2021-08-06
Urso: «Il Copasir non si occupa di politici né di politica ma della legge sui servizi»
Il presidente fa il punto sulla pax draghiana. «Sentire Renzi o altri esponenti? Il nostro compito è vigilare sul governo. Si possono rivedere le norme statutarie»Dal 9 giugno, data di insediamento della nuova presidenza, il Copasir si è riunito 27 volte. La mattina del 10 giugno, il comitato ha audito il sottosegretario Franco Gabrielli. Nel pomeriggio il governo ha varato il più importante decreto di riforma del comparto della cyber security. Il testo finale, rispetto alla bozza circolata prima del Cdm, ha visto introdurre il ruolo del Copasir quale organo di controllo e garanzia. Presidente Urso, l’Agenzia per la cyber security vede il comitato come perno di valutazione e interlocutore diretto. È stato così anche per la preparazione del decreto?«Mi lasci innanzi tutto formulare i migliori auguri di buon lavoro al professor Baldoni, appena nominato direttore della nuova agenzia cyber, confido che la sua esperienza possa essere preziosa. Ne abbiamo estrema urgenza. Quel giorno l’audizione tempestiva del sottosegretario Gabrielli ci consentì di aprire subito un importante dialogo su una materia così urgente. Ora tutti comprendono il perché alla luce del recentissimo caso della Regione Lazio. Dobbiamo andare oltre sulla necessità di ampliare la gamma di reati e uscire dai semplici schemi di terrorismo o frode. Si tratta anche di applicare le indicazioni della Nato e comprendere che nelle attività di Difesa siamo di fronte a una quinta dimensione». Qui Nato infila anche il tema del 5G. Con il governo Draghi lo sguardo è molto rivolto verso l’Atlantico. Prima con il Conte bis Pechino aveva diversi spazi di manovra...«Posso dire su questo che l’impegno del Copasir è di lunga data. Gli allarmi su specifici pericoli legati al Dragone sono già contenuti nei lavori condotti da Lorenzo Guerini, presidente del Comitato prima di entrare in maggioranza e diventare ministro. Ma anche il mio predecessore Raffaele Volpi ha portato avanti cicli di audizioni sul tema in totale continuità, peraltro io sono stato il vice di entrambi e ne ho condiviso le scelte».In questi due mesi il Copasir ha dovuto affrontare temi e sedute bollenti. Ad esempio, la direttiva interna con le regole di approccio tra rappresentanti delle agenzie e i politici.«Si è discusso del perimetro entro il quale i dipendenti delle agenzie possono agire con e senza autorizzazioni, con una specifica attenzione alla tutela delle prerogative parlamentari. In realtà in queste settimane abbiamo audito tre ministri del Cisr, Di Maio, Guerini e Lamorgese, oltre al ministro Colao in merito al decreto sulla cybersecurity e al cloud nazionale. Ci siamo occupati di temi come Pegasus, Libia, terrorismo islamico, immigrazione clandestina e proiezione del Paese all’estero».Le cronache si sono però concentrate sulla data del 14 giugno, quando il comitato ha sentito Marco Mancini, già caporeparto del Dis, colpevole di aver incontrato Matteo Renzi. Dai resoconti pubblici l’audizione è durata 4 ore. Che vi siete detti? Ma soprattutto il Pd in quell’occasione ha sollevato dubbi di legittimità. Perché?«I nostri lavori come sa sono sempre secretati. Tutto si è svolto secondo le norme e in linea con i precedenti, comprese le procedure nei confronti di Palazzo Chigi».Sentirete Renzi, Conte, Casalino o altri esponenti di partiti i cui nomi sono stati oggetti di indiscrezioni tra gennaio e maggio. Il riferimento è al tema Barr, all’hackeraggio dell’account dell’ex premier e alla geolocalizzazione dello staff a Bengasi?«Un discorso di base e di fondo. Il Copasir non fa politica, non si occupa della attività dei parlamentari, anzi. Il Comitato ha una funzione di garanzia e controllo dell’operato del governo nel campo della sicurezza e quindi dell’intelligence. Se si tratta di avere chiarimenti potremo e dovremo invitare a Palazzo San Macuto esponenti del governo o delle agenzie o anche altre autorità dello Stato. Solo in una occasione nella storia del Comitato è stato sentito un parlamentare, su sua esplicita richiesta». Sempre in quella data i due esponenti della Lega non hanno partecipato ai lavori. Il clima di tensione dentro il centro destra prosegue?«Il Copasir ha degli impegni da portare avanti. Ne cito due molto importanti. Entrambe toccano le competenze dei colleghi leghisti. Il precedente presidente ha deliberato una indagine conoscitiva sull’energia, individuando come relatore Paolo Arrigoni, assolutamente competente nella materia. Abbiamo deciso di aspettare il suo rientro, che tutti auspichiamo, per attivare un così importante pilastro per l’economia».L’altro tema?«Prima di giugno Raffaele Volpi ha più volte fatto cenno alla necessità di riformare la legge 124 del 2007 che istituì il Copasir e definì l’attuale assetto della intelligence. E in molti ritengono che sia necessario anche alla luce della nuova agenzia».Lei è d’accordo? Va cambiata? In fondo negli ultimi 14 anni ne sono successe di cose anche solo nel comparto dell’innovazione tecnologica.«Come dice lei il mondo è cambiato e sarebbe importante, pensi solo agli effetti della globalizzazione o alle necessità imposte dalla pandemia e della rivoluzione digitale. Per fare ciò è imprescindibile la riflessione comune nel Copasir che ha tutti gli strumenti conoscitivi su cui proprio Volpi può dare il suo decisivo contributo. L’intelligence e la sicurezza nazionale non sono un tema elettorale ma costituzionale».La legge 124 del 2007 è già stata oggetto di forzature quando il governo Conte ha cambiato i parametri per i rinnovi dei vertici delle agenzie. Durante l’inverno c’è stato un secondo tentativo proprio legato alla Fondazione della cyber security. Crede che si debba approfittare della pax Draghiana per riformare la legge?«Lei ragiona in termini di assetti di governo. Ribadisco che il Copasir si occupa di temi più ampi. Dico solo che questo è un momento di cambiamenti del nostro Paese e dell’Occidente. I cambiamenti impongono sempre nuovi strumenti. Ovviamente anche in questo caso, la riforma dovrebbe comunque essere di iniziativa parlamentare e pienamente condivisa».
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