2019-07-09
Il bikini ha cambiato la vita delle donne ma oggi è diventato un caso politico
Marilyn Monroe e Brigitte Bardot ne fecero il simbolo dell'emancipazione. Ora le musulmane lo contestano nuotando coperte dal burkini.Dal due pezzi di Réard che doveva stare in una scatola di fiammiferi al burkini che sta diventando una questione politica, passando dalla vita di Marilyn Monroe che fasciava le sue curve, dal reggipetto di Ursula Andress e dai topless di Brigitte Bardot.Anche quest'anno in spiaggia la moda vuole più stoffa che pelle. I bikini hanno la vita alta, i costumi interi addirittura il colletto come nel caso del Pauline di Amaiò. In voga anche il trikini che altro non è che un costume intero che lascia scoperte qua e la parti del decolté, della pancia o dei fianchi. A prediligerlo le fashion victim che lo apprezzano soprattutto come capo per un aperitivo in riva al mare o a bordo piscina. Ma il costume quest'anno sta diventando anche una questione politica. In Francia alcune militanti musulmane si sono presentate in una piscina pubblica di Grenoble in burkini, il costume che copre tutto il corpo ad eccezione del viso, vietato in molte città per motivi di ordine pubblico: «Vogliamo disobbedire per rivendicare il diritto di fare il bagno coperte». Di contro molte francesi hanno deciso di spogliarsi in difesa della laicità, dei valori della République e dei diritti delle donne e hanno lanciato la campagna «Tutti nudi contro l'islamismo radicale». Pudore e religione, secondo molti analisti, avrebbero poco a che vedere con la «battaglia del burkini»: le donne sarebbero usate dagli islamisti come cavallo di Troia per halalizzare la Francia. Cioè il Paese che negli anni Quaranta inventò il bikini, scandalizzando i benpensanti di mezzo mondo.Il primo bikini della storia fu lanciato a Parigi il 5 luglio 1946. A indossarlo, nella piscina parigina di Deligny, fu la spogliarellista Micheline Bernardini. L'unica donna che accettò di sfoggiare la creazione di Louis Réard, un ingegnere meccanico che nel tempo libero si dilettava a disegnare biancheria intima per il negozio della mamma. Réard decise di dare al suo capo esplosivo, così piccolo che doveva stare in una scatola di fiammiferi, il nome dell'atollo dell'Oceano Pacifico che vide i primi esperimenti nucleari. La Bernardini ricevette 50.000 lettere dai fan (gli odierni like), il Vaticano bollò il bikini come «peccaminoso». Italia, Spagna e Portogallo lo misero subito al bando. Qualche anno dopo fu importato in America, dove si poteva indossare a patto che il pezzo di sotto coprisse l'ombelico.Il burkini è nato agli inizi del 2000 a Bankstown, un sobborgo di Sydney. A idearlo ci ha pensato la stilista di origine libanese Aheda Zanetti. È lei che ha depositato il marchio con i nomi di burqini e burkini. «Ho voluto fare in modo che fosse in linea con lo stile di vita australiano. Oggi i mariti vengono a comprare costumi da bagno per la moglie e le figlie, in modo che tutta la famiglia possa andare in spiaggia». Nel 2006 il burkini veniva venduto a 65 sterline australiane. Adesso, online, si trovano modelli a partire da 20 euro.Anche se l'invenzione ufficiale del bikini risale al 1946, le sue origini in realtà sono molto più antiche. Un mosaico del IV secolo dopo Cristo conservato nella Villa Romana del Casale ad Enna mostra due giovani atlete che si esibiscono in un succinto due pezzi: coprivano il seno con la fascia mammillare, e la parte inferiore con uno sgambato subligar.Agli inizi dell'Ottocento il problema del costume non esisteva. Non era bene che le donne facessero il bagno in mare. Per rinfrescarsi potevano giusto bagnarsi i piedi. Nel 1824, a dare scandalo, fu Maria Carolina di Berry: benché vestita da capo a piedi (indossava un completo di lana con cappello, guanti e scarpe di vernice) la principessa delle Due Sicilie si tuffò fra le onde. Solo mezzo secolo dopo le donne avrebbero avuto il permesso di fare il bagno. All'epoca la moda imponeva abiti coprenti, con cappelli, calze e stivaletti, anche per evitare l'abbronzatura. La pelle imbrunita era tipica delle popolane e non si confaceva a una signora.A far conoscere agli italiani il bikini fu Lucia Bosè, che nel 1947 lo indossò per passerella di Miss Italia in cui trionfò. Ma il bikini deve la sua fortuna alle dive del cinema: da Marilyn Monroe che lo preferiva con la vita alta, per fasciare alla perfezione le sue curve e mettere in mostra il suo vitino da vespa a Rita Hayworth che per prima fece cadere il tabù ombelicale fino a Brigitte Bardot che accettò di indossarlo in versione ancor più succinta nel film E Dio creò la donna di Roger Vadim, consacrandolo capo dell'emancipazione femminile.