2020-10-02
Il «golpe» di Sala sul Piccolo Teatro. Allarga il cda per scavalcare la Lega
Forzando lo statuto dello storico ente, il sindaco milanese coopta due consiglieri «amici» per superare l'ostruzionismo del Carroccio sul prossimo direttore e fare un favore al governo in vista di nuovi incarichi.Volano gli stracci tra Regione Lombardia e palazzo Marino sul destino del Piccolo Teatro di Milano, tra i primi teatri stabili d'Europa, simbolo dell'autonomia artistica del capoluogo lombardo nel nome dello storico fondatore Giorgio Strehler. Ieri con una forzatura dell'articolo 10 dello statuto, un vero e proprio golpe istituzionale, il sindaco Beppe Sala ha aumentato di due unità il consiglio di amministrazione, cooptando Lorenzo Ornaghi e Mimma Guastoni, in modo tale da superare l'ostruzionismo della Lega sulla nomina del nuovo direttore Claudio Longhi: lunedì prossimo si terrà il cda decisivo. È un antipasto delle elezioni comunali del 2021. Con il sospetto che Sala, ancora una volta, abbia offerto una sponda a Roma e al centrosinistra in vista di nuovi incarichi di governo o nelle aziende partecipate. Ma a protestare non è solo la Lega, perché anche una fetta dello storico elettorato radical chic che ha sostenuto Sala nel 2016 ha iniziato a storcere il naso. La battaglia sul Piccolo Teatro è iniziata a giugno, in concomitanza con la scadenza del mandato di Sergio Escobar, direttore sin dal 1998. In piena emergenza sanitaria, Regione e Comune - in quanto azionisti di maggioranza insieme con Camera di commercio e ministero dei Beni culturali - hanno iniziato a discutere su un possibile sostituto. All'inizio Sala sembrava essersi disinteressato della cosa mentre l'assessore alla Cultura in regione Stefano Bruno Galli, ha iniziato a muoversi, cercando di trovare un nome che potesse andare bene soprattutto alla cittadinanza meneghina. Lo ha detto anche pubblicamente l'8 giugno, invitando il Comune a un chiarimento pubblico sul nuovo direttore e dicendosi preoccupato per la situazione dei lavoratori. Galli chiede trasparenza, Sala tace e non risponde. Il 9 luglio il cda sembra intenzionato a muoversi per chiamata pubblica, ma la settimana successiva Carrubba cambia idea e decide la chiamata diretta. La decisione fa balzare sulla sedia i dirigenti di Regione Lombardia. Così, in un rimpallo continuo di responsabilità e accuse, a fine luglio l'ultimo consiglio di amministrazione va a vuoto. La regione di Attilio Fontana, infatti, ha fatto mancare il numero legale. Angelo Crespi e Emanuela Carcano non si sono presentati. È la risposta alla forzatura del Comune. In lizza per il posto di Escobar c'erano Rosanna Purchia, Antonio Calbi, Filippo Fonsatti e Marco Giorgetti. La prima, si diceva, fosse sostenuta dal ministero dei Beni culturali. Ma forse non era così. Sta di fatto che l'estate non porta consiglio. Anzi, lo scontro tra Regione e Comune diventa più serrato che mai. A Roma, nel frattempo, Franceschini decide di non intervenire, lasciando ai due azionisti l'ultima decisione..A metà settembre l'assessore Bruno Galli cerca di nuovo un dialogo con palazzo Marino. Ma il sindaco non sembra avere tempo. Così settimana scorsa Sala chiama Franceschini e gli spiega le prossime mosse. Dal momento che il tempo è scaduto e che non c'è maggioranza in consiglio ci sarà la cooptazione di due nuovi consiglieri. In questo modo si avranno i 5 voti a favore: prima erano 4 su 6. Il sindaco annuncia al ministro che la scelta ricadrà su Longhi, attuale direttore artistico dell'Ert, Emilia Romagna Teatro Fondazione. A Milano la voce inizia a spargersi anche nei salotti che contano. La scelta non piace, anche se Longhi ha lavorato per 8 anni insieme con Luca Ronconi che al Piccolo arrivò nel 1999 proprio con Escobar. Più che altro Longhi aveva rifiutato questa estate, mentre ora viene di fatto ripescato. Luigi Corbani, anima migliorista del Pci di Milano insieme a Gianni Cervetti (storico amico del presidente emerito Giorgio Napolitano), scrive: «Ora, che il Piccolo vada a pregare, a supplicare una persona, per venire a dirigere questo teatro ha qualcosa in sé di inverosimile: capisco se fossimo in presenza di un Paolo Grassi redivivo, ma dalle notizie raccolte non mi pare che sia questa la situazione». Persino Anna Bandettini, giornalista di Repubblica, scrive sul suo blog un'incredibile difesa dell'assessore leghista. «Bastava che Sala si parlasse con l'assessore alla Regione», si legge sul suo blog. «Dirlo è scandaloso? È leghista? È di destra? O non è che quando a fare i “giochini" è la sinistra, sono i progressisti e il campo politico che ci piace, quando è il Comune di Milano del sindaco Sala (il cui silenzio non è stato certo neutrale) allora tutto è ammesso, anche i colpi di mano? Con la scusa che servono a salvare il Piccolo, la città, la nazione, l'Europa, il mondo....». Sala intanto ha ancora sciolto la riserva sulla sua ricandidatura nel 2021, ha smentito un suo interesse per un incarico in Telecome, ma allo stesso tempo ha avallato nomine di centrosinistra in A2a e anche in Fiera Milano. Sulla prima ha appoggiato come amministratore delegato e direttore Renato Mazzoncini, che nel 2015 fu nominato da Matteo Renzi in Ferrovie dello Stato. Sulla seconda, è notizia di ieri, ha dato il via libera alla nomina del nuovo amministratore delegato Luca Palermo. Non è un nome qualunque. È l'ex numero uno di Nexive, primo cliente della Chil Post di Tiziano Renzi, padre dell'ex presidente del Consiglio: la testimonianza di Palermo fu decisiva per far archiviare le accuse di bancarotta ai danni di babbo Renzi in un'inchiesta di Genova. «È sempre più evidente che Sala sta usando Milano come trampolino di lancio verso altri incarichi, concedendo posizioni a Roma e al governo e svendendo l'autonomia del capoluogo lombardo» dice Alessandro Morelli, deputato della Lega di Matteo Salvini.