2020-04-28
Il governo inglese dice basta ai bimbi trans
Il ministro delle Pari opportunità inglese, Lizz Truss (Leon Neal/Getty Images)
Liz Truss, ministro delle Pari opportunità, annuncia lo stop ai cambiamenti di sesso per i minori di 18 anni: «Vanno protetti da decisioni irreversibili». Le associazioni Lgbt si scatenano e gridano alla violazione dei diritti. In estate la decisione finale.Il Tavistock Centre di Londra solo nell'ultimo mese ha gestito 50 nuovi casi di ragazzini.Lo speciale contiene due articoli.La vera notizia è che, in Europa, c'è almeno un ministro delle Pari opportunità e delle donne che fa davvero il suo lavoro. Non per nulla Liz Truss, membro del governo conservatore britannico, da un paio di giorni è diventata il nemico numero uno delle associazioni Lgbt a livello mondiale. Il 22 aprile scorso la signora Truss è intervenuta in collegamento video a una seduta del Comitato per le donne e le uguaglianze della Camera dei Comuni inglese, e ha annunciato che il governo intende prendere misure drastiche per evitare che i minorenni si sottopongano a trattamenti potenzialmente dannosi. In buona sostanza, la Truss ha annunciato lo stop ai cambiamenti di sesso per i minori. «Credo fermamente che gli adulti dovrebbero avere la libertà di condurre la propria vita come ritengono opportuno», ha spiegato il ministro. «Ma penso che sia molto importante che, mentre le persone stanno ancora sviluppando le proprie capacità decisionali, siano protette dal prendere quelle decisioni irreversibili». Come prevedibile, dopo le sue dichiarazioni si è scatenato l'inferno. Le principali organizzazioni arcobaleno britanniche hanno parlato di un attacco senza precedenti ai diritti e all'eguaglianza. Particolarmente feroce è stata Mermaids, associazione che sostiene i diritti dei ragazzini transgender, e il cui operato ha ispirato la serie tv Butterfly. Contro la Truss è partita pure una petizione online, e c'è da aspettarsi che la mobilitazione contro di lei si allarghi ulteriormente. Anche perché la signora non si è limitata a parlare dei minorenni che soffrono di disforia di genere. In una parte del suo discorso si è concentrata anche sui transgender adulti. Il ministro ha dichiarato che il governo garantirà anche «la protezione degli spazi per i singoli sessi». Messa così sembra una frase piuttosto sibillina, ma se si conosce il contesto inglese si capisce che si tratta di un passaggio fondamentale. Nel Regno Unito, dal 2004, è in vigore una legge chiamata Gender recognition act che consente alle persone affette da disforia di genere di cambiare sesso, previo esame da parte di un medico competente. Le associazioni trans chiedono da tempo che questo esame clinico sia eliminato, in modo che basti un'autocertificazione per cambiare genere. In pratica, vorrebbero che bastasse dichiararsi donna (o uomo) per diventarlo. L'idea - comprensibilmente - non piace non solo ai conservatori, ma pure a molte femministe di sinistra, che vedono all'orizzonte una cancellazione della femminilità. Nel 2018 il governo inglese ha lanciato una indagine pubblica per sondare gli umori della popolazione riguardo alla legge sul gender, e le sue decisioni definitive dovrebbero essere rese note entro l'estate. La Truss, tuttavia, ha anticipato quale sia l'orientamento dell'esecutivo. Proteggere gli spazi per «il singolo sesso», in questo quadro, significa fare in modo che le donne non debbano per forza condividere spogliatoi, bagni o altro con i trans. È un'istanza, dicevamo, sostenuta da tantissime militanti femministe (che per questo motivo hanno subito ripetute aggressioni da parte di attivisti Lgbt nei mesi scorsi), ed è totalmente condivisibile. Per quale motivo una donna dovrebbe spogliarsi di fronte a un transgender che si dichiara donna ma ha attributi maschili e potrebbe - come già accaduto in varie occasioni - usarle violenza? Proteggere le donne e i ragazzini è una responsabilità che ogni governo dovrebbe assumersi. Tanto più che i dati inglesi sul fenomeno del cambiamento di sesso fanno impallidire. Secondo i dati riportati dal Telegraph lo scorso anno, tra il 2009 e il 2010 nel Regno Unito ci furono solo 40 ragazzine intenzionate a cambiare sesso. Nel 2017-2018 sono diventate 1.806, con un aumento del 450%. Nello stesso periodo, i maschi (sedicenti) trans sono passati da 57 a 713. Parliamo di una crescita esponenziale che, secondo studiosi come Lisa Littman, potrebbe essere dovuta a «contagio sociale». Significa che molti minori - influenzati dal contesto, dai coetanei e dalla sempre più diffusa ideologia del gender fluid - dicono di voler cambiare sesso e cominciano a prendere farmaci che bloccano la pubertà. Medicinali di cui non si conoscono ancora del tutto gli effetti collaterali, tanto che Carl Heneghan - autorevole professore di Oxford - ha dichiarato che dare sostanze di questo tipo ai minorenni significa di fatto «fare esperimenti sui bambini».Fortuna che ora una donna coraggiosa ha deciso di combattere un'ideologia che, in nome dei diritti, rischia di fare danni mostruosi. Resta da vedere se le permetteranno di andare fino in fondo. