2021-05-22
Il «modello Italia» fu un flop totale. Decessi e crollo del Pil da record
Il nostro è il secondo Paese per morti ogni 100.000 abitanti e il settimo per calo di Prodotto interno lordo (-9%) I risultati di inerzia, sottovalutazioni e bugie: dalle mascherine mancanti all’assenza di un piano aggiornatoPresidente Itinerari PrevidenzialiL’Italia è il secondo Paese al mondo per numero di decessi ogni 100.000 abitanti; solo il Belgio fa peggio di noi. Ma anche sugli effetti economici il presunto «modello Italia» è tra i peggiori. È quanto emerge dal Sesto report sanitario ed economico, Covid-Italia-30 elaborato da Itinerari Previdenziali. Sull’alto numero di decessi da Sars-Cov-2 nel nostro Paese si è molto discusso cercando di attribuirlo a fattori esterni anche se non sono mancate polemiche politiche, richiesta di sfiducia e di commissioni di indagine; in questa sede, alla luce della classifica che vede l’Italia terzo peggior Paese tra i principali 30, sembra utile qualche riflessione pro futuro. Possiamo suddividere la crisi pandemica in tre fasi: da dicembre 2019 al 21 febbraio 2020; la prima ondata Covid fino ai primi di maggio e la tregua fino a metà ottobre dello scorso anno; i sette mesi della seconda ondata (ottobre 2020-oggi). A) La fase 1 è quella dell’inerzia e inizia il 30 dicembre 2019 fino al 21 febbraio 2020, data della scoperta del virus da parte della dottoressa Malara e del primo decesso a Vò Euganeo (in realtà senza che gli «sbadati» virologi se ne accorgessero, il virus girava in Italia già da ottobre 2019 o anche prima); in quei giorni scorrevano le drammatiche immagini di Wuhan e arrivavano le notizie sul piano anti Covid della Korea del Sud ma nessun apparato dello Stato, in quei 50 giorni, si è posto la domanda: «Se succedesse da noi saremmo pronti come in Cina con tutte le protezioni?». Non solo non ci si è posti la domanda ma ci sono state tante bugie e scarsa organizzazione; il 27 gennaio Conte dichiarava che l’Italia è «prontissima» a fronteggiare l’emergenza avendo adottato «misure cautelative all’avanguardia», il ministro della Salute affermava di disporre di un piano pandemico e di magazzini pieni di Dpi (Speranza a Radio Capital a febbraio) ma di lì a pochi giorni e per due mesi, scopriremo di non avere nulla. B) E così inizia violenta la fase 2, la prima ondata con mesi di lookdown totale che culmina il 27 marzo, con quasi mille morti in un solo giorno dopo la terribile notte dei camion militari del 18 marzo a Bergamo, e si conclude ai primi di giugno quando i morti scendono sotto le 50 unità al giorno; saranno quasi 35.000 morti in questa prima ondata (12.428 a marzo, 15.539 ad aprile, 5.448 a maggio e 1.352 a giugno). Per i successivi tre mesi, fino a metà ottobre, sembra tornata la calma finché i decessi giornalieri, scesi a poche unità, ricominciano a superare i 40 morti. La giustificazione di politici e gregari per questa altissima mortalità, avvalorata dalla dichiarazione di Antony Fauci, l’immunologo della Casa Bianca, è che l’eccesso di decessi dipende dal fatto che il nostro Paese è stato il primo ad affrontare questa pandemia senza avere alcuna informazione sul virus. Non è così: nei 50 giorni di Wuhan non è stato fatto nulla; nessuno si è peritato di andare nei magazzini per verificare se c’erano Dpi, tamponi, attrezzature per ospedali (ricordate l’ospedale di Wuhan fatto in 10 giorni?); verificare il piano pandemico, preoccuparsi di comprare medicinali e dispositivi: nulla fino al 21 febbraio. C) A metà ottobre si innesca la fase 3, la seconda ondata che porta i morti da 35.000 a oltre 120.000; qui la scusa che siamo stati il primo Paese colpito dal virus non regge più. Infatti sono passati circa dieci mesi dalle immagini di Wuhan e cinque mesi dalla fine del primo grande lookdown; sono gli «ozi di Capua» non di Annibale ma del governo che resta totalmente inconcludente tra passerelle e Stati generali; nessuna decisione per i trasporti di lavoratori e studenti, nessun accordo con taxi e bus turistici (tutti disoccupati), nulla per le scuole (salvo i banchi a rotelle), nulla su test sierologici, tamponi, contact e terapie; per queste ultime il ministro della Salute prescrive solo «vigile attesa e tachipirina» così i pazienti arrivano «cotti» in terapia intensiva (esattamente come nella prima ondata) e muoiono. La tesi di Fauci è smentita come lo sono le teorie dell’inquinamento (le città asiatiche sono molto più inquinate e popolose) e della popolazione vecchia; in Giappone con una popolazione over 65 pari al 28,1% del totale contro il nostro 22,7% i decessi sono solo 7,94 ogni 100 mila abitanti e la situazione economica è nettamente migliore. La verità è che nella nostra classifica con dati al 28 aprile restiamo il terzo peggiore Paese su 30; siamo il peggior Paese con 198,87 decessi ogni 100 mila abitanti (dati John Hopkins University); peggio di noi solo il Belgio con 210. Siamo il 7° peggior Paese per perdita di Pil nel 2020 (-9%), preceduti da Iraq (-12%), Spagna (-11%), Argentina, Regno Unito, Portogallo e Grecia (tra - 9 e - 10). Siamo l’8° peggior Paese per deficit 2020 e il 3° peggior Paese per percentuale di incremento del debito pubblico (+21%) battuti da Canada e Grecia (+24,3%) e vicini a Giappone, Iraq e Spagna (21,4%). Abbiamo infine esaminato un ultimo indicatore: la percentuale di decessi registrati sul totale dei contagiati (JHU); siamo il 4% peggior Paese battuti da Messico, Egitto e Cina. Questo significa che il piano sanitario italiano, le prescrizioni terapeutiche, l’organizzazione sanitaria soprattutto nella 2° ondata non ha funzionato; solo grazie a un esercito di stupendi sanitari si è evitato il disastro totale e questo deve far riflettere perché di pandemie, purtroppo, ce ne saranno ancora e non tra 10 anni come Sars e Mers.