2019-05-13
Quelli che
esultano per la censura e piangono su Radio radicale
Al Lingotto gli stand sono pieni di opere, come le barzellette su «froci» ed ebrei di Ascanio Celestini, che, scritte da autori di destra, darebbero scandalo. E mentre i partecipanti difendono la censura (vera) di Altaforte, piangono per quella (finta) di Radio radicale.Il titolo della Stampa di ieri mostrava la profondità dell'assurdo: «Il Salone dei diritti. Da Carlo Ginzburg a Donald Sassoon: “La democrazia va difesa"». Carlo Ginzburg, per intendersi, aveva annunciato il boicottaggio della manifestazione ed è rientrato (con un «atto politico», dice lui) solo dopo l'espulsione della casa editrice Altaforte. Infatti la «difesa della democrazia», secondo questi autori, prevede la censura del pensiero non allineato. Ginzburg la sostiene con enfasi: «È come se si fosse lanciato un segnale per contenere una deriva che sembrava inarrestabile». Bel segnale, la mordacchia. Per altro, la cacciata dei perfidi fasci segna un precedente. Dall'anno prossimo, gli autori in odore di identitarismo non avranno vita facile. Si dovrà trovare un modo per bandirli in toto e già le acute menti degli organizzatori torinesi sono al lavoro. Nicola Lagioia, direttore del Salone, appare sereno, evidentemente sollevato dall'essersi levato dai piedi la grana nera grazie all'intervento di Sergio Chiamparino e Chiara Appendino. Sul futuro non si sbilancia: i vertici della kermesse decideranno democraticamente e bisognerà aspettare l'esito dell'azione legale per apologia di fascismo contro Altaforte. Tutto molto democratico: burocrazia, tribunali, cause. E dire che si trattava di presentare quattro o cinque libri... Eliminati i fastidiosi destrorsi, i prodi intellettuali progressisti hanno ripreso subito la mobilitazione a favore dei diritti e della tanto malmenata democrazia. Ieri mattina, per dire, hanno partecipato in gran numero a «Microfoni aperti», iniziativa voluta dal Salone a sostegno di Radio radicale. Hanno offerto il loro appoggio Roberto Saviano, Annalena Benini, Edoardo Camurri, Concita De Gregorio, Loredana Lipperini, Michela Murgia, Matteo Nucci, Antonio Pascale, Evelina Santangelo, Martino Sinibaldi, Elena Stancanelli e altri. Una bella parata a difesa di «una radio che è un patrimonio culturale del nostro Paese». Interessante. Nessuno vuole chiudere Radio radicale. Semplicemente, qualcuno (tra cui esponenti dei 5 stelle tanto impegnati contro Altaforte) non vuole rinnovare convenzioni con lo Stato piuttosto onerose per le casse pubbliche, di cui i difensori del libero mercato dovrebbero fare a meno, se non altro per coerenza. Eppure, per i radicali a carico dei contribuenti, i coraggiosi pensatori di sinistra sono pronti a dare battaglia. La censura vera ad Altaforte è giusta. Quella inesistente verso Radio radicale è un orrore da punire. A quanto pare i diritti valgono solo per chi li ha già, e della democrazia si fa pratica solo con gli amici. Del resto, così funziona nel tristo mondo culturale italiano. Al sincero progressista tutto è concesso. Anche la violazione del politicamente corretto. Ieri, per fare un esempio, al Salone è apparso l'attore Ascanio Celestini per presentare il suo nuovo libro, Barzellette, edito da Einaudi. Un testo divertente scritto da un professionista dello spettacolo di sicuro capace. Aprendolo si rimane vagamente interdetti, tuttavia. Qui trovi una battuta feroce e pure greve sulle donne, lì un'altra sugli ebrei. C'è anche una ricca sezione i intitolata «froci, negri e zingari». Nulla di sconvolgente, ovvio. Ma se un autore sospetto di simpatie conservatrici avesse sfornato un libro del tutto identico, a quest'ora lo avrebbero appeso per i piedi fuori dal Lingotto. La critica, la scorrettezza e persino la satira e l'ironia sono tutelate solo se di sinistra. Gli autori di sinistra possono portare a Torino biografie satiriche di Salvini e Di Maio a fumetti (le pubblica Becco giallo) o possono vendere strisce in cui si dileggia Diego Fusaro (ritratto come una specie di oca vanitosa e ribattezzato Ego Fuffaro). Nulla di terribile, figurarsi. Ma pensate a che accadrebbe se qualcuno scrivesse un fumetto per sbertucciare con analogo astio Michela Murgia... Si griderebbe all'odio e al sessismo, come minimo. Un Salone, due misure. Sempre le solite.
Ecco #DimmiLaVerità del 31 ottobre 2025. Ospite il senatore di FdI Guido Castelli. L'argomento del giorno è: " I dettagli della ricostruzione post terremoto in Italia Centrale"
Foto Pluralia
La XVIII edizione del Forum Economico Eurasiatico di Verona si terrà il 30 e 31 ottobre 2025 al Çırağan Palace di Istanbul. Tema: «Nuova energia per nuove realtà economiche». Attesi relatori internazionali per rafforzare la cooperazione tra Europa ed Eurasia.
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona si sposta quest’anno a Istanbul, dove il 30 e 31 ottobre 2025 si terrà la sua diciottesima edizione al Çırağan Palace. L’evento, promosso dall’Associazione Conoscere Eurasia in collaborazione con la Roscongress Foundation, avrà come tema Nuova energia per nuove realtà economiche e riunirà rappresentanti del mondo politico, economico e imprenditoriale da decine di Paesi.
Dopo quattordici edizioni a Verona e tre tappe internazionali — a Baku, Samarcanda e Ras al-Khaimah — il Forum prosegue il suo percorso itinerante, scegliendo la Turchia come nuova sede di confronto tra Europa e spazio eurasiatico. L’obiettivo è favorire il dialogo e le opportunità di business in un contesto geopolitico sempre più complesso, rafforzando la cooperazione tra Occidente e Grande Eurasia.
Tra le novità di questa edizione, un’area collettiva dedicata alle imprese, pensata come piattaforma di incontro tra aziende italiane, turche e russe. Lo spazio offrirà l’occasione di presentare progetti, valorizzare il made in Italy, il made in Turkey e il made in Russia, e creare nuove partnership strategiche.
La Turchia, ponte tra Est e Ovest
Con un PIL di circa 1.320 miliardi di dollari nel 2024 e una crescita stimata al +3,1% nel 2025, la Turchia è oggi la 17ª economia mondiale e membro del G20 e dell’OCSE. Il Paese ha acquisito un ruolo crescente nella sicurezza e nell’economia globale, anche grazie alla sua industria della difesa e alla posizione strategica nel Mar Nero.
I rapporti con l’Italia restano solidi: nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha toccato 29,7 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia di oltre 5,5 miliardi. L’Italia è il quarto mercato di destinazione per l’export turco e il decimo mercato di sbocco per quello italiano, con oltre 430 imprese italiane già attive in Turchia.
Nove sessioni per raccontare la nuova economia globale
Il programma del Forum si aprirà con una sessione dedicata al ruolo della Turchia nell’economia mondiale e proseguirà con nove panel tematici: energia e sostenibilità, cambiamento globale, rilancio del manifatturiero, trasporti e logistica, turismo, finanza e innovazione digitale, produzione alimentare e crescita sostenibile.
I lavori si svolgeranno in italiano, inglese, russo e turco, con partecipazione gratuita previa registrazione su forumverona.com, dove sarà disponibile anche la diretta streaming. Il percorso di avvicinamento all’evento sarà raccontato dal magazine Pluralia.
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