenti e bandi non ancora pubblicati, e riguardano gli «Ecosistemi per l’innovazione al sud in contesti urbani marginalizzati» (di competenza del ministero per il Sud), i «Locomotori e carri» (ministero delle Infrastrutture e dei trasporti) e l’obiettivo dell’«Ecosistema innovativo della salute» di competenza del ministero della Salute. Ci sono poi due obiettivi che non sono stati realizzati e i ministeri coinvolti sono quello delle politiche Agricole alimentari e forestali, per il programma sui «Contratti di filiera e distrettuali per i settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo». E il ministero per lo Sviluppo economico, per il programma «Polis - Case dei servizi di cittadinanza digitale».Oltre a questi cinque progetti, che dichiaratamente non sono stati raggiunti, si possono riscontrare dei «problemi» anche in quelli definiti come «conseguiti» dal governo. Se ci si sofferma su uno dei primi obiettivi, «Rinnovo delle flotte di bus, treni e navi verdi», si scopre come manchino le sottoscrizioni dei contratti. Così come in altri bisogna ancora individuare il beneficiario della norma e sottoscrivere gli accordi procedimentali.Più in generale, scorrendo il documento si nota come alla voce «Prossimo adempimento e relativa scadenza» (ultima colonna della tabella redatta dal Mef dove per ogni per obiettivo viene mappato l’adempimento, lo stato, e i successivi passi) la casellina sottostante risulta sempre contenere degli altri step da fare anche se l’obiettivo è stato definito «Conseguito». A segnalare che il lavoro, per quel target, non è dunque ancora terminato.E dunque, se almeno negli investimenti legati al Pnrr i target, definiti centrati, hanno una struttura normativa, nella maggior parte dei casi, completa, quelli relativi agli investimenti complementari presentano lacune che ne allontanano ancora di più la realizzazione nella pratica.
Ansa
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