2020-09-21
«I parroci devono recuperare i cattolici dispersi dal virus»
Il direttore di Radio Maria, Padre Livio Fanzaga: «I preti vadano di casa in casa a riportare la gente in chiesa. La Madonna di Medjugorje aveva invitato a tornare a Dio, ma non mi pare sia ascoltata».Il compito della Chiesa in fondo è molto semplice, si tratta di «conservare piamente e trasmettere fedelmente» la divina rivelazione. «Annunciandola a tutte le genti di tutti i tempi», perché il rischio è quello di «trasformare» la Chiesa «in una Ong, mentre la Chiesa è un mistero, il prolungamento del mistero di Cristo». A sentirla così sembra facile, ed è così che lo ha spiegato con la consueta schiettezza e precisione padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, presentando in trasmissione il suo nuovo libro La dottrina cattolica. Il credo antimodernista di San Paolo VI (Sugarco edizioni, 224 pagine, 16 euro). «Ho fatto un libro per quelli che devono recuperare le verità della fede cattolica, anche i più ignoranti», ha specificato. «Ho fatto fatica a scrivere questo libro, i libri sono molto faticosi. Io poi sono un bergamasco e i bergamaschi non hanno la facilità dell'eloquio, della scrittura… La mia lingua madre, figuratevi, è il dialetto bergamasco. Però è una fatica che ho fatto volentieri per servire la fede e per difendere la verità, perché noi preti non dobbiamo avere paura di difendere la fede: senza polemiche, ma testimoniandola tutta intera». Secondo padre Livio, in effetti, la fede non va molto di moda in questi nostri tempi: «Oggi non si tratta più di ateismo, siamo di fronte alla nuova religione, quella dell'uomo al posto di Dio». È questa la vera pandemia del nostro tempo «che sta facendo strage di anime». Padre Livio è devotissimo della Madonna di Medjugorje, da quando nel 1985 fece il suo primo pellegrinaggio nel paesino bosniaco dove dal 1981 quattro donne e due uomini, all'epoca ragazzi fra i 10 e i 16 anni d'età, dicono di avere apparizioni della Vergine. Dal 1987 è direttore di Radio Maria (che oggi è parte un network radiofonico internazionale che trasmette nei 5 continenti) e ha una trasmissione che è tra le più seguite nel panorama radiofonico nazionale. È intitolata Lettura cristiana della cronaca e della storia e va in onda ogni mattina, dalle 8:45 alle 9:45, come una sorta di rassegna stampa saporita e assortita. Lo abbiamo raggiunto per chiedergli del suo nuovo libro e della fede ai tempi del Covid. Convinti anche noi, come diceva Giovannino Guareschi, che quando una cosa si può dire in dialetto allora siamo nei paraggi della verità.Il vescovo di Pavia, monsignor Corrado Sanguineti, recentemente ha detto che dopo il lockdown cresce «la disaffezione alla messa» e intanto si riempiono i luoghi del divertimento: «Non sono in molti a sentire la necessità di venire a Gesù». È paura, o è davvero segno dell'ormai conclamato dissolvimento della fede?«A mio avviso è normale che dopo una bufera il gregge si disperda. Il buon pastore non può aspettare nell'ovile che le pecore ritornino. Deve andarle a cercare». Come?«In concreto i parroci a mio avviso dovrebbero contattare tutti i residenti nella parrocchia, o attraverso una visita o telefonicamente o con altre iniziative, in modo tale che la comunità si ricostituisca e riprenda a partecipare alle attività della parrocchia. Forse è rimasta un po' di paura, ma a questo punto sarebbe da superare. Escludo un ulteriore dissolvimento della fede durante la pandemia, perché abbiamo notato che a Radio Maria sono aumentati gli ascoltatori. Segno che la gente in questi mesi sentiva il bisogno di pregare e di ascoltare le parole della fede».Anche il cardinale Robert Sarah è intervenuto, con l'approvazione di papa Francesco, per ricordare ai vescovi che agiscano affinché «la partecipazione dei fedeli alla celebrazione dell'Eucaristia non sia derubricata dalle autorità pubbliche a un “assembramento", e non sia considerata come equiparabile o persino subordinabile a forme di aggregazione ricreative». C'è in taluni pastori troppa preoccupazione per la sanificazione e poca per la santificazione?