2023-12-12
L’eterno ritorno di Ibra al Milan. Ma stavolta dietro a una scrivania
Zlatan Ibrahimovic (Ansa)
Gerry Cardinale ha scelto Zlatan come suo braccio destro: farà da raccordo tra società e squadra. Eppure restano dubbi sulle sue qualità da dirigente. E c’è chi sospetta che la nomina equivalga a un commissariamento di Stefano Pioli.«L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa», profetizzava Friedrich Nietzsche ne La gaia scienza, gettando le basi per la teoria dell’Eterno ritorno. Ecco, Zlatan Ibrahimovic deve averla presa alla lettera. Anzi: se il suo Milan, anziché una società di calcio, fosse una città, somiglierebbe a Gotham City quando le sue autorità decidono di illuminare il cielo con il segnale convenuto per chiedere l’intervento di Batman, un superuomo coi fiocchi, anche se lo svedese preferirebbe definirsi uomo della Provvidenza, per l’abitudine social a scherzare con i santi e soverchiare i fanti. Fatto sta che Zlatan Ibrahimovic torna per la terza volta a Milanello, stavolta non come giocatore, ma come «senior advisor». Redbird detiene la proprietà dei rossoneri e ha ufficializzato ieri l’intesa col campione quarantaduenne: «Ricoprirà il ruolo di senior advisor della proprietà, lavorerà in stretto coordinamento con l’area manageriale e avrà un ruolo attivo nelle operazioni sportive e commerciali, occupandosi tra l’altro di sviluppo dei giocatori e formazione per alte prestazioni e progetti speciali come il nuovo stadio». In soldoni: sarà il braccio destro di Gerry Cardinale e, in un certo modo, l’uomo di raccordo tra Stefano Pioli, i giocatori e i vertici. Per capirci meglio: se a qualcuno nello spogliatoio tremassero le gambe, potrebbe essere autorizzato a infondergli coraggio a modo suo. A dirla tutta, Zlatan non approda al Milan per la terza volta, ma per la terza volta e mezzo. La prima fu quando Adriano Galliani lo chiamò per comandare i ranghi dell’attacco nel 2010, affiancandogli nella campagna acquisti il brasiliano Robinho e Antonio Cassano, e conquistando lo scudetto, il primo per l’allenatore Massimiliano Allegri. Il secondo ritorno fu il 27 dicembre 2019, pochi giorni dopo la clamorosa débâcle milanista contro l’Atalanta per 5-0. A quel tempo, Zvonimir Boban e Paolo Maldini, con il beneplacito del fondo Elliott, prelevarono il bomber dai Los Angeles Galaxy e garantirono il risanamento psicologico e fisico della banda Pioli che condurrà allo scudetto del 2022: 64 presenze, 34 gol nella sua seconda vita rossonera. Poi c’è stato il 18 settembre scorso, alla vigilia di Milan-Newcastle, dopo il 5-1 patito nel derby contro l’Inter: Ibra si presenta a Milanello, parla a lungo con l’ad Giorgio Furlani e getta le basi per l’accordo di ieri, stabilito già in un incontro del 6 novembre all’hotel Poirtrat di corso Venezia a Milano col patron Cardinale. Da capire le cifre: si parla di qualche milione di euro l’anno. C’è già chi sui social parla di commissariamento di Stefano Pioli, e di certo l’intesa tra l’ingombrante figura del fenomeno e l’allenatore emiliano sarà uno degli snodi su cui si decideranno le sorti del Diavolo. Ma ci sono altre incognite. Un conto è tornare all’ovile da giocatore, maschio alpha riconosciuto nello spogliatoio e potenziale deus ex machina in campo. Un altro è farlo da dirigente, ruolo in cui si cammina sulle uova, dove ogni dichiarazione deve essere ponderata per una causa comune e non per alimentare l’aura di invincibilità di un unico personaggio, gestendo i rapporti con gli sponsor, con i manager e con le istituzioni calcistiche, mantenendo salda la saggezza di Odisseo e depotenziando l’impeto di Achille. Insomma, tutte cose che Ibra, uomo intelligente e pragmatico, può imparare a fare, ma che fino a oggi non ha mai fatto.La situazione a Milanello non è idilliaca: fatti fuori Maldini e Frederic Massara, si è preferito procedere senza rimpiazzi, delegando la gestione del mercato a Furlani e Geoffrey Moncada, con esiti altalenanti. Un centrocampo solido e tecnico, un attacco esile e con pochi ricambi, un jolly vincente come Christian Pulisic, una difesa in emergenza. Sono gli infortuni muscolari a funestare le prestazioni della squadra, e sui social già molti tifosi stanno chiedendo lo scalpo dell’allenatore. Ma salvo catastrofi dell’ultimo minuto, Pioli rimarrà in sella fino a fine stagione: il suo Milan ha coerenza tattica e spirito combattivo, nonostante le crepe che hanno evidenziato come il tecnico sia un buon legislatore di gioco, non un football manager totale alla Pep Guardiola. Anche per questo, l’arrivo di Ibra è visto come un toccasana sulla carta. Cardinale intanto gongola con gli occhi a forma di dollaro per il redditizio ritorno di immagine: «Ciò che rende Zlatan un vincente non è solo il talento atletico, ma l’intelligenza e lo spirito imprenditoriale. In RedBird abbiamo sviluppato accordi con un gruppo molto selezionato di atleti e artisti di grande successo mondiale che sono in grado di prosperare attraverso il nostro portafoglio di sport, media e intrattenimento». Il diretto interessato posta su Instagram foto da duro sempreverde: «Il mio amore per i rossoneri non avrà mai fine», mentre l’ex tecnico Fabio Capello si chiede dai microfoni Sky: «Sarà interessante sapere se Ibra sarà con la squadra a Newcastle, se c’è necessità urgente che Ibra cominci il suo lavoro. Se va con la squadra, vuol dire che non c’è più una grande fiducia in Pioli da solo. E poi dirà la sua anche sul mercato?». Quasi a significare: ben venga il supereroe, ma un condottiero può trionfare solo se coadiuvato da una strategia accorta a lungo termine.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)