2024-03-11
Il Papa ha ragione. La guerra va fermata subito
L’analisi di Bergoglio è inattaccabile, l’Ucraina sta perdendo e continuare il conflitto farà crescere le vittime. E dato che i loro soldati scarseggiano, ecco il punto: cari oltranzisti, manderete i nostri a morire per Kiev?Il portavoce vaticano ha provato a metterci una pezza, dicendo che il Pontefice non ha parlato di resa e di bandiera bianca, ma ha solo risposto alle domande del giornalista della tv svizzera. Tuttavia, per quanto l’ordine Oltretevere sia di minimizzare, anzi silenziare, le parole di Bergoglio sono inequivocabili. Papa Francesco non ha detto soltanto che per porre fine alla guerra in Ucraina serve negoziare, cercando qualche Paese che faccia da mediatore. Ha anche aggiunto che quando «vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre il coraggio di negoziare». «Hai vergogna?», si è chiesto, «ma con quante morti finirà?». Ora, si può cercare di mascherare fin che si vuole il ragionamento del Pontefice, ma non si può negare che il discorso partisse da due punti difficilmente confutabili. Il primo è che per quanto non si voglia riconoscere la realtà dei fatti, Kiev sta perdendo la guerra. Il secondo è la conseguenza logica del precedente: prolungare il conflitto significa accettare altre decine se non centinaia di migliaia di vittime, purtroppo senza neppure la giustificazione di aver respinto il nemico e di aver salvato l’integrità del Paese. Giorni fa, riflettendo sullo stallo cui siamo giunti, osservavo che per fare la guerra servono due cose: le armi e gli uomini. Le prime scarseggiano per unanime giudizio. L’Ucraina non è in grado di produrne e l’Occidente, dopo decenni di pace, non è attrezzato per far fronte a un conflitto che si prolunghi nel tempo. Gli esperti osservano che per ogni colpo sparato dagli ucraini, i russi rispondono con altri dieci. Del resto Mosca, essendosi evidentemente preparata alle conseguenze dell’invasione, ha riconvertito la sua economia in un’industria bellica. Per recuperare il gap, agli Stati Uniti e all’Europa servirà molto tempo. E intanto, che facciamo? Lasciamo continuare una guerra che è sbilanciata a favore di Putin? Sì, lo so, lo zar del Cremlino è il male assoluto e non gliela si può dare vinta. Ma al momento, a pagare il prezzo delle nostre scelte sono i civili e i militari ucraini, i quali sono ostaggi delle nostre decisioni, che attuiamo per tramite di Volodymyr Zelensky, cioè di un presidente che, a causa del conflitto, ha sospeso le elezioni e anche alcune norme democratiche come la possibilità che qualcuno lo contesti. Senza opposizione è impossibile sapere davvero come la pensino gli ucraini a due anni dall’invasione. E qui veniamo al secondo problema. Per sostenere un conflitto non bastano le munizioni, che noi occidentali promettiamo ma non abbiamo: servono anche i soldati per sparare quei proiettili. Il Washington Post, giornale di regola molto informato e assai vicino all’amministrazione democratica, qualche giorno fa osservava che Kiev fatica ad arruolare militari che sostituiscano i caduti o semplicemente consentano a chi ha trascorso due anni al fronte di tornare a casa. I giovani non vogliono farsi ammazzare e dunque fuggono dandosi alla macchia o espatriando. Le mogli di chi è in trincea reclamano il ritorno a casa dei propri uomini e Zelensky promette che presto avranno un lungo periodo di licenza. Dunque, chi resterà a combattere? Aggiungo che le cronache non sembrano lasciar intravedere né una riscossa degli ucraini, né la capacità di respingere i russi dopo l’arretramento in seguito alla caduta di Avdiivka. Dunque, si ritorna alla domanda di papa Francesco: quanti altri morti dovremo registrare prima che si abbia il coraggio di negoziare? So che ora mi accuseranno di essere filo Putin e anche di esprimere giudizi seduto comodo sulla mia poltrona. Tuttavia, queste accuse provengono da chi fino a prima dell’inizio della guerra non si indignava certo per gli affari che l’Occidente faceva con Putin, nonostante gli assassinii all’estero degli oppositori di Mosca e l’eliminazione in patria di chiunque abbia osato criticare lo zar. Cari guerrafondai da salotto, la vostra indignazione giunge fuori tempo massimo e oggi la realpolitik non ingiunge di continuare a finanziare una guerra che non ha sbocchi, ma di fermarla, come dice il Papa. L’alternativa è quella che suggeriscono gli stessi vertici ucraini: sostituire i soldati che loro non riescono ad arruolare con i nostri. Ma questo i vertici dei Paesi Nato devono spiegarlo ai propri cittadini. Dovrebbero finalmente essere chiari e chieder loro se sono disposti a morire per l’Ucraina. Perché di questo si tratta. Mandare i nostri militari significa accettare il rischio che ne muoiano migliaia o forse più. Siete pronti, cari osservatori che agitate le vostre penne stilografiche, pronti a far battaglia ma soltanto sulla carta, a dire che i nostri militari devono andare a farsi uccidere in Donbass?
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.