2023-06-21
I media Usa contro l'alleanza tra Italia e Emirati Arabi Uniti
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Vladimir Putin incontra il presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohamed bin Zayed Al Nahyan a San Pietroburgo (Ansa)
Da diversi mesi Washington ha smesso di fidarsi del governo di Abu Dhabi, dati i rapporti sempre più stretti con la Russia di Vladimir Putin. Nei mesi scorsi un'inchiesta del New Yorker aveva messo nel mirino le azioni di lobby degli sceicchi, come i contatti con cittadini italiani e svizzeri assoldati per attaccare i Fratelli Musulmani.La recente visita del ministro Antonio Tajani negli Emirati Arabi Uniti è servita a riannodare i fili del dialogo tra il nostro Paese e gli sceicchi di Abu Dhabi. Ma questa alleanza che appare strategica per l’Italia - sia per arginare le ondate migratorie dalla Libia (data l’influenza di Eau su Khalifa Haftar) sia per la guerra tra Ucraina e Russia (Mosca aggira le sanzioni europee passando da Dubai) -, sembra non convincere gli Stati Uniti. Da qualche mese, infatti, a Washington vedono in cattiva luce le mosse di Mohamed Bin Zayed Al Nayan, il presidente degli Emirati Arabi Uniti. Il recente incontro con il presidente russo Vladimir Putin a San Pietroburgo non può che peggiorare la situazione con Washington. Anche se per Emirati Arabi Uniti, questo sarebbe un «rischio calcolato». Del resto, basta leggere i giornali statunitensi, che ogni settimana danno conto dell’insofferenza dell’amministrazione Biden nei confronti degli sceicchi. A marzo, per esempio, il giornale online Middle East Eye, ricordava come Washington stesse rapidamente perdendo la pazienza […] perché il suo alleato continua ad aiutare la Russia a eludere le sanzioni imposte in seguito all'invasione dell'Ucraina». Non solo. «Sta arrivando il giorno della resa dei conti» si leggeva, con l'amministrazione Biden intenta a forzare una sorta di azione da Abu Dhabi. «Gli Emirati sicuramente preferirebbero non dover scegliere tra Russia e Stati Uniti», ha detto Jonathan Winer, ex inviato speciale degli Stati Uniti in Libia. «Ma in questa situazione non puoi essere neutrale. Qualsiasi presunta neutralità è in realtà una scelta per sostenere la Russia». Per di più lo scorso anno, gli americani avevano sottoscritto memorandum di intesa economici con gli sceicchi, con un accordo da 100 miliardi di dollari in progetti di energia pulita con l'obiettivo di aggiungere 100 gigawatt a livello globale entro il 2035. E per di più alla fine dello scorso anno, lo stesso Washington Post, segnalava come i funzionari dell'intelligence statunitense avessero compilato un rapporto riservato che descriveva nel dettaglio gli ampi sforzi per influenzare, con un forte sistema di lobby, il sistema politico americano da parte degli Emirati Arabi Uniti. Per di più nel 2020 sempre il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per le operazioni antiterrorismo in Africa, aveva segnalato che gli Emirati Arabi Uniti stavano finanziando il gruppo Wagner in Libia. Ma qualcosa negli ultimi mesi si è rotto. E la stessa alleanza tra Roma e Abu Dhabi è entrata nel mirino dei giornalisti statunitensi. Nel marzo di quest’anno, l’autorevole New Yorker ha pubblicato una lunga inchiesta che mette nel mirino proprio le manovre di influenza degli Emirati Arabi, portate avanti anche con alcuni avvocati e esperti italiani. A scrivere il pezzo è David D. Kirkpatrick che attraverso un’inchiesta dal titolo “Gli sporchi segreti di una campagna diffamatoria” spiega come i servizi emiratini abbiano preso di mira Hazim Nada, un uomo d’affari cittadino italiano e statunitense che aveva come unica colpa quella di essere figlio di Youssef Nada, un esponente dei Fratelli Musulmani. In pratica per anni, dal 2017, gli Emirati Arabi Uniti hanno portato avanti una campagna di diffamazione, tramite la società Alp Services contro numerosi soggetti. Titolare della Alp Services è Mario Brero, oscuro personaggio, una sorta di investigatore svizzero, che vive non lontano da Ginevra. Dagli sceicchi avrebbe ricevuto almeno mezzo milione di euro, con cui Brero avrebbe dovuto trovare prove contro il Qatar e i Fratelli Musulmani. Una delle prime mosse di Brero, a detta del New Yorker, è stata quella di cercare Lorenzo Vidino, direttore del Programma sull'estremismo presso la George Washington University e consulente di diversi governi europei. Vidino, con doppia cittadinanza italiana e statunitense, sostiene che anche le organizzazioni islamiste più moderate in Occidente possono spingere i musulmani verso il separatismo e la violenza. Vidino fece parte della commissione sul fenomeno dell’estremismo jihadista in Italia, lanciata dall’ex premier Matteo Renzi nel 2016. Questa campagna di intelligence parallela portata avanti da Abu Dhabi in questi anni, potrebbe avere interessato anche l’imprenditore milanese Andrea Costantino, rimasto per quasi due anni in carcere nel paese del Golfo. Ora Costantino è in causa con gli Emirati perché vuole essere risarcito dai danni subiti durante una carcerazione ingiusta. Caso vuole - riportando rumors dei salotti romani - che a seguire la causa per Mohamed Bin Zyed potrebbe essere Paolo Busco, avvocato internazionalista di 38 anni; un legale che parrebbe essere considerato molto vicino all’ex premier Renzi, un politico che nei paesi del Golfo continua a essere di casa nonostante i fallimenti industriali portati avanti durante i suoi governi, da Alitalia a Piaggio Aerospace.
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