2020-06-11
I sermoni del Bullo pagati dall’ex trumpiano
Anthony Scaramucci (Ansa)
Anthony Scaramucci è titolare del fondo Skybridge, che tramite Salt organizza gli eventi cui partecipa Matteo d'Arabia.A ingaggiare il senatore semplice di Scandicci, Matteo Renzi, per l'esclusivo Salt, il forum internazionale che promuove le interazioni tra finanza, tecnologia e geopolitica in tutto il mondo, fu il Salt Venture group. Era il mese di dicembre del 2019 e l'ex Rottamatore volò ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, su invito del gruppo amministrato da Anthony Scaramucci, l'ex manager Goldman Sachs che per meno di 15 giorni fu il capo della comunicazione della Casa Bianca di Donald Trump. Nato professionalmente alla Godman Sachs, una delle più grandi banche d'affari del mondo, è riuscito a sedersi al tavolo dei banchieri che rappresentano la cerchia stretta del presidente Trump, per il quale ha raccolto fondi durante la campagna elettorale. Scaramucci è titolare del fondo d'investimento Skybridge e organizza tra gli Stati Uniti e l'Asia, un anno sì e uno no, queste quotate conferenze che creano link tra manager, politici e investitori multimilionari. Per poter partecipare si spendono tra i 1.000 dollari e i 7.000 euro, a seconda dello status. Per i relatori, invece, c'è un gettone. Il Salt in casa emiratina, poi, è sponsorizzato anche da due aziende note nel giro del Giglio magico renziano: Etihad e Mubadala investment company. La prima è la compagnia di bandiera che avrebbe dovuto salvare Alitalia, scelta proprio dal governo Renzi nel 2015. L'altra è un fondo d'investimento degli Emirati Arabi Uniti, che nel 2014, in piena era renziana, acquisì la maggioranza del capitale di Piaggio Aerospace. Renzi ha parlato per mezz'ora la mattina del 10 dicembre insieme a Philipp Halmond, per tre anni Cancelliere dello scacchiere nella Gran Bretagna di Theresa May. I due, moderati dal giornalista del Financial Times Gideon Rachman, hanno detto la loro sul futuro dell'Europa. Tra gli speaker c'era anche lo sceicco Khaldoon Al Mubarak, proprietario del Manchester City e amministratore delegato del fondo Mubadala. Ma Khaldoon e Renzi si sono solo ritrovati ad Abu Dhabi. I due si erano conosciuti grazie a Luca Cordero di Montezemolo nel 2014. Ma nel Golfo Renzi ormai è di casa. Il sito Dagospia lo aveva beccato «attovagliato» con Flavio Briatore e l'imprenditore Tommaso Buti (finito ai domiciliari nel 2016 per bancarotta fraudolenta) al Billionaire di Riyad, in Arabia Saudita. E come notava il Financial Times, il nostro, il 31 ottobre dello scorso anno, ha partecipato anche alla cosiddetta Davos del deserto alla quale hanno preso parte anche cinque presidenti, banchieri e alcuni «tra i più grandi produttori di armi del mondo». Renzi davanti agli arabi sembrava scatenato. E ha ricordato che «al G20 in Australia ogni Paese ha parlato della necessità di investire nella crescita, tranne l'eurozona che ha parlato solo di austerità. È importante mantenere alta l'attenzione sul budget ma anche sulla crescita, attraverso investimenti pubblici e privati». La parola «investimenti», ovviamente, deve aver intrigato gli arabi. E il 9 novembre il Bullo è tornato per tagliare il nastro di una delle linee della metropolitana di Riyad realizzata da industrie italiane.