2020-02-18
Il brigatista Etro sputa sui morti in diretta tv
Massimo Giletti e Raimondo Etro (Youtube)
Il terrorista che partecipò al sequestro di Aldo Moro e che percepisce il reddito di cittadinanza, vaneggia a «Non è l'Arena»: «Meglio avere le mani sporche di sangue che di acqua, come Ponzio Pilato. Io ci ho provato». Il conduttore Massmo Giletti lo caccia.«Preferisco le mani sporche di sangue che di acqua come Ponzio Pilato, come gente che nella vita non c'ha mai provato». Una frase che Raimondo Etro, l'ex terrorista condannato a 20 anni e sei mesi di carcere per il concorso nel rapimento del presidente della Dc Aldo Moro, sfociato poi nella strage di via Fani, e nell'omicidio del giudice Riccardo Palma, tornato alla ribalta dei media perché dal 2019 percepisce il reddito di cittadinanza, ha definito una «battuta» durante Non è l'Arena. Nella trasmissione condotta da Massimo Giletti, in onda domenica sera su La7, Etro era ospite insieme a Rachele Mussolini, Luca Telese e Daniela Santanchè. L'ex Br ha definito anche la frase un «riferimento letterario», una provocazione «culturale», accusando poi il giornalista Telese, fuori di sé per il vilipendio dei morti, di non sapere che quella frase era tratta da un romanzo di Graham Greene, con un riferimento alla vicenda di Ponzio Pilato. Le mani sporche di sangue, nel vocabolario di Etro, rappresentavano la decisione di dedicarsi alla lotta armata, piuttosto che restare inermi, ma tutti hanno pensato immediatamente ai morti provocati dai brigatisti rossi. Inevitabile l'indignazione, oltre che di Telese, anche della Mussolini e dell'onorevole Santanchè. «È inaccettabile, o chiede scusa oppure ce ne andiamo», ha detto infatti la parlamentare di Fratelli d'Italia collegata in video. «Lo faccia», ha risposto ironicamente Etro, che ha anche aggiunto: «Scusa il cazzo». Giletti, a quel punto, lo ha invitato ad abbandonare lo studio, ricordando le parole pronunciate poco prima: «Mi dispiace ma questa frase è inaccettabile, quella è la porta». Ma l'ex Br ha proseguito ieri la sua polemica sfrontata su Facebook: «Giletti, non c'è tre senza quattro; se mi inviti di nuovo vorrei parlarne con Daniela Santanchè per confrontarmi. A proposito, attendo il bonifico per le spettanze per la sceneggiata di ieri sera». Poi in un altro post ha aggiunto: «Certo che so' strani sti giornalisti. Prima ti invitano per fare audience, poi ti cacciano via per farne ancora di più in cambio del portafogli pieno e degli applausi dei deficienti a pagamento». Intervistato alla radio dalla Zanzara, ha attaccato ancora il conduttore: «Prima di andare in onda mi ha detto di andarci giù pesante. Non mi scuso per quello che ho detto e piuttosto che essere Santanchè preferisco essere brigatista».La leader di Fdi, Giorgia Meloni, rilanciando il video su Twitter ha commentato: «Ignobili parole pronunciate dall'ex terrorista Etro (già percettore di reddito di cittadinanza) a Non è l'Arena. Spettacolo indecente». L'indignazione durante la trasmissione, infatti, era già alta proprio perché Etro, 63 anni, organizzatore del sequestro Moro, incassa dallo scorso aprile il reddito di cittadinanza massimo: 780 euro. E come lui altri due ex terroristi ricevono benefici dallo Stato: 623 euro li prende Federica Saraceni, ai domiciliari per la condanna a 21 anni e sei mesi per associazione con finalità di terrorismo e per l'omicidio del giuslavorista Massimo D'Antona; 500 euro, dallo scorso agosto, vanno a Massimiliano Gaeta, ex operaio metalmeccanico e informatico, arrestato nel 2007, su richiesta della Procura di Milano, nell'operazione Tramonto, come esponente del cosiddetto Partito comunista politico militare, considerato, dalla pm Ilda Boccassini, un'organizzazione terroristica, l'ala movimentista delle nuove Br. Il romano Etro, ex terrorista ma anche ex agente pubblicitario, fotografo, commerciante di riviste e film hardcore, la scorsa primavera aveva detto: «Se ci saranno proteste e il reddito di cittadinanza mi verrà ritirato, pazienza, non mi opporrò. Ho sempre considerato le pene che abbiamo avuto, io e tutti gli altri Br, fin troppo miti. Io il 6 marzo scorso ho fatto domanda alle Poste perché sto affogando, sono un vero povero… Il reddito per me è una boccata d'ossigeno». L'»ossigeno» statale non fa schifo ai rivoluzionari ma ha provocato lo sdegno dei familiari delle vittime delle Brigate rosse e degli italiani onesti e lavoratori e così, come si è alzato il polverone, l'ex della formazione combattente fondata da Renato Curcio, che oggi si definisce antifascista, anticomunista e anticlericale, ha cambiato idea e sui social e nelle interviste alla radio e in tv è diventato irascibile, sboccato e senza alcun rispetto per i parenti delle vittime: «Non capisco quale sia il problema, l'ho già detto a suo tempo: per me possono incazzarsi quanto vogliono, se uno ha diritto ha diritto». E quando hanno provato a suggerirgli che forse, uno che faceva la lotta armata avrebbe dovuto rinunciare al reddito di cittadinanza perché significa vivere sulle spalle degli italiani, ha risposto con l'insolenza che lo caratterizza: «Perché dovrei rinunciare? Non mi sento affatto a disagio a prenderlo». Senza evitare di minacciare: «Vi dico questa cosa: rinuncio al reddito di cittadinanza e mi metto a fare le rapine, così siete più contenti». Estremista come sempre, senza ideologia di sinistra e senza vergogna.