2019-02-22
Il centrodestra vincerà in Sardegna Ma Salvini avvisa: il governo va avanti
Alle regionali scontata replica del voto in Abruzzo. Silvio Berlusconi al leghista: «Lunedì ti chiamo». Risposta: «Stacco il telefono».Molto latte sulle strade, 7 candidati governatori, una valanga di liste, 60 consiglieri regionali da eleggere, e soprattutto alcune rilevanti incognite politiche. Inevitabilmente domenica i fari di politica e media saranno puntati sulla Sardegna, a maggior ragione dopo una presenza fisica prolungata e reiterata sull'isola di molti leader nazionali. Ma su tutto incombe la questione del latte, che ieri ha registrato una battuta d'arresto. Il tavolo ministeriale nazionale non ha infatti trovato l'attesa quadratura del cerchio. Che la giornata non fosse favorevole, lo si era capito dall'assenza degli industriali, con una posizione di sostanziale chiusura rispetto alla richiesta (80 centesimi al litro) dei pastori sardi. Morale: nessuna soluzione definitiva e grandi dubbi sui riflessi elettorali nelle prossime 72 ore. Con la minaccia di un ultimatum alle istituzioni: senza una soluzione, i leader della protesta si dicono pronti a bloccare i seggi elettorali in tutta l'Isola. Il ministro Gian Marco Centinaio si è comunque dichiarato soddisfatto per i passi avanti registrati su altri aspetti della trattativa, annunciando un tavolo tecnico che sarà guidato dal prefetto di Sassari Giuseppe Marani, che Matteo Salvini ha contestualmente nominato commissario della filiera del latte ovino. Torniamo al voto. Come candidati governatori, sono in lizza Francesco Desogus (M5s), Vindice Lecis (Sinistra sarda), Paolo Maninchedda (Partito dei sardi), Andrea Murgia (Autodeterminatzione), Mauro Pili (Sardi liberi), e soprattutto i due contendenti maggiori, Christian Solinas (centrodestra) e Massimo Zedda (centrosinistra).La situazione più delicata è quella dei grillini. Reduci dallo schiaffo in Abruzzo, si ripresentano con una sola lista a sostegno del loro candidato, contro le 9 liste di centrosinistra e le 10 di centrodestra. Così alla difficoltà politica nazionale si sommerà una mancanza di traino territoriale, già su un terreno a loro tradizionalmente meno congeniale. In più la corsa pentastellata ha registrato due infortuni. Il primo è stato il venir meno del candidato che era stato scelto in estate con il voto online (Mario Puddu, ex sindaco di Assemini, messo fuori gioco da una tegola giudiziaria): con una nuova consultazione telematica è stato investito il bibliotecario Desogus. Il secondo guaio è più recente. A gennaio si sono tenute delle elezioni parlamentari suppletive per sostituire l'eletto grillino Andrea Mura (il velista dimessosi dopo le polemiche sulle sue assenze in Aula). Morale: sia pure in un quadro di affluenza scarsissima, il seggio è passato al centrosinistra con un consistente arretramento grillino. M5s aveva registrato uno stratosferico 42,5% alle politiche (nel collegio di Mura, il 38,4%), mentre poche settimane fa si era già materializzata una fortissima discesa (28,9%). È evidente che un ulteriore calo, un terzo posto dopo centrodestra e centrosinistra, e addirittura un'eventuale discesa sotto la soglia psicologica del 20%, spargerebbero altro sale sulle ferite pentastellate. Non semplice anche la situazione del centrosinistra, che schiera Massimo Zedda, il sindaco di Cagliari. Ma i critici osservano che si tratta di una candidatura che difficilmente riuscirà a oscurare la cattiva prova della giunta regionale uscente (guidata da Francesco Pigliaru). Finché erano pubblicabili, Zedda era secondo nei sondaggi, davanti ai grillini ma dietro al candidato di centrodestra. Si tratta di capire se ora si materializzerà (a danno del Pd) un «effetto Renzi», dopo le vicende degli ultimi giorni. Il 4 marzo scorso, alle politiche, il centrosinistra registrò un non entusiasmante 17,7% nella Regione, con il Pd malinconicamente al 14,8. Quanto al centrodestra, è in evidente vantaggio, e quella di Solinas (segretario del Partito Sardo d'Azione, che già alle politiche aveva stretto un accordo con la Lega) è considerata una vittoria annunciata. Ieri Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno tenuto un evento comune per tirare la volata finale. Ma (proprio come in Abruzzo) in realtà ciascuno corre per sé. Alle politiche il centrodestra rimediò il 31%, con «pesi» così distribuiti: Fi al 15%, Lega al 10,8%, Fdi al 4%. Oggi è immaginabile che le cose stiano in modo molto diverso: la Meloni continua la sua battaglia sul filo del 4% (pensando allo sbarramento europeo del 26 maggio), Salvini è reduce da piazze stracolme e immagini impressionanti postate sui suoi canali social, mentre il più preoccupato è forse il Cav. Berlusconi esce da una full immersion televisiva, con 8-10 giorni di presenza martellante sui media (con ascolti non sempre fortunati). L'obiettivo era chiaro: dare un segno di presenza forte alla vigilia di un test elettorale significativo. Se per caso, però, nonostante questa sovraesposizione mediatica, il risultato non fosse brillante per Fi, si tratterebbe di un segnale da non sottovalutare ad Arcore. Quanto a Salvini, un'incognita è ovviamente la vicenda del latte. Ma - pur considerando le incertezze legate a questa rilevante vertenza - è immaginabile una notevole avanzata leghista. Nella conferenza congiunta di ieri, Salvini ha gelato chi nel centrodestra si prepara a rivolgergli nuovi appelli politici nazionali: «A livello nazionale non cambia niente: sarà una bella notizia per i sardi, ma il governo va avanti fino in fondo», ha detto. Berlusconi ha replicato sorridendo: «Se vinciamo in Sardegna mi limito a dire che lunedì chiamerò Salvini...». A quel punto alla gag telefonica si è aggiunta la Meloni, immaginando che ci saranno tante telefonate a Salvini. Che ha concluso: «Lunedì stacco il telefono...». Gran sorriso ma messaggio chiaro.
Il laboratorio della storica Moleria Locchi. Nel riquadro, Niccolò Ricci, ceo di Stefano Ricci
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Robert F.Kennedy Jr. durante l'udienza del 4 settembre al Senato degli Stati Uniti (Ansa)