2021-07-29
Il nostro D’Artagnan è invecchiato benone
Aldo Montano, convocato come riserva a 42 anni, sostituisce un compagno infortunato e contribuisce all'argento nella sciabola a squadre. Altra giornata senza ori, ma il canottaggio porta a casa un bronzo e Federico Burdisso fa altrettanto nei 200 farfalla «Finisce qua». Uscendo da una stupenda canzone anni Sessanta, le due parole si depositano sulle labbra di Federica Pellegrini e Aldo Montano nel giorno dei ricordi e della malinconia dei grandi. Finisce qua come un punto esclamativo per la Divina delle piscine, che forse aspettava un miracolo da Poseidone nei 200 stile libero (settima), ma aveva capito in batteria che la vasca sarebbe stata in salita. Finisce qua come un petardo, l'ultima sorpresa di mezzanotte uscita dalla scatola a molla, per lo sciabolatore attempato che solo gli amanuensi delle statistiche davano ancora in attività. Lei arriva a Tokyo per la passerella definitiva nella leggenda, lui come soprammobile da comodino. Lei sorride salutando i fans in lacrime, lui vince un argento a 42 anni. È il giorno dei nonni d'Italia.La semifinale di sciabola a squadre contro la solita, imbattibile Ungheria, si sta mettendo male per gli azzurri. Sono sotto 25-30, sono sull'orlo della depressione e hanno Luigi Samele infortunato. Il foggiano è l'argento dell'individuale, il migliore dei nostri: un problema muscolare, il volto da temporale, niente da fare. In fondo alla panchina non c'è più nessuno, anzi no. Si alza l'Aldo da Livorno, 42 anni, ormai con i capelli pettinati da ragioniere e senza basettoni da D'Artagnan. Impossibile. Guardi meglio: gli occhi verdi sono gli stessi, il passo da attore consumato non tradisce. È davvero quel Montano che infilzò l'oro ad Atene nel 2004, che diventò divo della Tv, che ebbe una storia con Manuela Arcuri, che appese la sciabola al chiodo per andare a Quelli che il calcio con Simona Ventura e poi alla Fattoria. L'Aldo figlio d'arte che riprese l'arma in mano per vincere ancora, soprattutto a squadre a Pechino, e per partecipare fino alla quinta olimpiade. Video killed the radio star, ma il web ha mandato in cantina molti divi del piccolo schermo. È un altro mondo, un'altra era geologica anche nello sport. Eppure è quel Montano lì a piegarsi sulle ginocchia per sgranchirsi, a salire in pedana e a cominciare la rimonta. Meno felino ma più saggio, egualmente ruggente. Alla fine farà +4 fra stoccate subìte e rifilate, sulle sue spalle l'Italia si riprende, sorprende i magiari (convinti di fare a fette chiunque grazie al fenomenale Aron Szilagyi) e va a vincere 45-43. Stupefacenti anche Enrico Berrè e Luca Curatoli che piazza un parziale di 5-4 proprio all'oro dell'individuale Szilagyi.La finale non ha la stessa storia, Alexandre Dumas non riscrive la sceneggiatura e Montano è stanco. La Corea del Sud ci asfalta 45-26 come previsto (aveva già vinto nel 2012 e nel 2016). Ma vedere l'Aldo sul podio 17 anni dopo è come mangiare pane e salame sul sellino della Vespa, come riguardare Blade Runner o una partita di Pete Sampras sul canale delle vecchie glorie. «È una carriera infinita? No è una carriera finita. Una medaglia d'argento è un bel modo di chiudere, 17 anni sono volati in un attimo», dice rinfoderando la sciabola. Dopo il trionfo con gli ungheresi aveva lasciato posto alla speranza da guascone: «Quasi quasi continuo fino a Parigi, magari da armiere». Una boutade, ne avrà 45. Nel lungo inverno della pandemia ha avuto il Covid con tutta la famiglia (la moglie Olga Plachina, quattrocentista russa, la figlia Olympia), ma voleva essere a Tokyo e con una tenacia da guerriero ci è riuscito.È il giorno delle icone pop e dei saluti. «The last dance, baby», aveva annunciato. Anche lady Pellegrini decide che 33 anni dedicati al nuoto sono sufficienti. «È stato un viaggio incredibile, sono fiera di me, di come sono cresciuta e della donna che sono diventata negli anni. Ho preso a pugni il mondo (a volte anche me stessa)», scrive su Instagram in un testamento sportivo volante «per tanto tempo, per tanti anni lottando sempre fino all'ultimo centimetro di acqua disponibile. Sono felice. Era l'ultimo 200 che volevo in un'altra finale olimpica. Ho dato tutta la mia vita a questo sport. E a questo sport ho preso tutto quello che volevo e anche di più». Conferma la liaison con il suo allenatore Mauro Giunta, viene squalificata nella 4x200 per cambio anticipato, libera l'armadietto: la Divina esce dalla piscina per entrare nella leggenda.Il resto è onorevole. Tre bronzi. Quello a sorpresa di Federico Burdisso nei 200 farfalla («Non volevo neanche farla»). Quello dei canottieri del Quattro senza (Matteo Castaldo, Marco Di Costanzo, Matteo Lodo e Giuseppe Vicino) ottenuto nonostante uno dei titolari, Bruno Rosetti, fosse stato appiedato da un tampone positivo a un'ora dalla finale. E quello in cassaforte di Irma Testa di Torre Annunziata nel pugilato femminile (è in semifinale). Tante medaglie finora (15), ma un oro solo, di Vito Dell'Aquila nel Taekwondo. Dopo cinque giorni di gare non capitava da Barcellona 1992 (Giovanna Trillini), perché la scherma, il canottaggio e il nuoto oggi regalano certezze più che imprese. E perché sostituire la Divina e D'Artagnan sarà molto dura.