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-governo-inglese-dice-basta-ai-bimbi-trans-2645856927.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-reazione-delle-cliniche-gender-faremo-trattamenti-piu-veloci" data-post-id="2645856927" data-published-at="1588010284" data-use-pagination="False"> La reazione delle cliniche gender: «Faremo trattamenti più veloci» Chi non sembra aver intenzione di bloccare o tanto meno rallentare l'utilizzo della triptorelina sui minorenni è il Tavistock Centre di Londra. La clinica, considerata la migliore nel Regno Unito per il trattamento della disforia di genere, fa sapere che nonostante l'annuncio del governo inglese di voler vietare gli interventi di cambio sesso per i minori di 18 anni, non sospenderà in alcun modo le terapie. Anzi. «Stiamo lavorando per snellire la procedura», spiegano dal centro nel cuore della capitale britannica, «attualmente le liste d'attesa per l'avvio del trattamento con la triptorelina sono di circa due anni per i bambini e di 6 per i ragazzi dai 15 anni in su. Impossibile continuare in questo modo». Insomma, nonostante la volontà del ministro alle Pari opportunità, Liz Truss, di porre un freno ai cambi di sesso incontrollati, il Tavistock Centre non sembra intenzionato a sottostare ai dettami del governo. Tutt'altro. La clinica, visto il business fiorente, sta pensando di rendere tutto più rapido così da smaltire i casi in arretrato prima della possibile approvazione del documento proposto da Liz Truss. Così, solo nell'ultimo mese, nonostante l'emergenza sanitaria per il Covid 19, la clinica ha gestito ben cinquanta nuovi casi di minori che non si sentono di appartenere nel corpo in cui sono nati. Di questi, il più giovane ha solo 6 anni. «Un caso molto delicato» ci spiegano, perché «il bambino ha iniziato a esprimere il suo malessere quando aveva solo tre anni ma i genitori hanno ignorato qualsiasi segnale». Un ritardo ritenuto gravissimo per un bambino che, a tre anni, preferiva le bambole e le pentole alle macchinine. E che, per questo motivo, ha richiesto un intervento drastico. Così, oltre alla somministrazione controllata delle prime dosi di triptorelina, il bambino viene seguito attentamente, tre volte a settimana, da una psicologa che non solo sta aiutando il piccolo nella sua transizione ma sta cercando di far accettare ai genitori la vera natura del loro bambino. «Stiamo lavorando per continuare il nostro lavoro anche in questo periodo in cui il distanziamento sociale è richiesto in tutto il mondo» ci spiegano «non abbiamo alcuna intenzione di fermare i trattamenti o di bloccare la transizione dei nostri pazienti. Sarebbe troppo pericoloso». Sospendere improvvisamente il trattamento con la triptorelina non solo vanificherebbe infatti gli sforzi compiuti per bloccare la produzione di ormoni e lo sviluppo, ma posizionerebbe i bambini in un limbo in cui non sarebbero identificabili come maschi o femmine. «Troppo rischioso, non solo a livello fisico, ma soprattutto psicologico» insistono. Ma è davvero così? Ricorderete il nostro viaggio all'interno della clinica, le lunghe sessioni (fino a tre ore per paziente) per valutare lo stato psicologico del paziente. Gli infiniti momenti di «gioco» volti a scoprire di più sulla sessualità del bambino. E ricorderete anche di come, più e più volte, le modalità di gestione della disforia di genere al Tavistock siano state messe in discussione da quotidiani locali ed ex dipendenti del centro al punto da arrivare a rivelare che molto spesso i medici della clinica sceglievano la via più semplice per risolvere casi complicati e spingessero i giovani a «decisioni che cambiano la vita senza valutare fino in fondo la loro storia personale». Ricorderete anche del calvario di Jessica/Jayden, la diciassettenne respinta più volte dal Tavistock a causa delle liste d'attesa interminabili e il suo suicidio. O del continuo cambio di sesso di un altro dei pazienti del Tavistock che, pur essendo appena ventenne, ha già effettuato il passaggio da maschio a femmina e viceversa per ben tre volte. Accelerare le procedure è davvero una buona idea? Il buon senso, quello che sembra muovere il ministro Truss, direbbe di no. Ma al Tavistock Centre tutto sembra puntare alla direzione opposta. Qualcuno direbbe «money always wins», ovvero «i soldi vincono sempre». Ma la clinica assicura: «Nessun business. Abbiamo a cuore solo il bene dei nostri pazienti». Chissà.