2021-04-16
Il farmaco di Astrazeneca per l’asma può essere la nuova arma anti Covid
La ricerca pubblicata su Lancet: la medicina riduce i tempi di guarigione nei pazienti con sintomi lievi, è economica e utilizzabile in casa. Luca Richeldi, ex membro Cts: «Scoperta fantastica senza effetti collaterali».«È una nemesi», dice scherzando Luca Richeldi, presidente della società di pneumologia nel commentare la notizia-bomba che arriva dal l'Inghilterra: un farmaco che ha effetti miracolosi sul Covid, scoperto (come vedremo) quasi «per errore». Ma oltre alla scoperta c'è anche una nemesi, ovvero una «vendetta esemplare e imprevedibile di AstraZeneca contro le big pharma americane che l'hanno messa al tappeto nella grande guerra dei vaccini. La notizia non è una leggenda metropolitana, ma il frutto di un report della seriosissima rivista medica Lancet. E il nome del farmaco anti-Covid dagli effetti «miracolosi» (esito curativo positivo al 90%, nei casi trattati fino a oggi) sembra un anagramma della Settimana Enigmistica: «Budesoníde», con l'accento sulla i finale. Come una parente buona della Kriptonite che faceva soffrire Superman, Budesonìde è invece è stato fin dalla nascita il corredo di una particolare categoria di uomini «fragili». «L'errore», poi, è di quelli che sembrano fatti apposta per entrare nella narrativa mitologica della ricerca. Perché il Budesonìde non è uno dei tanti farmaci approntati e messi in campo in questi mesi di emergenza, alla ricerca di una cura farmacologica anti-coronavirus, ma esiste, e viene adoperato con successo già da anni: solo che serve (ma sarebbe meglio dire serviva) per curare tutt'altro. Ed ecco la storia, quasi esemplare di questa scoperta, che non a caso avviene nel Regno della medicina «empirica», ovvero la Gran Bretagna. I medici del Regno Unito avevano osservato una singolare anomalia nei contagi di una particolare categoria: ricevevano moltissime chiamate angosciate di tanti malati cronici di asma, terrorizzati (comprensibilmente) dall'idea di ammalarsi di Covid. Contrariamente a quanto si poteva supporre - invece - , medici britannici, avevano scoperto che di questi pazienti la percentuale dei casi riscontrati era prossima allo zero. Negli altri paesi, senza avere successo, molti avevano dedotto che chi aveva sindromi asmatiche, sviluppasse inspiegabilmente, una sorta di immunità al Coronavirus dovuta al loro male. Ed invece era vero esattamente il contrario: era la cura, il segreto, era la cura la chiave di tutto. Così, dopo un meticoloso lavoro di anamnesi, studiando caso per caso le cartelle e i referti, i medici del Regno Unito hanno avuto una intuizione rovesciata. E se invece fosse qualche farmaco assunto per via della loro malattia, a produrre un effetto immunizzante? Detto fatto: ad un secondo giro di questionari, i ricercatori avevano scoperto che tutti gli «immuni asmatici» erano accomunati dall'uso regolare e continuato di una particolare medicina: il Budesonìde, appunto. Ed è qui che parte l'idea di tentare un «trial», una ambiziosa sperimentazione clinica, che nasceva da questo assunto rovesciato: cosa può accadere trattando con il farmaco di AstraZeneca dei soggetti contagiati dal virus? I risultati del trial sono quelli pubblicati sull'ultimo numero di Lancet, pochi giorni fa, in tempo per correre e diffondersi con il tam-tam nella comunità scientifica. Ma presto la notizia supererà la cerchia dei cultori della materia e degli addetti ai lavori per produrre una sperimentazione su scala più ampia. Il trial clinico ha confermato che Budesonìde ha un effetto immunizzante anche su chi non è asmatico, soprattutto se adoperato nei primi giorni del contagio. Spiega Richeldi, che come sappiamo è stato membro del primo Cts e lavora al Gemelli di Roma: «Si tratta di una notizia fantastica e va dato atto si colleghi inglesi di avere avuto una grande intuizione». Siccome il trial riguarda proprio il suo campo di competenza (i polmoni) il presidente della società di pneumologia osserva: «Ci sono almeno tre ottimi motivi per guardare con grande speranza e attenzione ai risultati di questa ricerca sperimentale». Ecco il primo: «In termini semplificati si può dire che Budesoníde è un farmaco molto semplice: si tratta di un cortisonico inalatorio. Si assume molto facilmente per aerosol. E c'è un altro aspetto altrettanto importante». Quale, gli chiedo, e lui risponde così: «Non ci sono effetti collaterali. Una piccola boccettina di Budesonìde contiene la quantità di farmaco necessaria ad ciclo di cura completo. Infine, ha un costo molto contenuto. Parliamo di poco più di venti euro a dose». Prossima tappa? «Se questo studio confermasse i suoi risultati anche su scala più ampia» aggiunge Richeldi avremmo un'arma in più per fermare il virus prima dell'ingresso in ospedale: un farmaco economico e non invasivo per combattere la malattia nella primissima fase». Anche perché, come sa chiunque abbia fatto degli aerosol terapeutici, il farmaco (ovviamente) si può assumere a domicilio senza bisogno di nessuna assistenza. La prossima settimana ne sapremo di più: «Ho già invitato la collega britannica che ha guidato questa ricerca a fare un seminario con noi». Sarà un incontro in streaming, ovviamente, ma sarà un dibattito pubblico. Una bella soddisfazione, se AstraZeneca dovesse scoprire - dopo tante critiche sul suo vaccino - che aveva una farmaco portentoso in casa. E che non lo sapeva. Ecco un'altra storia perfetta, ed esemplare, per raccontare la pandemia più folle della storia.
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