2019-07-23
I vescovi cattolici chiedono che Tafida non resti ostaggio della sanità inglese
John Sherrington, presule responsabile sui temi della vita di Inghilterra e Galles, preme per mandare la bimba al Gaslini.Serve collaborazione internazionale per il caso di Tafida Raqeeb, la bambina inglese di 5 anni che si trova in coma da febbraio al Royal London hospital e a cui i medici vorrebbero sospendere la ventilazione artificiale. A sostenerlo è il vescovo John Sherrington, responsabile delle tematiche della vita per la Conferenza dei vescovi cattolici di Inghilterra e Galles. Commentando la tragica malattia della bimba e il dramma in cui si dibattono i genitori, che non accettano l'idea dei medici di togliere il respiratore e hanno chiesto aiuto alla giustizia, l'alto prelato ha fatto appello alla coscienza di tutti, non solo del popolo inglese. «Questa situazione tragica commuove chiunque ne venga a conoscenza», ha detto, «e spero che spinga anche tutti a pregare, come faccio in prima persona. La mia preghiera è che la piccola Tafida e i suoi genitori trovino la forza nella presenza di Dio, nella sua misericordia e nel sostegno di coloro che li conoscono e li amano. Il dilemma di fronte al quale tutti ci troviamo - e non solo i genitori della piccola malata - è davvero difficile. Spero che si dia tutto il peso necessario ai desideri dei genitori di Tafida, pure nel rispetto del giudizio dei dottori», ha aggiunto il vescovo Sherrington con una presa di posizione forte. «Voglio credere che ai medici dell'ospedale Gaslini di Genova verranno dati il tempo e l'opportunità di approfondire la loro conoscenza della situazione clinica della bambina, parlando con i colleghi di Londra. Questa collaborazione internazionale mi sembra una procedura assolutamente fondamentale, nel caso di situazioni di questo genere, quando si tratta di vite in bilico». Come sarebbe dovuto accadere con Charlie Gard e con Alfie Evans, insomma, altri piccoli pazienti che invece non sono mai potuti partire.Dunque, la Chiesa cattolica inglese applaude alla disponibilità mostrata dal centro specializzato ligure, che si è detto pronto ad accogliere Tafida e a continuare a tenerla sotto controllo e monitorarla. Gli esperti italiani sembrano inclini a pensare che, nonostante la gravità, potrebbero esserci margini di miglioramento per la bambina, visto che non esistono prove che ci sia la morte cerebrale. Il punto chiave in cui la posizione dei dottori britannici e italiani si allontana è proprio questo, come accade anche per ospedale e famiglia. Per i dottori inglesi non ci sono speranze: Tafida non si riprenderà, dunque continuare a tenere il ventilatore acceso significa solo accanirsi e prolungare la sua sofferenza. Per i suoi genitori, Mohammed Raqeeb, costruttore edile di 45 anni, e Shelina Begum, avvocato di 39 anni, la piccola ha mostrato segni di ripresa ed è solo una questione di pazienza. Basterebbe trasferire altrove la bambina. La famiglia di Tafida lo ha chiesto da tempo, ma il Royal London hospital non lo permette. Tanto che quando si è rivolto al giudice per chiedere il permesso di spostare la piccola in Italia contro il parere degli specialisti, l'avvocato dei genitori ha sottolineato come la paziente sia trattenuta contro la loro volontà. Quasi un «ostaggio» di un sistema sanitario che non intende spendere per tenerla in vita e nemmeno vuole lasciarla andare altrove, forse sempre per il timore dei costi che la cura all'estero potrebbe avere. «È trattenuta in ospedale contro la volontà dei suoi genitori, che al momento sono gli unici ad avere diritto legale di prendere decisioni per lei - ha tuonato nei giorni scorsi di fronte al giudice l'avvocato Jason Coppel, che rappresenta i Raqeeb - . Sono giorni che chiediamo il trasferimento e invece la piccola non si può spostare». L'ospedale Gaslini ha detto che la accoglierebbe volentieri e i genitori pagherebbero le spese per il viaggio; poi i medici italiani potrebbero riesaminare il caso, che hanno già approfondito in videoconferenza nei giorni scorsi. E cercare delle soluzioni. Una speranza per i genitori della bimba, che il 9 febbraio di primo mattino è stata vittima di una crisi respiratoria e di un attacco di cuore. Fino ad allora era allegra e felice, come dimostra un video pubblicato in questi giorni dal sito di un tabloid inglese, che la mostra mentre tutta elegante nel giorno del suo compleanno, in piedi di fronte a una casa delle bambole alta quanto lei. «Sei felice?», le chiede la mamma. «Sì», risponde la piccola, imbarazzata forse dalla ripresa ufficiale. Dondola i piedi, sbocconcella patatine al formaggio, sorride timidamente. Una scena normale, di una famiglia come tante. Fino a quella tragica mattina, al malore, all'operazione. E poi al ricovero in ospedale, che sembrava l'approdo verso la salvezza e adesso si sta trasformando in una specie di prigione.