2018-08-09
Il paragone offensivo fra la tragedia degli italiani in Belgio e i morti a Foggia
Dai vertici pd al ministro Enzo Moavero Milanesi è gara a mistificare la storia. La strage di Marcinelle non c'entra con l'immigrazione di massa.Non paghi di mistificare la realtà, mistificano pure la storia. I progressisti italiani, negli ultimi giorni, hanno rispolverato lo sdegno di massa per i migranti morti nelle campagne del Foggiano, quelli che raccolgono i proverbiali pomodori tanto cari a Emma Bonino. Curioso atteggiamento, quello dei signori del Partito democratico, i quali si sono dimenticati di essere stati al governo negli ultimi cinque anni e di non aver fatto assolutamente nulla per risolvere il problema dei migranti schiavi. Anzi, semmai hanno lavorato per crearne altri, di schiavi, tifando per l'immigrazione di massa e le frontiere aperte. In particolare Maurizio Martina, attuale segretario del Pd, avrebbe potuto darsi un pochino da fare in qualità di ministro dell'Agricoltura, ma ha preferito dedicarsi ad altro. Solo che, invece di tacere e vergognarsi, la sinistra italica continua imperterrita a seminare falsità. Mentre i migranti marciavano con i «berretti rossi» contro lo sfruttamento, guidati dal sindacalista Aboubakar Soumahoro, i capoccia progressisti non trovavano di meglio da fare che paragonare la vicenda dei morti foggiani alla tragedia degli italiani di Marcinelle. Già, perché ieri ricorreva il sessantaduesimo anniversario dell'ecatombe dei minatori nostri connazionali, che l'8 agosto del 1956 andarono incontro a una fine atroce, morendo soffocati nei cunicoli sotterranei, come in una gigantesca camera a gas. Il conto dei cadaveri non cessa di sgomentare: 262 in tutto, di cui 136 italiani. Come cani di Pavlov, i sinceri democratici di casa nostra hanno pensato bene di sfruttare il dramma ai fini della propaganda politica. Del resto lo fanno da anni, pubblicando dichiarazioni e comunicati praticamente identici ogni volta. Maurizio Martina, illudendosi di essere poetico, ha scritto su Twitter: «Dalle miniere di ieri ai campi di oggi, occorre ancora combattere». Pietro Grasso ha virato sul patetico: «Da Marcinelle a Foggia, dal carbone ai pomodori. I nostri nonni subirono discriminazioni e sfruttamento, come chi è sfruttato oggi da italiani senza scrupoli. Per rendere onore alle vittime di ieri dobbiamo stare dalla parte giusta: contro gli sfruttatori. #BerrettiRossi». Lisergico il tweet della Cgil: «L'8 agosto 1956 a Marcinelle in Belgio una delle più gravi tragedie dei migranti. Erano italiani, polacchi, greci, algerini ma anche belgi che per sfamare le famiglie accettavano condizioni di lavoro terribili e pericolose. Ecco perché oggi è importante manifestare a Foggia». Roberto Saviano ha scodellato la solita prosopopea: «A Marcinelle morirono a mille metri di profondità 136 emigranti italiani. Li chiamavano “ladri", “sporchi", “stupratori", invece erano lavoratori e schiavi. Il nostro sangue è sui confini di tutti i continenti in cui chiedevamo di entrare». Alessia Morani del Pd è andata sul razziale, scomodando il colore dei minatori «erano i nostri musi neri». Sui commenti di Laura Boldrini soprassediamo, mentre vale la pena di notare il tweet dell'Inps pubblicato ieri mattina: «Alle 12.00 Inps si ferma per un minuto di silenzio in memoria della tragedia in cui morirono i nostri connazionali emigrati in Belgio, per ricordare che da decenni siamo Paese di emigrazione e riflettere sulle morti dei lavoratori immigrati che avvengono oggi». Nemmeno il lutto nazionale scalfisce la linea immigrazionista di Tito Boeri, a quanto pare. Perfino il ministro degli Esteri, Enzo Moavero, ha ceduto alla dichiarazione facile: «Non dobbiamo dimenticare queste tragedie del passato che fanno parte di noi stessi, di quello che siamo stati e di quello che siamo». Certo, perché siamo tutti migranti... Ovviamente, anche Sergio Mattarella ha dovuto farsi sentire: «Il sacrificio dei duecentosessantadue lavoratori, tra i quali centotrentasei connazionali», ha scritto, «è destinato a richiamare alla memoria di tutti noi il valore delle sofferenze e del coraggio dei migranti in terra straniera alla ricerca di un futuro migliore per le loro famiglie, da costruire con il loro lavoro». Sempre la solita retorica, insomma, sempre le stesse mezze verità e forzature. Come sempre, alle anime belle nostrane è sfuggito qualche dettaglio. Tra i nostri connazionali morti in Belgio e i migranti presenti sul nostro territorio ci sono varie differenze. Gli italiani non raggiungevano il Belgio sui canotti dei trafficanti, non oltrepassavano la frontiera servendosi dei passeur. Andavano in treno, sottoponendosi a un viaggio che poteva durare anche 52 ore, e che era gestito - dall'inizio alla fine - dalle autorità belghe. Le quali spedivano su ogni convoglio agenti di polizia oltre a un medico che effettuasse visite sommarie.Non solo. I minatori lasciavano l'Italia perché era il Belgio a richiedere manodopera al nostro Paese. Dopo lunghe trattative iniziate nel secondo dopoguerra, il 20 giugno del 1946 fu firmato un accordo bilaterale che prevedeva l'invio di 2.000 lavoratori italiani ogni settimana, destinati alle miniere. In tal modo, il Belgio avrebbe ottenuto braccia robuste che estraessero carbone. Noi, in cambio, avremmo ricevuto una fornitura di combustibile fossile e avremmo potuto godere delle rimesse degli emigrati. L'emigrazione dei nostri connazionali, dunque, è stata programmata e richiesta dal cosiddetto Paese ospite. Uno Stato che trattò gli italiani come bestie, lasciandoli pure crepare dentro una miniera.I migranti arrivati in Italia negli ultimi anni, invece, non vengono affatto trattati come bestie. E quando ciò avviene, la colpa non è di chi è ostile all'immigrazione di massa, anzi. La responsabilità è di chi, da tempo, sostiene un sistema basato sulla schiavitù e lo sfruttamento. Di chi si arricchisce sulla pelle degli stranieri travestendo i propri interessi da battaglie per i «diritti umani». Gli esponenti del Pd che ieri sproloquiavano su Marcinelle dovrebbero riflettere sul meccanismo che hanno favorito e alimentato, consentendo l'ingresso a una marea di extracomunitari irregolari, poi finiti in mano alle mafie e ai caporali. Dovrebbero riflettere sul ruolo giocato dalle cooperative in questo gioco orrendo. Invece continuano a offendere la memoria e l'intelligenza degli italiani.
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