2019-02-06
Il Papa dice messa nel cuore dell’islam. È un grande passo per la libertà di culto
Il viaggio di Bergoglio ad Abu Dhabi segna una svolta importante per 900.000 cristiani nell'emirato e nei rapporti con i musulmani. È stato il primo Papa a celebrare una messa nella penisola araba, nel cuore dell'islam. Francesco ieri ha concluso il suo breve viaggio negli Emirati Arabi Uniti con la celebrazione eucaristica nello Zayed Sports City, davanti a circa 120.000 persone a rappresentare la comunità cattolica locale che conta circa 900.000 fedeli. Tra i presenti anche il ministro della Tolleranza cheikh Nahyan ben Moubarak al-Nahyan, segno di una precisa politica che Abu Dhabi persegue da anni per contrastare l'estremismo e incoraggiare il pluralismo religioso.Il viaggio del Papa è stato concentrato a promuovere un dialogo con l'islam, come attesta in modo speciale il Documento sulla fratellanza umana firmato lunedì insieme al grande imam di Al Ahzar Ahmad Al Tayyeb. Pace e fratellanza al centro di un dialogo che non a caso è avvenuto ad Abu Dhabi, sede di una delle nazioni più stabili del mondo musulmano perché da tempo cerca un sostegno teologico che vada a distinguere i piani dello stato da quelli della religione. In questo modo la leadership emiratina si tutela dalle frange fondamentaliste interne (relegandole fuori dal perimetro della tolleranza) e nello stesso tempo si accredita all'estero promuovendo una società capace di una certa pluralità. «Il documento firmato ad Abu Dabhi da S. S. Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Ahzar Ahmad Al-Tayyeb», ha twittato ieri il cardinale Angelo Scola, «rappresenta un avvenimento di grande rilievo per la libertà di culto, di religione e per una giusta geopolitica». Il tema della fratellanza fra gli uomini, ritornello sia dell'intervento del Papa che di quello del grande imam lunedì scorso, è un caposaldo della politica religiosa di Abu Dhabi che nel 2014 ha creato due istituzioni chiave in questo percorso, il Forum per la Promozione della Pace nelle Società Musulmane e il Consiglio dei Saggi Musulmani. Quest'ultimo è stato affidato proprio alla presidenza di Al Tayyeb, ed entrambi gli organismi operano per organizzare incontri interreligiosi, il Consiglio dei saggi in particolare cooperando col Vaticano, e sono uniti anche nell'ostacolare il pensiero jihadista.In chiave geopolitica il concetto che si cerca di proporre con maggior insistenza è riportato anche nel Documento cofirmato dal Papa, si tratta della «cittadinanza» che «si basa sull'eguaglianza dei diritti e dei doveri sotto la cui ombra tutti godono della giustizia». È un concetto che declinato all'interno del mondo musulmano, pur con tutti i limiti del caso, ha un suo interesse. Da una parte cerca di superare le discriminazioni di chi musulmano non è e si trova a vivere in un paese arabo, dall'altra offre un aggancio per evitare rischi insiti nel processo di integrazione di persone musulmane nel mondo occidentale. «Dico ai musulmani in Occidente: inseritevi nelle società», ha detto il grande imam lunedì, «inseritevi in modo positivo per tutelare la vostra identità religiosa, così come rispettate le leggi di queste società». E ancora: «Dico ai cristiani in Oriente: voi siete cittadini, non siete minoranza». Conosciamo i limiti del mondo musulmano assai frammentato e non omogeneo, ma si tratta di affermazioni significative. Se osserviamo il Documento sulla fratellanza attraverso il criterio del dialogo interculturale ci sono quindi affermazioni rilevanti, come indica il cardinale Scola, a proposito della libertà di culto e della geopolitica. Spostandosi sul piano più strettamente religioso fa discutere una frase del documento che sembra produrre una specie di marmellata indifferentista delle religioni, quando si dice che «il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani». Anche se questa frase attiene alla difesa di una libertà religiosa intesa come «non coercizione», sembra non rendere piena giustizia proprio al concetto di libertà religiosa che porta con sé una naturale apertura alla verità anche in campo trascendente, quindi della verità delle religioni.Secondo un concetto caro al papa emerito Benedetto XVI la libertà religiosa compresa in tutti i suoi aspetti, e per difendersi dal relativismo religioso, deve poter affondare in una razionalità capace di constatare ciò che è positivo in una religione, distinguendolo da ciò che è negativo o frutto di superstizione o inganno. Papa Francesco da parte sua nella consueta conferenza stampa sull'aereo di ritorno da Abu Dhabi ha risposto a un giornalista dicendo che «dal punto di vista cattolico il documento non si è schiodato di un millimetro dal Vaticano II, è anche citato più volte. Il documento è stato fatto nello spirito del Vaticano II. (…) l'ho fatto leggere da qualche teologo e anche ufficialmente dal teologo della Casa pontificia che è un domenicano (…) e lui ha approvato. Se uno si sente male io lo capisco, non è una cosa di tutti giorni… ma non è un passo indietro è un passo avanti».Resta la valenza interculturale dell'incontro di Abu Dhabi, anche politica. Non bisogna nascondersi però che anche negli Emirati Arabi Uniti c'è qualche ombra, come il coinvolgimento nella sanguinosa guerra dello Yemen, di cui Francesco ha parlato nell'Angelus prima della partenza, lo scontro con il Qatar e una certa repressione della dissidenza interna, tuttavia va riconosciuto lo sforzo di Abu Dhabi per camminare in controtendenza rispetto a progetti islamisti transnazionali. Il documento della fratellanza deve essere letto pensando alla motivazione che lo ha prodotto, come ha detto il Papa: «Abbiamo pregato tanto per riuscire a fare questo documento perché per me c'è un solo pericolo grande, in questo momento: la distruzione, la guerra, l'odio tra noi».
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Giancarlo Tancredi (Ansa)