Quattro miliardi e 700 milioni: sono gli euro che nei prossimi due anni serviranno per finanziare il cashback voluto dal governo. Un conto salato che tutti gli italiani saranno chiamati a pagare per incentivare l'utilizzo della moneta elettronica, concorrendo così alla riduzione dei pagamenti in nero effettuati con il contante. Questo, almeno, nel libro dei sogni di Palazzo Chigi. Perché nella pratica il provvedimento è destinato a favorire soprattutto coloro che possiedono una elevata capacità di spesa. La denuncia è arrivata ieri dalla Cgia di Mestre secondo cui la misura, che sarà operativa anche nel 2021 e nel 2022, andrà a vantaggio di «persone che, secondo le statistiche, vivono nelle grandi aree urbane del Nord, dispongono di una condizione professionale e un livello di istruzione medio alto. Insomma», commenta il coordinatore dell'ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo, «a vantaggio dei ricchi, ma pagata con i soldi di tutti. Un modo veramente molto singolare di combattere l'evasione fiscale».
Per dimostrare questa tesi l'ufficio studi della Cgia si è avvalso dei dati messi a disposizione dall'Istat per il 2019. Le differenze emerse a livello territoriale sono evidenti: se a Nordovest la spesa media è stata di 2.810 euro al mese, nel Sud si è fermata a 2.067 euro (un gap di 743 euro, pari a una variazione del 26%). Nello specifico, se si compara la regione che ha speso di più con quella che ha speso di meno, risulta che nella provincia autonoma di Bolzano la spesa media è stata di 3.517 euro, in Puglia di soli 1.996.
Anche analizzando la predisposizione agli acquisti per titolo di studio, aggiungono dalla Cgia, emergono grosse differenze tra i soggetti con livelli di istruzione alti e gli altri. Un capofamiglia laureato, l'anno scorso, ha speso mediamente per gli acquisti mensili 3.587 euro, un diplomato 2.835, una persona con la licenza media 2.349 e con la sola licenza elementare 1.678 euro. E altrettanto evidente è il divario di spesa per i consumi presente in Italia anche in base alla condizione professionale della persona di riferimento. Se, infatti, il capofamiglia è un imprenditore o un libero professionista, la spesa media è pari a 3.918 euro, scende a 2.354 euro se è un pensionato e addirittura a 2.321 euro se è un operaio.
Altrettanto significativo, infine, il differenziale di spesa esistente tra le famiglie in base alla dimensione del Comune di residenza. Mentre nei grandi centri metropolitani si spendono mediamente 2.909 euro al mese, nelle periferie delle grandi città e nei Comuni con più di 50.000 abitanti si scende a 2.581 euro e nei piccoli paesi fino a 50.000 abitanti, infine, la spesa cala a 2.443 euro. In sostanza, i nuclei con capi famiglia più istruiti, con professioni di alto livello, che risiedono nelle grandi aree metropolitane, principalmente del Nord, delineano l'identikit di quanti saranno maggiormente premiati dal cashback. Non solo. Alla Cgia hanno anche l'impressione che già oggi queste persone paghino frequentemente con carte di credito o bancomat. La morale? Spenderemo un sacco di euro e ricompenseremo soprattutto i più abbienti, riducendo solo in minima parte i pagamenti in nero.
Contro il cashback di Stato si schiera anche il gruppo di Forza Italia della Camera che ha presentato un'interrogazione all'esecutivo per chiedere di bloccare «immediatamente» il programma, «in attesa della definizione delle informative supplementari per la tutela della privacy», perché la app Io si avvale di fornitori terzi che risiedono in Paesi extra Ue (Usa).
Nel frattempo, Rocco Casalino e lo staff di comunicazione del premier Giuseppe Conte sono diventati i «pr» del cashback. La chat che filtra a giornali e agenzie di stampa la linea di Palazzo Chigi negli ultimi giorni è praticamente dedicata solo agli aggiornamenti continui sugli iscritti al programma attraverso Io, con messaggi sull'«enorme volume di traffico», su come si stanno risolvendo i «disagi» e i disservizi, su quante carte di credito sono state registrate e su quante transazioni sono state contabilizzate. Anche ieri le «fonti di Palazzo Chigi» hanno divulgato che «le transazioni già contabilizzate e acquisite dal sistema superano un totale di 1,4 milioni e il potenziale rimborso accumulato dai cittadini per l'extra cashback di Natale è pari a oltre 5,6 milioni di euro», che «si attesta attorno a 1,1 milioni il totale degli strumenti di pagamento registrati attraverso gli altri sistemi messi a disposizione dagli operatori del settore che partecipano al programma».
Non solo. Nella chat viene aggiunto che «il cashback relativo al periodo sperimentale di dicembre viene pagato nel 2021, così come il primo semestre del 2021. Per entrambi questi periodi lo stanziamento complessivo è di 1.750 milioni» e quindi «per l'extra cashback di Natale ci sono tutte le risorse necessarie». Un successone, insomma. Parola di Casalino.