2020-07-01
Il Dragone torna a volare in Europa. Ma scali vietati agli aerei dagli Usa
Dopo il lockdown per l'emergenza Covid, l' Ue decide di ripristinare i collegamenti con la Cina e altri 14 Paesi. L'Italia, che ha votato a favore della lista che esclude gli Stati Uniti, rischia l'incidente diplomatico con Donald Trump.Dopo settimane di tira e molla, l'Unione Europea ha deciso che da oggi riaprirà le frontiere per i cittadini di 15 Paesi che ora potranno viaggiare all'interno del Vecchio continente. La lista verrà aggiornata ogni due settimane, in base alle condizioni sanitarie dei singoli Stati. Da oggi, quindi, ogni Stato membro dell'Ue avrà la facoltà di revocare le restrizioni ai viaggi per i residenti dei seguenti Paesi terzi: Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Serbia, Corea del Sud, Thailandia, Tunisia, Uruguay e Cina, previa conferma della reciprocità. Esclusi, invece, Stati Uniti, Brasile e Russia, Turchia, Israele e India. Tra i Paesi scelti dall'Ue e pertanto ritenuti poco rischiosi ci sono anche Paesi che hanno aperto e chiuso più di una volta a causa dell'andamento altalenante dell'epidemia, come, ad esempio, il caso della Corea del Sud. Resta invece l'incognita della Cina. Il via libera in questo caso ci sarebbe infatti solo se anche Pechino riaprisse a sua volta i suoi confini e accogliesse i residenti nell'Unione Europea. Sul tema le polemiche non mancano. Il timore è infatti che la Repubblica Popolare non sia trasparente in fatto di dati sui contagi e ciò comporterebbe il rischio di dare il benvenuto a cittadini in arrivo da un Paese in cui il numero di persone infette potrebbe essere ancora molto elevato. Seguendo la logica, appare difficile che la Cina non aprirà le sue frontiere. A livello economico sarebbe un grande autogol. I residenti di Andorra, Monaco, San Marino e Vaticano sono considerati residenti nell'Ue ai fini della raccomandazione di Bruxelles sulla riapertura delle frontiere e pertanto anche questi territori avranno la facoltà di riaprire le porte ai 15 Paesi terzi. Lo stesso vale anche i Paesi associati Schengen come Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera.I criteri per determinare l'abbattimento delle restrizioni sui viaggi in vigore dal 17 marzo da e per i Paesi extra Ue riguardano in particolare la situazione epidemiologica e le misure di contenimento, comprese le distanze fisiche, nonché le considerazioni economiche e sociali.Per quanto riguarda la situazione epidemiologica, i Paesi terzi selezionati ogni due settimane dovrebbero soddisfare i seguenti criteri: numero di nuovi casi di Covid-19 negli ultimi 14 giorni e per 100.000 abitanti vicini o al di sotto della media Ue, tendenza stabile o decrescente di nuovi casi in questo periodo rispetto ai 14 giorni precedenti, risposta globale al coronavirus tenendo conto delle informazioni disponibili compresi aspetti quali test, sorveglianza, tracciabilità dei contatti, contenimento, trattamento e comunicazione, nonché l'affidabilità delle informazioni e, se necessario, il punteggio medio totale per l'International Health Regulation (Ihr). Anche le informazioni fornite dalle delegazioni dell'Ue su questi aspetti dovranno essere prese in considerazione insieme alla reciprocità, caso per caso.Il fatto, quindi, che l'Ue abbia dato il via libera alla riapertura non significa in automatico che ogni singolo Stato aprirà le porte. Al momento in cui scriviamo, l'Italia (che ha votato a favore della riapertura delle frontiere rischiando così l'incidente diplomatico con gli Usa), ad esempio, non pare affatto propensa ad aprire liberamente i confini e starebbe valutando, su suggerimento del ministro della Salute, Roberto Speranza, di mantenere una quarantena obbligatoria per tutti coloro che vogliono entrare nel nostro Paese. Sembra, inoltre, che l'Italia potrebbe non essere l'unica a seguire questo modus operandi: altri Paesi starebbero infatti valutando di mantenere la quarantena nonostante le scelte di Bruxelles. Il criterio, che però potrebbe già essere disatteso, è che dunque le Nazioni che fanno parte dell'Ue decidano di comune accordo come muoversi in una logica comunitaria, scegliendo tutti insieme se aprire al 100% o se mantenere la quarantena. Come spiega una nota dell'Ue, uno Stato membro non dovrebbe infatti decidere di revocare le restrizioni di viaggio per i Paesi terzi non elencati prima che ciò sia stato deciso in modo coordinato. Le restrizioni di viaggio, spiega ancora l'Ue, possono essere revocate o reintrodotte in tutto o in parte per un determinato Paese terzo già elencato in base ai cambiamenti di alcune condizioni e, di conseguenza, alla valutazione della situazione epidemiologica. Se la situazione in un Paese terzo elencato peggiora rapidamente, è necessario applicare un processo decisionale rapido.«Stiamo entrando in una nuova fase con l'apertura mirata delle nostre frontiere esterne a partire da domani (oggi per chi legge, ndr)», scrive su Twitter il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. «I 27 Stati membri dell'Ue hanno preso questa decisione in uno spirito di stretta collaborazione. Monitoreremo regolarmente la situazione, dobbiamo rimanere vigili e proteggere i nostri cittadini più vulnerabili. Questo è un passo avanti ma si applicano ancora le regole circa le condizioni di salute. La lotta contro il Covid-19 non è finita».
Ecco Edicola Verità, la rassegna stampa del 3 settembre con Carlo Cambi