«C'erano i vigili in spiaggia a misurare i centimetri di stoffa e le donne a fare il bagno con la sottana. La catenina al piede, il trucco, il bikini: da noi erano i simboli delle poco-di-buono, li mettevano le americane. Poi le foto delle star ruppero il muro della censura: Brigitte Bardot sull'Appia antica fotografata da Marcello Geppetti, in piscina. Ci fece impazzire. Ursula Andress, ovviamente. Ma anche Daniela Bianchi, Elsa Martinelli, Valeria Ciangottini. Con eleganza abituarono le italiane a esporsi. E le foto in bikini cambiarono la mentalità del Paese. Ma per farle ti toccavano cinque o sei ore sotto il sole, ti bruciavano le spalle. La mia foto in bikini più bella? Marisa Solinas, la «Venere tascabile», in terrazza in bikini con la sorella. Quegli scatti m'hanno fatto guadagnare parecchio» (Rino Barillari a Stefania Vitulli, su Panorama).Tra le altre grandi attrici che si ricordano in bikini Jayne Mansfield fotografata per Life Magazine e la splendida Ursula Andress. Era il 1963 quando in Agente 007 - Licenza di uccidere usciva dalle acque fasciata in un due pezzi bianco con un coltello al fianco, in quella che ancora oggi viene considerata la migliore scena da spiaggia del cinema: «Mi serviva un costume, non mi piacevano quelli con i fiori della giungla che usano in Giamaica. Una mia amica aveva una boutique, mi diede il pezzo di sotto, sopra misi un mio reggiseno a fascia con le bretelle. Strana combinazione ma funzionò. Prima non ero nessuno, poi sono diventata una stella». Nel 2001 il suo bikini messo all'asta da Christie's fu battuto per poco meno di 60.000 euro.Per celebrare i suoi dieci anni di attività la catena low cost inglese Missguided ha messo in offerta i suoi bikini a una sterlina per «incoraggiare le donne a mostrarsi e sentirsi bene con il proprio corpo, senza spendere troppo». Il prezzo irrisorio del costume, però, ha suscitato l'ira degli ambientalisti che si sono scagliati contro l'azienda sostenendo che utilizzasse materiali di scarsa qualità facendoli realizzare a poveri sfruttati del terzo mondo.Il bikini più caro al mondo costa 30 milioni di dollari. È stato progettato da Susan Rosen, in occasione di Sports Illustrated Swimsuit Issue 2012. È fatto di diamanti dal valore complessivo di 150 carati montati su un'esile struttura in platino che lascia poco spazio all'immaginazione. Più coprente il Red Hot Fantasy in raso rosso, con oltre 1.300 pietre preziose, indossato da Gisele Bündchen (15 milioni).Il primo costume senza reggiseno fu il monokini di Rudi Gernreich. Ad indossarlo alla presentazione della sua collezione, la modella Peggy Moffitt nel 1964. In Francia a sdoganare il topless ci pensò di nuovo la Bardot facendosi immortalare a seno nudo all'Hotel Byblos di Saint Tropez nell'estate del 1967. Come BB anche Jane Fonda si lasciò fotografare in soli slip a bordo piscina. Poi ci furono Jacqueline Onassis, Sarah Ferguson e Lady D (più di recente anche Kate Middleton). Ormai il seno al vento non veniva più considerato un'indecenza bensì un simbolo di libertà che tutta via era illegale. Nel 1986 gli agenti arrestarono sette ragazze di Rochester che si presentarono in topless in un parco. Nel 1992, però, la Suprema Corte di New York diede ragione alle giovani e rese legale il topless nello Stato di New York. Dopo tanto nudo, a invertire la tendenza, negli anni Novanta, ci ha pensato la tv. Con le bagnine di Baywatch è tornata infatti la moda del costume intero. Scollato sulla schiena, sgambato fin sopra l'anca e super aderente. Scriveva Irene Brin nel suo dizionario: «Mentre l'atollo su cui cadde la prima bomba atomica viene già dimenticato, il costume da bagno minuscolo che ne trasse il nome sta giustamente passando di moda. L'uso imprudente della propria nudità può equivalere, per una ragazza in cerca di marito, ai disastri prodotti dalla bomba. In città la credevamo snella, non scheletrica e la scopriremo, alla spiaggia, simile ad un piccolo, sofferente, invendibile abbacchio. E sua sorella, che giudicavamo florida, si rivelerà straripante e sproporzionata, una giovenca senza Giove. Questi paragoni con le vetrine dei macellai e con i mattatoi pubblici dovrebbero intimorire le maliziose, e indurle a coprirsi».
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)