
Inchiesta sulle bugie e sui dati sbagliati. Quaranta. Centocinquantacinque. Milletrecentoventotto. Passano gli anni e aumentano i morti di Covid. Prima erano decine, poi centinaia, ora sono diventati migliaia in un solo mese. Siamo in un mare di guai, verrebbe da dire. O forse, siamo solo stati inondati da un mare di bugie. Dal 1° agosto 2020 al 10 agosto 2020 in Italia sono morte 40 persone di Covid. Dal 1° agosto 2021 al 10 agosto 2021 ne sono morte 155. Dal 1° agosto 2022 al 10 agosto 2022 i morti di covid nel nostro Paese sono stati 1.328. Secondo questi numeri (dati ufficiali del ministero della Salute italiana) due anni fa nello stesso periodo ci siano stati oltre 1.000 morti in meno rispetto ad oggi. E ancora. Due. Ventidue. Centosettansette. Il 9 agosto del 2020 morirono in Italia due persone per il Covid. Il 9 agosto del 2021 ne morirono 22. Quest’anno, il 9 agosto, ne sono morte 177.Ci spostiamo su statistiche più ampie. L’Italia detiene il record mondiale in quanto a letalità e il record europeo in quanto a mortalità. Avete capito bene. Nel nostro Paese il Covid uccide più che in tutto il resto del mondo e siamo la nazione europea dove si muore di più a causa del Coronavirus.A dirlo non siamo noi, chiaramente, ma la prestigiosa Johns Hopkins University che ha calcolato la mortalità da Coronavirus ogni 100.000 abitanti in tutta l’Europa occidentale. Ebbene, pure in questa triste classifica siamo al primo posto pensate, con oltre il 50% di morti in più rispetto alla Germania. I numeri parlano chiaro. Ad oggi in Italia ci sono 293 morti ogni 100.000 abitanti, in Francia 236, in Spagna 238, nel Regno Unito 274 e in Germania 173, sempre ogni 100.000 abitanti. Ma perché? Le ipotesi sono due: o da noi circola un virus diverso da quello che è presente in tutto il globo terraqueo, oppure c’è qualcosa che non torna. Continuiamo con i dati ufficiali. Nelle ultime settimane, sono diminuiti vertiginosamente i contagi. Mentre sono cresciuti i decessi. Suona strano anche questo. Soprattutto se aggiungiamo che nelle ultime due settimane è scesa l’occupazione delle terapie intensive, 4,4% del totale dei pazienti. Tutto sembra migliorare, ma il numero dei morti continua a crescere. Eppure, in tre anni di cose ne sono successe. Niente sembra essere servito a far diminuire i morti. Facciamo un passo indietro. Dal 1° agosto al 10 agosto di quest’anno i morti di Covid sono stati 1.328. Dopo tre anni di pandemia e quando abbiamo a disposizione un vero e proprio arsenale per combattere questo virus. Vaccini di ogni forma e tipo, decine di farmaci e cure riconosciute a livello internazionale. Dal 1° agosto 2021 al 10 agosto 2021 ci sono state nel nostro Paese 155 vittime, eppure le cure erano pochissime e solo sperimentali. Un anno prima dal 1° agosto 2020 al 10 agosto 2020 sono morte in Italia 40 persone di Covid. Ma lì, in quel periodo, non esisteva nemmeno un vaccino. Come è possibile?Delle due l’una, o i pazienti non vengono curati come si dovrebbe oppure qualcuno abbia il coraggio di dire come stanno le cose. Qualcuno dica cioè che quei morti non sono morti di Covid. Nel report quotidiano si considera come ricoveri Covid tutte quelle persone positive al tampone. Lo spieghiamo. Se un malato di cuore, ad esempio, entra in ospedale per problemi cardiaci, appunto, se al momento del tampone risulta anche positivo al Coronavirus allora questo è un «ricoverato per Covid». La stessa identica cosa succede se si arriva all’ospedale con una frattura, una gastroenterite o per fare un semplice intervento chirurgico. Ora, se questi pazienti, poi, tragicamente muoiono, come vengono classificati? O meglio, la causa della loro morte verrà attribuita al Covid o alla loro patologia pregressa? Perché se delle due la prima, il risultato è che queste persone vengono inserite come decessi Covid e quindi rientrano nel numero totale dei morti per Covid che ogni giorno, ancora, fa notizia. Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova è stato chiaro: «Dovrebbe esserci una commissione di inchiesta medica che vada a valutare su mille casi di morti Covid quanti di questi sono realmente collegati al virus, nel senso che ha avuto un effetto rilevante nella morte, e quanti sono legati ad altro e il patogeno è una concausa. Il bollettino è falsato in questo modo, tutti i pazienti vengono messi nello stesso calderone».Il punto è uno, morire di Covid o morire con il Covid non è affatto la stessa cosa. E allora, avesse ragione Matteo Bassetti cosa succederebbe? Se davvero i numeri del report quotidiano fossero falsati dovremmo riscrivere la storia di questa pandemia. I cui numeri in Italia, da tre anni, hanno stravolto la vita delle persone. Milioni di persone costrette a mettere e togliere la mascherina in base alle oscillazioni dei dati sui decessi di Covid che oggi, ci dicono gli esperti, potrebbero non essere reali, ma falsati. Il giallo dei numeri sulla pandemia ha toccato anche Roberto Burioni che con un tweet ha detto la sua: «O li stiamo contando male (ma pare di no), o li stiamo curando male (posso sospettarlo, ma non ho elementi concreti per dirlo), o chissà cosa altro. Certamente le autorità devono chiarire subito la situazione». Non basta. Anche Matteo Villa, ricercatore dell’Ispi, Istituto per gli studi di politica internazionale, si è posto il quesito sempre su Twitter: «Nell’ultima settimana il numero di decessi Covid ufficiali ha di molto superato le nostre proiezioni. Prevedevamo un picco a 140 decessi al giorno. Siamo arrivati a 175. Davvero un’ondataccia». Ed è normale che illustri scienziati si pongano queste domande perché dall’inizio della pandemia le vittime nel nostro paese hanno superato le 172.000 a fronte di una popolazione di 60 milioni di individui. La Germania, con 83 milioni di abitanti, è a 145.000 morti.Capire il perché di questo record tutto italiano è questione complessa dal momento che da anni nessuno ha mai spiegato agli italiani come vengano conteggiati i morti di Covid. Ciò che è certo è che se pensiamo a quello che succedeva due anni fa e lo confrontiamo con quello che succede oggi non può non sorgere il dubbio che questi conteggi siano sbagliati. Se dopo tre anni di studi su una malattia in tutto il mondo i decessi diminuiscono grazie ai vaccini, alle cure, alle precauzioni, come è possibile che in Italia succeda l’esatto opposto? Ed è qui che diventa lecito chiedersi se qualcuno ha deciso di mentire agli italiani e perché. Quali interessi ci sono nel far lievitare il numero di morti causa Covid? Vi ricordate quando si venne a sapere che le autopsie sui decessi Covid 19 non venivano eseguite? Uno scandalo vero e proprio. Un «lockdown della scienza» bello e buono. I medici delle Università di Catania, Foggia e Catanzaro scrissero sul «Journal of clinical medicine» un articolo sull’opportunità mancata perché, rilevavano, «su 9.709 articoli scientifici redatti, soltanto sette hanno riportato indagini istologiche» e «sono state descritte solo due autopsie complete e la causa della morte è stata elencata come Covid-19 in una sola di esse». I medici, nello studio, sottolineavano, che «la mancanza di indagini post mortem non ha permesso una definizione della causa esatta del decesso, utile per determinare i percorsi di questa infezione».In altre parole si è scelto di non cercare di capire cosa succedeva nel corpo di un uomo a seguito di questa malattia e di conseguenza di non poter fare nulla per migliorare le cure. Per di più questo avveniva nelle prime fasi di diffusione del virus quando sarebbe stato decisivo capire e conoscere la malattia. Non a caso l’epidemiologa Stefania Salmaso, una vita - dal 1979 al 2015 - passata all’Istituto superiore di sanità ha dichiarato: «Ancora troppi decessi, dobbiamo saperne di più su caratteristiche