2020-10-03
Se la riforma fiscale
è questa, meglio non fare nulla
Dietro le promesse di tasse più eque si nascondono un taglio delle detrazioni e aumenti per i redditi sopra i 40.000 euro. La riforma stanga il ceto medio e non tocca gli evasori. Torniamo a parlare della riforma fiscale che vorrebbe fare il governo. Questa volta ha parlato il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri. Taglio del cuneo fiscale sul lavoro, revisione complessiva della tassazione verso una maggiore equità, revisione del sistema degli incentivi ambientali e di quelli per le famiglie. Soprattutto per i primi due che, rispettivamente, vogliono dire: meno tasse allo Stato e più soldi in tasca ai lavoratori e paga di più chi ha di più, come non essere d'accordo. Partiamo dunque da questi obiettivi. Due conti li riprendiamo da un libro di Alberto Brambilla (Le scomode verità su tasse, pensioni, sanità e lavoro): «Il 25,25% dei contribuenti paga quasi l'80% di tutta l'Irpef; in Italia ci sono poco più di 5 milioni di soggetti che dichiarano l'80% di tutta l'Irpef; in Italia ci sono poco più di 5 milioni di soggetti che dichiarano redditi superiori a 35.000 euro e 1,8 milioni di contribuenti con redditi da 55.000 euro in su». Chi dichiara da 20.000 a 35.000 euro lordi (cioè in tasca ne arrivano la metà) sono circa 12 milioni di italiani che pagano il 32,53% dell'Irpef, chi dichiara da 35.000 euro a 55.000 euro sono circa 3 milioni e 300.000 contribuenti che pagano il 20,86%. Questo vorrebbe dire che circa 15 milioni di contribuenti su circa 42 milioni pagano il 54,79% di tutta l'Irpef. Intendiamoci, queste signore e questi signori, tra i quali molti pensionati, sono quelli che sostengono i consumi in Italia. Sono quelli, per intenderci ancora meglio, che vanno al supermercato, nei discount, nei mercati rionali e che frequentano gli ambulanti. In inglese si chiama mass market, cioè il mercato frequentato dalla maggioranza degli italiani per i prodotti di massa e di prima necessità. Ora, di quanto intendono ridurlo l'Irpef su queste categorie? Perché lì si vedrà quanto il governo ha capito che, a parte la svolta ecologica (pure necessaria), in questo mercato si decide la svolta economica senza la quale possiamo anche diventare tutti verdi, ma saranno corpi che pure colorati saranno economicamente morti. Solo col rigore ecologico si va verso il rigor mortis. Ma andiamo a vedere da dove intendono prendere i soldi. Due fonti: recupero dell'evasione fiscale (qui la noia è peggiore di quella dei bambini che venivano portati al rosario nel mese di maggio e sottoposti all'ascolto delle litanie lauretane in latino), taglio retroattivo delle agevolazioni tributarie. Sapete chi c'è nel mirino? I contribuenti che guadagnano tra 55.000 e 75.000 euro annui e le agevolazioni che riguardano le spese mediche e sanitarie, gli interessi sui mutui immobiliari, gli asili nido, l'istruzione e i corsi universitari, eccetera. Ora, se si dividono 55.000 euro per 13 mensilità si ha il risultato di 4.230 euro al mese lordi. Vi pare che si debbano andare a prendere lì i soldi per diminuire le tasse, a quelli che ne guadagnano fino a 55.000 euro o, come sembra, a quelli che ne guadagnano 40.000 euro? Sarebbe questa l'equità? Se la riforma deve essere questa sarebbe meglio stare fermi, perché a volte le riforme del fisco potrebbero dare l'impressione di fare dei passi in avanti, facendo in realtà, dei passi all'indietro esattamente come fa il gambero che, grazie a una forte contrazione dei muscoli addominali, di fronte a un pericolo fanno un balzo all'indietro. I signori riformatori di cui stiamo parlando potrebbero imitare il gambero di fronte al pericolo di aggredire i veri evasori, che sono noti anche ai sassi. Meglio fermi che indietro.