2022-05-17
Il caro energia si abbatte sulle tlc e si divora un altro 6% dei profitti
Stangata in bolletta per le 53 imprese delle telecomunicazioni di classe energivora.Costi in costante aumento e una concorrenza spietata che si combatte a colpi di ribassi: sono i due spauracchi per il mondo delle tlc, cui ora si unisce anche la crisi tra Russia e Ucraina. Secondo i dati stimati forniti alla Verità da Assotelecomunicazioni, presieduta da Massimo Sarmi, i costi dell’energia alle stelle dovuti alla crisi nell’Europa dell’Est stanno erodendo di un ulteriore 6% la marginalità del settore. D’altronde, le 53 telco che operano sul territorio italiano, che fanno lavorare 120.000 persone, sono ritenute società molto energivore e l’aumento dei costi dell’energia rappresenta l’ennesimo ostacolo per un mondo da tempo in difficoltà. Come fanno sapere dall’associazione, del resto, in 10 anni il settore ha perso quasi un terzo del suo valore, con una riduzione dei ricavi: a fine 2021 è stato registrato un giro d’affari di 28 miliardi di euro. Ora la guerra sta dando una ulteriore mazzata al settore. «Le attività della filiera telco non sono classificate come energivore e, al momento, non sono destinatarie di ristori ad hoc, nonostante ingentissimi volumi di consumo», fanno sapere dall’associazione. «I rincari che hanno caratterizzato il costo dell’energia negli ultimi mesi, in una tendenza che dovrebbe proseguire anche nel prossimo futuro, hanno un peso rilevante sui costi di esercizio a carico degli operatori e le dinamiche di settore rendono pressoché impossibile recuperare dagli utenti finali tali maggiori oneri. A fronte di tale situazione, al netto di alcune misure, apprezzabili, introdotte orizzontalmente (come, per esempio, l’azzeramento degli oneri), il settore delle telecomunicazioni non è oggetto di alcuna misura di mitigazione del costo dell’energia, come avviene invece per altri segmenti industriali», continuano da Assotelecomunicazioni. «Visti anche gli investimenti e gli sforzi che gli operatori stanno introducendo per garantire l’infrastrutturazione e la digitalizzazione del Paese, sarebbe opportuno individuare misure specifiche, dedicate ed adatte al settore, che consentano di alleviare tale voce di costo».Fatto sta che per mantenere operative le infrastrutture serve moltissima elettricità, soprattutto per permettere ai servizi di cloud computing o i data center, tra i più energivori del settore, di continuare a operare. Secondo alcune stime, il solo consumo di elettricità da parte dei data center, ad esempio, è considerato da alcuni aggirarsi intorno ai 200 terawattora fino a un massimo di circa 500. Per intenderci, significa che queste infrastrutture consumano circa l’1% dell’energia elettrica globale. Per questo, oltre alla preoccupazione di usare energia elettrica da fonti rinnovabili, le società hanno bisogno di mantenere bassi i costi legati all’energia perché questi possono incidere molto sui guadagni.Il problema principale è che le necessità di questo tipo di infrastrutture tecnologiche sono in continua ascesa e, nonostante gli investimenti per rendere i server sempre meno energivori, la richiesta dei loro servizi continua ad aumentare. In poche parole, insomma, l’aumento continuo della richiesta neutralizza, sulla bilancia energivora, il risparmio derivante dall’efficientamento delle macchine. E così è dal 2010 che il consumo medio non è mai calato in maniera importante. Si capisce, dunque, dati questi presupposti, quanto il conflitto in Ucraina e il conseguente aumento dell’energia siano un fattore determinante per l’industria italiana delle tlc. Ad oggi, il valore per un megawattora è di poco inferiore ai 100 euro, ma se i prezzi dovessero tornare a salire sarebbe una vera catastrofe per gli operatori. Ancora una volta, dunque, le sanzioni verso Mosca stanno avendo un impatto negativo su un settore da svariati miliardi di euro per l’Italia. È impossibile calcolare con certezza a quanto equivalga, in euro, la riduzione della marginalità dovuta al conflitto. Quello che è certo, però, è che si parla di una cifra molto importante, nell’ordine di centinaia di milioni di euro.
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