e contesto». Già, ma senza quelle autopsie abbiamo perso una grandissima occasione. Assurdo visto che uno dei dogmi della scienza è quello di indagare a fondo per sapere come intervenire. Un’equazione che in medicina si traduce in cure. Sì, perché se conosci sai cosa fare, se ignori puoi solo affidarti al destino. E in questo caso il fato ha fatto una strage. Di morti e di credibilità. Eppure, a distanza di tre anni, si continua a tacere su gli ormai unici dati utili. Tornando al numero dei morti oggi in Italia, sarebbe utile sapere, per esempio, quante delle vittime sono state trattate con i farmaci antivirali, che dovrebbero tagliare la mortalità delle persone più a rischio del 90%. Sarebbe utile sapere quante persone infette vengono trattate con Anakinra o con i monoclonali che, studi alla mano, riducono la mortalità rispettivamente del 55% e del 87%. Sarebbe importante sapere quante sono le vittime con tre dosi di vaccino. Sarebbe fondamentale saperlo perché i numeri non mentono.Le persone muoiono di Covid o con il Covid? È arrivato il momento di spiegare dove sia quel confine tra una situazione in cui il virus è causa principale oppure concausa della morte. In questo momento la parola finale spetta al medico che compila il certificato della vittima. Ma anche qui le regole alle quali devono attenersi i dottori sono troppo ampie. Nelle statistiche ufficiali, infatti, una persona muore di Coronavirus se il suo decesso è «associato al Covid». Cosa vuol dire questo? Se un uomo muore per infarto con il Covid finisce nel conteggio giornaliero? La risposta è sì. Ma il suo decesso per problemi cardiaci può essere associato al Covid? La risposta è no. Sta di fatto che quella vittima finisce nel conteggio dei morti per Covid. Confusione, solo tanta confusione. Procedure che di scientifico hanno ben poco. Le autorità, dopo quasi tre anni di pandemia hanno il dovere di rimettere al centro la verità e interrompere così questo «lockdown della scienza».
2025-11-14
Casalasco apre l’Innovation Center: così nasce il nuovo hub del Made in Italy agroalimentare
A Fontanellato il gruppo Casalasco inaugura l’Innovation Center, polo dedicato a ricerca e sostenibilità nella filiera del pomodoro. Presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini e il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta. L’hub sarà alimentato da un futuro parco agri-voltaico sviluppato con l’Università Cattolica.
Casalasco, gruppo leader nella filiera integrata del pomodoro, ha inaugurato oggi a Fontanellato il nuovo Innovation Center, un polo dedicato alla ricerca e allo sviluppo nel settore agroalimentare. L’obiettivo dichiarato è rafforzare la competitività del Made in Italy e promuovere un modello di crescita basato su innovazione, sostenibilità e radicamento nel territorio.
All'evento hanno partecipato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini, il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta e il management del gruppo. Una presenza istituzionale che sottolinea il valore strategico del progetto.
Urso ha definito il nuovo centro «un passaggio fondamentale» e un esempio di collaborazione tra imprese, ricerca e istituzioni. Per Marco Sartori, presidente di Casalasco Spa e del Consorzio Casalasco del Pomodoro, l’hub «non è un punto d’arrivo ma un nuovo inizio», pensato per ospitare idee, sperimentazioni e collaborazioni capaci di rafforzare la filiera.
L’amministratore delegato Costantino Vaia parla di «motore strategico» per il gruppo: uno spazio dove tradizione e ricerca interagiscono per sviluppare nuovi prodotti, migliorare i processi e ridurre l’impatto ambientale. Tamagnini, alla guida di FSI – investitore del gruppo – ricorda che il progetto si inserisce in un percorso di raddoppio dimensionale e punta su prodotti italiani «di qualità valorizzabili all’estero» e su una filiera sostenibile del pomodoro e del basilico.
Progettato dallo studio Gazza Massera Architetti, il nuovo edificio richiama le cascine padane e combina materiali tradizionali e tecnologie moderne. I mille metri quadrati interni ospitano un laboratorio con cucina sperimentale, sala degustazione, auditorium e spazi di lavoro concepiti per favorire collaborazione e benessere. L’architetto Daniela Gazza lo definisce «un’architettura generativa» in linea con i criteri di riuso e Near Zero Energy Building.
Tra gli elementi distintivi anche l’Archivio Sensoriale, uno spazio immersivo dedicato alla storia e ai valori dell’azienda, curato da Studio Vesperini Della Noce Designers e da Moma Comunicazione. L’arte entra nel progetto con il grande murale di Marianna Tomaselli, che racconta visivamente l’identità del gruppo ed è accompagnato da un’esperienza multimediale.
All’esterno, il centro è inserito in un parco ispirato all’hortus conclusus, con orti di piante autoctone, una serra e aree pensate per la socialità e il benessere, a simboleggiare la strategia di sostenibilità del gruppo.
Casalasco guarda già ai prossimi sviluppi: accanto all’edificio sorgerà un parco agri-voltaico realizzato con l’Università Cattolica di Piacenza, che unirà coltivazioni e produzione di energia rinnovabile. L’impianto alimenterà lo stesso Innovation Center, chiudendo un ciclo virtuoso tra agricoltura e innovazione tecnologica.
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Da sinistra in alto: Piero Amara, Catiuscia Marini, Sergio Sottani e Luca Palamara (Ansa)
Dopo le parole di Amara alla «Verità», trasmessa in Cassazione una relazione sul pm «in ginocchio». Si può riaprire il caso Palamara. Le analogie con le inchieste sulla toga Duchini e sulla ex governatrice Marini.
Da settimane i media si stanno occupando del cosiddetto Sistema Pavia, un coacervo melmoso di indagini e affari scoperchiato mediaticamente anche grazie agli scoop della Verità. Ora, sempre grazie al nostro lavoro, sta emergendo come anche in Umbria i pm abbiano usato metodi non proprio ortodossi per raggiungere i propri obiettivi. Ricordiamo che la Procura di Perugia ha la titolarità delle inchieste che coinvolgono i magistrati del distretto di Roma. Una funzione che rende quegli uffici giudiziari una delle Procure più influenti del Paese. Nonostante la sua centralità, resta, però, dal punto di vista dell’organico e forse dell’attitudine, un ufficio di provincia, dove tutti si conoscono e le vite delle persone si intrecciano indissolubilmente.
Ansa
A Chisinau gli azzurri faticano a sfondare il muro moldavo e sbloccano solo negli ultimi minuti con Mancini e Pio Esposito. Arriva la quinta vittoria consecutiva della gestione Gattuso, ma per la qualificazione diretta al Mondiale si dovrà passare dai playoff di marzo.
Giuseppe Valditara (Imagoeconomica)
Il ministro dell’Istruzione sui nuovi programmi scolastici: «Non bisogna generare confusione nei bambini. I temi della sessualità saranno tenuti da esperti, non da gruppi di interesse, e con il consenso dei genitori. L’educazione spetta innanzitutto alla famiglia».
Ministro Giuseppe Valditara, lei con questo disegno di legge sta impedendo che si faccia educazione sessuale e affettiva nelle scuole?
«No, questo è falso. Come ho detto più volte, chi lo sostiene o non conosce o fa finta di non conoscere l’articolo 1 comma 4 che afferma “Fermo restando quanto previsto nelle indicazioni nazionali”, cioè i programmi scolastici, e nell’educazione civica, ovviamente».
E che significa?
«Che nei programmi scolastici c’è tutta l’educazione sessuale nel senso biologico, quindi la conoscenza delle differenze sessuali, degli apparati riproduttivi, delle funzioni riproduttive, dello sviluppo puberale, dei rischi relativi alle malattie trasmesse sessualmente, quindi c’è tutto quello che riguarda l’insegnamento dell’educazione sessuale in senso biologico».






