2020-11-02
Il Papa all'Angelus non cita i martiri francesi
Nuove proteste contro Emmanuel Macron e pro Recep Tayyip Erdogan. All'Angelus Francesco tace.La mascherina le copre naso e bocca, il velo le nasconde i capelli e il collo. Ma la ragazza musulmana le sue idee non le tiene celate mentre manifesta in Piazza dei Signori assieme a un gruppo di fratelli e sorelle. «Erdogan ha paragonato le parole di Macron alla Shoah?», dice. «È una considerazione che stanno facendo molti musulmani, ma purtroppo non abbiamo la stessa forza di Erdogan e non possiamo fare sentire così tanto la nostra voce». In mano, onde ribadire meglio il concetto, la ragazza ha un cartello sui cui è scritto: «Democratica fu anche la Germania di Hitler». Aggiunge, a beneficio dei cronisti, di aver organizzato il presidio a sostegno dei musulmani francesi vittime di odio, e di essere stupita dal fatto che la mobilitazione dei fedeli di Allah non sia stata molto maggiore. Questa scena si è svolta sabato a Verona e fa il paio con altre analoghe andate in scena a Roma venerdì, alla presenza di una folla molto più ampia. Se aggiungiamo gli articoli antifrancesi che continuano a uscite su La Luce, quotidiano online diretto da Davide Piccardo, già a capo del Caim (Coordinamento associazioni islamiche di Milano), il quadro è completo. Ancora una volta, siamo costretti a constatare che in Italia esiste una fetta non piccola del mondo islamico che non ha alcuna intenzione di marcare una netta separazione dall'orrore jihadista. Al contrario alimenta il risentimento e il vittimismo dei musulmani presenti sul nostro territorio. Costoro non dicono una parola sugli attentati, sulla morte orrenda di cristiani innocenti. Anzi continuano a biasimare la diffusione delle vignette di Charlie Hebdo che è costata la decapitazione al professore Samuel Paty. Non è certo la prima volta che sentiamo i musulmani europei paragonarsi agli ebrei che hanno subito l'Olocausto. E in ogni occasione ricordiamo che sono idee come queste a soffiare sul fuoco del radicalismo, perché alimentano quella che alcuni studiosi hanno chiamato «l'infelicità araba», cioè la sensazione di esclusione e marginalità che spesso conduce a derive violente. Inutile illudersi: abbiamo capito che da parte di questi musulmani non vedremo mai un atteggiamento diverso. Il problema è che costoro continuano a essere gli interlocutori privilegiati della sinistra di governo. A Milano spadroneggiano da anni, sono ascoltati e sostenuti anche a livello nazionale, a discapito di altre associazioni islamiche ben più aperte, perché sono molto ben organizzati e molto visibili (ricordiamo che Silvia Aisha Romano scelse proprio La Luce per rilasciare la sua prima intervista dopo la prigionia e la conversione). Il cuore della questione, dunque, non riguarda tanto i musulmani quanto noi italiani. Come possiamo pensare che queste organizzazioni islamiche smettano di fornire giustificazioni all'estremismo se siamo i primi a piegare il capo e a negare l'evidenza? E non si tratta soltanto del governo. Ieri, all'Angelus, papa Francesco ha parlato delle violenze nel Nagorno-Karabakh, ha salutato i partecipanti alla Corsa dei Santi (una manifestazione sportiva), ma non ha detto mezza parola sui cristiani decapitati e macellati a Nizza, in Francia. Su quei morti, silenzio totale. Lo abbiamo sentito citare, presentando nelle scorse settimane l'enciclica Fratelli tutti il grande imam di Al Azhar, Muhammad Al Tayeb, presentato come una fonte di ispirazione. Però non ci sono citazioni per il sacrestano ammazzato Oltralpe dai jihadisti o per le due donne uccise solo perché stavano pregando. Niente celebrazione per i martiri cristiani. Nel giorno delle Beatitudini, giustamente ci si ricorda che i miti otterranno la salvezza. Però ci sovvengono anche le parole di San Bernardo: «Che avvenga nel letto o in guerra sarà senz'altro preziosa al cospetto del Signore la morte dei suoi fedeli. Tuttavia la morte in combattimento e tanto più preziosa quanto è più gloriosa». Chissà, forse ogni tanto i nemici che sfilano nelle nostre piazze e odiano i cristiani andrebbero anche combattuti. Miti sì, ma non stupidi né sottomessi.