2020-09-23
«Il contratto dei rider è legittimo. Dal ministero atto preoccupante»
Il presidente di Adapt Emmanuele Massagli interviene sul caso sollevato dalla Verità: «L'accordo sottoscritto da Ugl è perfettibile ma regolare. Chi lo contesta spesso non l'ha nemmeno letto e guarda soltanto la firma».Da giorni La Verità sta seguendo la vicenda del contratto per i rider stipulato dall'Ugl, sindacato «di destra» che si è visto non solo contestare la legittimità dell'accordo (il quale è nel merito ovviamente discutibile) ma che ha addirittura subito aggressioni e atti di vandalismo, accompagnato dall'accusa di «intelligenza col nemico». Anche il ministero del Lavoro, retto dall grillina Nunzia Catalfo, è parso assumere una posizione piuttosto anomala: ha convocato un tavolo sulla questione escludendo la stessa Ugl, attirando su di sé i sospetti di essere troppo condizionato dalla Cgil. Per fare ulteriore luce sulla vicenda, il nostro giornale ha chiesto un parere al professor Emmanuele Massagli, ricercatore della Lumsa e presidente di Adapt, l'associazione fondata da Marco Biagi.Professor Massagli, quale è il problema del recente contratto nazionale sottoscritto dall'associazione che rappresenta le piattaforme di delivery e dal sindacato Ugl? «Il principale “problema", se così si può definire, appare di natura esclusivamente politica e non giuslavoristica, né legale. La ricerca dei nodi tecnici sembra in effetti giustificata più che altro da preoccupazioni di natura ideologica. Nello schema immaginato ai tempi dal ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, che è diventato poi norma nel 2019, la regolazione contrattuale avrebbe dovuto attrarre i rider nell'ambito della subordinazione (oggi sono lavoratori autonomi). Cgil, Cisl e Uil avevano risposto a quella disposizione inserendo nel contratto nazionale della logistica la regolazione dei fattorini. Questo è però rimasto uno schema. Intanto la realtà ha seguito altre vie».Cioè? Ci spieghi meglio cosa è successo.«L'unica associazione di rappresentanza delle piattaforme, vale a dire Assodelivery, che ha tra i suoi soci le app più note di questo mercato, ha sempre giudicato impossibile l'inquadramento dei propri collaboratori come dipendenti».Perché, scusi? «Non avevano le caratteristiche tipiche della subordinazione: scelgono volontariamente se lavorare o meno; hanno accordi con più piattaforme; hanno un sistema di pagamento di natura premiante e non a quota fissa». A quel punto, che è successo?«Non trovando margini di dialogo su questo punto con i sindacati più noti, e non volendo in alcun modo entrare nell'associazionismo datoriale della logistica, Assodelivery ha intavolato e concluso una negoziazione con l'Ugl».E qui veniamo ai giorni nostri. Molti osservano che la firma dell'Ugl rende il contratto non rappresentativo se non addirittura illegittimo. È così secondo lei?«La sicumera con la quale si giudica il nuovo Ccnl come lesivo dei diritti dei lavoratori, spesso senza neanche averlo letto ma per il solo fatto che è firmato da Ugl, è francamente inaccettabile. Non solo perché l'Ugl, pur essendo sigla minore, non può certo essere tacciata di rappresentare un “sindacato giallo" per storia e dimensioni associative, ma anche perché nel nostro Paese vige il principio di libertà sindacale. Davanti alla legge non vi sono sindacati “più sindacati" di altri. Da ultimo, la stessa Ugl ha dichiarato di avere associato in questi mesi un numero rilevante di fattorini, attorno alle 1.000 unità. Se così fosse, e non ho motivo di dubitarne, la rappresentatività di questo sindacato in questo particolare settore sarebbe indubbia».Ma allora dove sono i problemi? Nel contenuto del contratto?«L'approfondimento dei contenuti è fondamentale. Il contratto non è certamente perfetto: ci sono squilibri che nel tempo potranno essere corretti. Però è indubbio che generi una situazione migliore di quella previgente, quando non c'era alcun contratto. Ai rider sono riconosciute tutele nell'ambito della salute e sicurezza, dell'infortunistica, della protezione dei dati, della non discriminazione. È inoltre contenuta una disciplina in materia di compenso minimo garantito per ora lavorata».Se non c'è nulla di illecito, perché il ministero del Lavoro è intervenuto subito dopo la firma con un comunicato particolarmente duro, che abbiamo raccontato nei giorni scorsi?«Si tratta di un fatto assolutamente anomalo. In prospettiva direi preoccupante, perché oggi accade con questo Ccnl, come possiamo escludere che in futuro non accada con contratti più blasonati? Non è chiara la natura di questo atto, che non è né una circolare né tantomeno un decreto. È una sorta di parere non richiesto o avviso preventivo, sottoscritto peraltro da un ufficio, quello legislativo, che non ha tra le sue competenze quella della verifica degli atti di autonomia collettiva». E ora che succede concretamente per i lavoratori?«Il contratto collettivo inizierà a svolgere i suoi effetti. È facile prevedere che vi saranno cause intentate dai rider contrari a questa regolazione. In tal caso, saranno i giudici a doversi esprimere sulla rappresentatività e sulla legittimità di questo accordo. Dal nostro punto di vista, il ricorso al tribunale è sempre una sconfitta per le relazioni industriali. Personalmente mi auguro che tutte le parti in causa riescano a trovare un equilibrio, anche migliorando il contratto già sottoscritto perché possa includere un numero maggiore di firmatari».
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.