2019-09-07
Deficit e giornali usati come manganelli
Fino all'altroieri l'Italia era messa male, anzi malissimo. Davanti a sé aveva un baratro di debiti in cui rischiava di sprofondare, trascinando con sé i risparmi degli italiani. I quotidiani pubblicavano giorno dopo giorno un bollettino di guerra, annunciando ai lettori il disastro prossimo venturo che avrebbe atteso il Paese con il governo 5 stelle-Lega. Trenta miliardi da trovare in fretta per evitare la stangata dell'Europa. Anzi di più perché, come scrisse Federico Fubini, l'aedo di Bruxelles sulle pagine del Corriere della Sera, reddito e quota 100 costeranno ulteriori 133 miliardi. E ora che l'esecutivo gialloblù non c'è più, ma è stato sostituito da quello giallorosso, che succede? Niente, allarme rientrato, perché al lavoro sui conti pubblici ora c'è Roberto Gualtieri, un (...) nome che è una garanzia, un ex eurodeputato Pd che è caro all'Europa perché appeso alle sottane di Angela Merkel. È lo stesso Fubini, il vicedirettore di via Solferino che per settimane ha annunciato una procedura d'infrazione che non c'era, a comunicarlo. Ieri, in un articolo sulla «prima partita» del neoministro dell'Economia, il columnist che prevedeva l'Apocalisse finanziaria spiegava che ora Gualtieri deve negoziare un deficit più alto, ovvero deve trattare con la Ue per poter spendere di più. Ma come, non eravamo a un passo dal fallimento? L'Italia non era l'osservata speciale dei mercati e anche un solo zero virgola in più ci avrebbe fatti risucchiare nel gorgo della tempesta finanziaria, con lo spread ai massimi? Il mondo non era con il fiato sospeso per l'andamento del nostro mostruoso debito pubblico?Macché, niente di tutto questo. Ciò che prima suscitava allarme, ossia più deficit e più debiti, pare diventato addirittura un'occasione per far ripartire l'Italia. Gualtieri infatti si recherà prossimamente a Helsinki per incontrare i colleghi e lì batterà cassa, invitandoli a chiudere un occhio o forse tutti e due sui conti italiani. E come otterrà tale benevolenza dagli arcigni custodi del rigore? Semplice, portando il deficit là dove voleva portarlo il governo gialloblù, ma al quale fu impedito manco fosse una bestemmia. Nel 2018 infatti, lo scontro con l'Europa si giocò tutto intorno al 2,4 di deficit, che pur essendo entro il parametro del 3 per cento, pietra miliare dell'Unione anche se nessuno sa dire perché, venne ritenuto eccessivo. Secondo la Ue, l'Italia aveva un debito troppo alto per sopportare il 2,4 per cento. Ridurlo avrebbe significato ridurre il debito. Dopo un braccio di ferro durato settimane, alla fine Giovanni Tria, il predecessore di Gualtieri, si accordò per il 2,04 per cento. E adesso? Beh, secondo il cantore di Bruxelles in pianta stabile al Corriere, ora Gualtieri ha un obiettivo di deficit per il 2020 che è «ironicamente vicinissimo al 2,4 del prodotto interno lordo che un anno fa agitò i mercati e fece saltare i rapporti fra Roma e la Ue». Tradotto, il neo ministro farà - o per lo meno proverà a fare - quello che l'esecutivo gialloblù tentò senza successo di realizzare un anno fa. «La scommessa, per Gualtieri, è farlo senza contraccolpi in Europa e fra gli investitori» spiegava ieri Fubini. Perché i numeri e le percentuali non sono sempre uguali. Basta che cambi chi lo fa e, magicamente, ciò che fino a ieri era ritenuto uno scandalo, un atto irresponsabile che metteva a repentaglio i mercati, adesso, con nuovo corso giallorosso, diventa responsabile. Anzi, un atto di intelligenza politico-economica per far ripartire il Paese. Fubini aggiunge che al momento il risultato netto deficit-Pil sarebbe intorno all'1,6, dunque pienamente compatibile con i parametri europei, a differenza di ciò che fino a ieri veniva accreditato. L'unico neo riguarda le clausole di salvaguardia per 23 miliardi, 19 dei quali eredità del governo Gentiloni (sì, quello che adesso andrebbe in Europa a fare il commissario Ue). Una montagna di soldi che minaccia di far scattare il rincaro dell'Iva oppure di far salire il deficit al 3 per cento. Ma anche qui, niente paura, perché Gualtieri è già al lavoro per trovare miliardi di risparmi oppure nuove entrate, vale a dire nuove tasse. Risultato, vedrete che alla fine ci si assesterà intorno al 2 per cento quest'anno e al 2,5 l'anno prossimo, con buona pace dei rigoristi e di Fubini.Ps. Segnalo che ieri sul sito Senzabavaglio è tornata d'attualità una vecchia polemica tra il corrispondente da Bruxelles del Corriere e il suddetto Fubini. Mesi fa, Ivo Caizzi, da anni di stanza nella sede europea per conto di via Solferino, aveva chiesto conto alla direzione della scelta di mettere in prima pagina una notizia che non c'era, ossia un'inesistente procedura d'infrazione contro l'Italia. A rivelare la notizia di una procedura d'infrazione che non c'era e «che non ci sarà» era stato sul Corriere proprio Fubini e il corrispondente voleva sapere il perché della scelta di aprire il giornale con una previsione sbagliata (in gergo «bufala», parole di Caizzi). A distanza di mesi, ora lo stesso Caizzi torna sull'argomento, scrivendo ai colleghi per precisare non solo che la notizia che non c'era non c'è stata (e spiega perché), ma aggiunge che «Il vasto “al lupo al lupo" mediatico all'estero e in Italia sulla eventuale futura procedura d'infrazione, complessivamente potrebbe aver influito sullo spread sui titoli di Stato italiani (a vantaggio anche degli speculatori tipo il noto Soros)». Caizzi aggiunge che adesso al Corriere si sono fatti più prudenti in fatto di notizie e previsioni «anti-Italia», ma fa presente che a Repubblica, Stampa e Messaggero il giochetto è continuato. I lettori dunque sono avvisati.
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)