«L'azione pastorale più importante di una parrocchia è la “Divina liturgia", che deve essere, anche esteriormente, all'altezza dei misteri che celebra. Bisogna avere la massima cura non solo per la santa messa domenicale, ma anche per quella feriale. La cura della preghiera liturgica alimenta la fede e la vita spirituale dei fedeli come nessun' altra attività. Le parrocchie devono ripartire dalla santa messa».Nel suo nuovo libro, lei ricorda quel gesto di papa Paolo VI che di fronte alla crisi post conciliare, quella per cui confidò al suo amico Jean Guitton che «all'interno del cattolicesimo sembra talora predominare un pensiero non cattolico», pronunciò appunto il Credo del popolo di Dio. Correva l'anno 1968. Che valore ha oggi quel testo?«Il Credo è una professione di fede di straordinaria efficacia, ma San Paolo VI la collocò in un momento di contestazione delle verità della fede da parte delle correnti moderniste, dimostrando coraggio e chiarezza di discernimento. Infatti, egli aveva capito che a essere messa in questione era la fede cattolica in quanto tale. È quello infatti che è avvenuto dopo, con il dilagare dell'apostasia silenziosa, come la chiamò san Giovanni Paolo II, e con l'abbandono della fede delle moltitudini. In questo momento di confusione e di smarrimento il Credo di Papa Montini va valorizzato per la sua chiarezza, la sua profondità e la sua semplicità».Molti hanno un ricordo antipatico della dottrina, invece lei sembra voler dire che senza autentica dottrina, custodita e tramandata, si scivola facilmente nella religione dell'uomo che si fa Dio. Perché?«La dottrina cattolica altro non è che la “divina rivelazione" che Dio ha affidato alla Chiesa, perché la custodisca scrupolosamente e la insegni fedelmente. Senza l'insegnamento della Parola di Dio morirebbe la fede e la Chiesa diventerebbe una istituzione umana per la quale non varrebbe certo la pena di soffrire e morire».Di fronte alla pandemia tutti sembrano intenti a proporre un «nuovo umanesimo» per la rinascita, lei invece dice che proprio questo «nuovo umanesimo» potrebbe rivelarsi come una «pandemia» ben più grave… In che senso?«Questa pandemia, qualunque ne sia l'origine, è stata permessa da Dio perché l'uomo si rendesse conto della sua miseria e ritornasse umilmente nella sua condizione di creatura. La Madonna a Medjugorje in questi mesi ha rinnovato pressantemente l'appello di ritornare a Dio e a suo Figlio, ma non mi pare che sia stata ascoltata. L'umanità prosegue imperterrita sulla via della costruzione di un mondo senza Dio, del quale l'uomo sia il padrone assoluto. In questo modo si mette in mano del potere delle tenebre, del male e della morte. In ogni caso la Madonna ha promesso di restare con noi per aiutarci in questo passaggio difficile».Torniamo alla questione della messa che mi pare essenziale alla vita di fede. Le celebrazioni sono spesso, ed ora con il post Covid lo sono sempre di più, degradate e assalite da norme e regole estranee. Il cardinale Joseph Ratzinger disse che la crisi della Chiesa è funzione del crollo della liturgia: perché?«Credo che presto verrà superata questa situazione di emergenza e che finalmente si potrà far rivivere la “Divina liturgia", cioè la santa messa e i sacramenti, nella sua bellezza e nel suo valore formativo. Perché questo avvenga ci vuole la fede, nei fedeli e soprattutto nei sacerdoti. Mi inquieta molto il fatto che la Madonna abbia detto recentemente che abbiamo “rifiutato la fede e la Croce"».
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco