2021-07-22
Il calendario fitto intasa il Parlamento. E l’imbuto favorisce i re delle imboscate
Dal Sostegni bis al Recovery, passando per la cyber. Troppi testi in scadenza, il Pd teme altri sgambetti dai renziani.Oggi si vota il decreto Sostegni bis. La conferenza dei capigruppo ha deciso di saltare pure la discussione generale e di andare direttamente all'esito della fiducia posta ieri dal governo. L'esito è scontato così come lo è anche il ricorso alla fiducia. Ieri la commissione Bilancio di Palazzo Madama, che ha esaminato il testo in sede referente, non ha fatto in tempo nemmeno a votare i pochi emendamenti presentati. Sono stati infatti tutti ritirati. Nel giro di 24 ore è stato emesso il provvedimento, è approdato in Aula, dove nel pomeriggio il governo ha posto la seconda questione di fiducia sul medesimo testo. In quinta commissione tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, hanno preso parola per lamentare il vulnus costituzionale che si sta venendo a creare da diverso tempo e che ha visto gli ultimi provvedimenti «omnibus» varati dal governo affrontare di fatto un solo passaggio parlamentare, con un secondo di sola ratifica. Fratelli d'Italia ha scritto una lettera di protesta al presidente della Camera, Roberto Fico, il quale ieri è intervenuto per dire la sua sull'abuso del voto di fiducia. «Preferisco sempre l'iter normale, senza fiducia e con una discussione approfondita. Ora mi interessa che ci sia una discussione approfondita sulla riforma penale in commissione, spero le forze politiche lavorino nel modo migliore e auspico un accordo politico in commissione», ha detto Fico. La frase pronunciata durante la cerimonia del Ventaglio si riferisce esclusivamente alla riforma della giustizia. Ma il tema è più ampio perché l'episodio della fiducia odierna non è un caso isolato. Non tanto perché siamo già alla quarta fiducia posta e ieri è saltato anche l'approdo alla Camera della riforma del processo penale con data da destinarsi. Ma l'allarme è esteso, perché il Parlamento è diventato un imbuto estivo. La corsa imposta al Sostegni bis deriva dal fatto che il testo va convertito in legge entro il 24 luglio. Il decreto semplificazioni e Pnrr deve diventare legge entro il 30 luglio. Il testo denominato reclutamento Pa scade l'8 agosto e il decreto sulla cyber security va convertito necessariamente entro il 13 agosto. Data improrogabile anche perché fa partire il conto alla rovescia (45 giorni) per nominare il capo della nuova agenzia cyber. Tutti impegni presi dal governo e infilati per giunta nel Recovery plan nostrano. I tempi sono doppiamente stretti perché l'effetto imbuto vale anche per il Dagl, il dipartimento legale di Palazzo Chigi, impegnato da mattina a sera in pareri sulle altre leggi. Si marcia a tappe forzate per la riforma della giustizia, ovviamente come tutti sanno si litiga sul ddl Zan, ma all'orizzonte si profila anche la riforma del fisco e la necessità di approvare anche la legge di delegazione europea e soprattutto una cosa a cui Mario Draghi tiene molto. Durante il recente incontro con Thierry Breton, il premier ha preso l'impegno formale di emanare entro fine mese la legge sulla concorrenza. Il progetto è fermo dal 2017. L'idea è quello di farlo appunto arrivare in Aula ad agosto e avviare l'iter di approvazione nel prossimo semestre. Sembrano tanti sei mesi, ma non è così. L'imbuto è l'habitat ideale per chi sa ben gestire gli agguati d'Aula. Il fatto che i lavori siano così compressi crea un ricasco sulle attività delle commissioni e nonostante le leggi non abbiano scadenze di conversione come i decreti, esse possono comunque diventare ostaggio di singoli partiti o clava per altri. Abbiamo avuto la conferma delle abilità di Matteo Renzi nel gestire la calendarizzazione del ddl Zan. Enrico Letta c'è caduto con tutti e due i piedi. Più spingeva il piede sull'acceleratore più è diventato difficile infilare il tema nell'ordine del giorno delle relative commissioni. Con la scusa dei quattro decreti da convertire e gli impegni presi con l'Ue è ancor più facile bloccare le attività dei lavori in commissione. Far scivolare a settembre il ddl Zan è molto semplice e una volta fuori dai riflettori sarà una passeggiata modificarlo. Anche se in questo gioco delle imboscate ciò che più conta non sono i contenuti ma la possibilità di dettare la linea dell'agenda politica. Se per Letta è così importante il ddl Zan si può diluirlo nel tempo, guarda caso fino alle prossime elezioni, quando il segretario del Pd correrà a Siena per un posto in Aula. È chiaro che l'obiettivo di Italia viva è la doppia debacle. Certo, lo stesso schema potrà essere applicato anche per altri tavoli. La legge sulla concorrenza è un diretto impegno del governo e se qualche partito volesse alzare la posta potrà intervenire sulle relative calendarizazzioni. Spostare di mese in mese potrebbe mettere in imbarazzo Draghi. Difficile che Renzi giochi contro Palazzo Chigi, ma se fosse necessario per mettere in ulteriore difficoltà Letta oppure Giuseppe Conte sarebbe una freccia in più nella faretra. In fondo, l'aver messo nero su bianco le scadenze dei lavori del Parlamento nel Pnrr comprime anche i tempi del redde rationem dentro la maggioranza stessa. Chi manovra per meno Pd e meno 5 stelle può conoscere in anticipo le mosse da assestare.