2023-12-06
Il no global sotto le gonne del papa
Luca Casarini (Getty images)
Luca Casarini si inventa un dossieraggio contro il Pontefice per non rispondere alle nostre domande. Ma era la sua cricca a discutere via chat di come avere più fondi da Francesco. E oggi dovrà renderne conto al gup. Chi l’avrebbe mai immaginato: Luca Casarini che si nasconde dietro le sottane del Papa. Invece di rispondere alle nostre domande, chiarendo la gestione dei fondi di Mediterranea e le frasi scaturite dall’inchiesta di Ragusa che oggi lo vedrà di fronte al gup, da capitan Fracassa qual è, l’ex disobbediente tira in ballo il Pontefice, inventando un presunto dossieraggio contro Bergoglio. Sì, secondo lui la pubblicazione delle chat è un attacco a Sua Santità e, in subordine, alle persone di sua fiducia come il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei. In realtà, a parlare di papa Francesco non siamo noi, ma il cappellano della Mare Jonio, don Mattia Ferrari, che nelle conversazioni con Casarini e compagni, a proposito di soldi che non arrivano, dice che bisognerebbe trovare un modo affinché l’elemosiniere vaticano riceva un mandato direttamente dal Pontefice. E a titolo di esempio dice: «Tenete presente questo: quando il Papa ha pagato Open Arms (la Ong spagnola a causa della quale l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini è a processo di fronte ai giudici di Palermo, ndr), non erano passati per Krajewskij, ma erano arrivati direttamente dal Papa». Ecco, sono loro a fare il nome di Bergoglio, dicendo che ha pagato la Ong spagnola. E sono sempre frutto delle loro conversazioni i continui rimandi al Pontefice, al quale meditano di rivolgersi non per ottenere una benedizione, ma per avere un aiuto concreto, vale a dire soldi. Di fronte alle esitazioni dell’elemosiniere del Papa manifestate dal cardinale Zuppi, sono don Ferrari e i suoi compagni d’avventura a meditare di tirare per la giacchetta il Santo Padre, cercando di coinvolgerlo per far aprire i cordoni della borsa a monsignor Krajewskij.Ma Casarini, pur di non chiarire quelle frasi in cui parla di un’operazione che gli ha consentito di pagare l’affitto di casa e le spese della separazione («Sennò dovevo andare a lavorare in un bar»), mentre da un lato dice di vivere di donazioni, sostenendo di fare una questua pubblica, sostiene di non aver mai preso un euro dalla Cei. Eppure basta dare un occhio alle chat che lui, Ferrari e Caccia si sono scambiati quotidianamente, nel periodo in cui ancora non avevano ottenuto una linea di credito vescovile, per rendersi conto che anche in questo caso sono l’ex disobbediente e la sua combriccola a tirare in ballo la conferenza episcopale e il suo futuro presidente (l’arcivescovo di Bologna verrà eletto nel maggio del 2022). Il 7 maggio del 2020, alla vigilia del suo compleanno, Casarini scrive agli altri: «Messaggio di Zuppi. Oggi arrivati e oggi fatto il bonifico». La risposta di don Ferrari è immediata: «E così finalmente, per la prima volta, la Chiesa italiana finanzia il soccorso in mare. Abbiamo fatto la storia». Dunque, non siamo stati noi della Verità a coinvolgere la Cei, ma è la banda capitanata dall’ex capo delle Tute bianche. Dopo un incontro con il Pontefice, don Mattia scrive un messaggio che non lascia dubbi circa i loro obiettivi: «Ragazzi, devo ancora riprendermi da questi giorni e soprattutto dallo sforzo fisico che ho fatto per avere la faccia da c... per dire al Papa di mettere i soldi». Già, perché nelle chat non si parla di migranti da salvare, ma di denaro da incassare. Scrive sempre il prete di Nonantola imbarcato sulla Mare Jonio in veste di cappellano personale: «La Chiesa cattolica sta diventando il nostro Soros», alludendo al finanziere d’origine ungherese che da decenni sovvenziona le Ong in tutto il mondo. Casarini dice che questo è dossieraggio? Ma se esiste un dossier (a noi risulta che esista soltanto un’inchiesta della Procura di Ragusa) ad alimentarlo sono senz’altro lui e i suoi compagni, i quali ricostruiscono i loro rapporti con gli alti vertici della Chiesa e con un’infinità di monsignori, con al centro un unico obiettivo: i soldi.Anche se Casarini nelle interviste esibisce la sua magra busta paga, nelle chat le questioni economiche ricorrono spesso. In particolare, quando lui e il suo più fidato collaboratore Beppe Caccia cercano di giustificare le uscite. «Siamo nella merda», dice il suo braccio destro, «finché non si sbloccano i fondi […] sull’uso della carta devi evitare di fare cazzate. Non hai spedito i giustificativi e il tabulato è pieno di voci ingiustificabili, che sarà un casino spiegare […] Ma capisci che cazzo racconto, ad esempio, dei biglietti del cinema? Dei prelievi di contante? E di Justeat? E delle spese di Pantelleria dell’estate […] Ti chiedo solo di evitare cazzate visibili con la carta. A Pantelleria sono negozi, mica spese di viaggio». Alla sfuriata del compagno, Casarini risponde mogio: «Hai ragione. Sono troppo incasinato con i soldi. Devo darmi una regolata una volta per tutte». Anche queste frasi sono frutto di un’operazione per colpire il Papa? Ma allora chi ha ordito questa losca manovra? Io una risposta ce l’ho: a danneggiare il Pontefice sono gli stessi Casarini boys, che ora si nascondono dietro la sua tonaca.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.