2022-10-29
I giornalisti svizzeri denunciano le bugie su vaccini e contagi. Qui i media tacciono
Dopo l’ammissione di Pfizer, Die Weltwoche smaschera le balle di «esperti» e autorità su cui si sono basati diktat e abusi.Nel silenzio dei grandi mezzi di comunicazione, c’è qualche altra voce, oltre alla Verità, che denuncia il gigantesco inganno di Pfizer e dei governi nel far credere che il vaccino avrebbe protetto dal contagio. Il settimanale svizzero Die Weltwoche se ne occupa, titolando in prima pagina: «La grande bugia della vaccinazione». All’interno, un ampio servizio spiega perché dopo l’ammissione di produttori e autorità, dopo «i giorni dell’orrore per l’Ue» e il crollo della «narrativa della panacea vaccinale contro il Covid, che produttori, scienziati e governi di tutto il mondo hanno adorato», la storia della pandemia vada riscritta» sebbene «i responsabili stiano facendo tutto il possibile per evitare una revisione/riparazione». Il settimanale in lingua tedesca sottolinea, al pari nostro, quanto sia scandaloso il silenzio dopo un terremoto così devastante. I responsabili della gestione della pandemia «e i loro servitori nei media stanno facendo tutto il possibile per negare la notizia. Gli organi di informazione tacciono», tuona la Weltwoche, chiedendo se siamo in Europa o in Cina. Giornali, radio e televisioni «nascondono le “bombe” cadute a Bruxelles la scorsa settimana, secondo la logica: quello di cui non scriviamo non esiste». Quando non negano di aver diffuso notizie false sul vaccino, sostenendo che «la vaccinazione Covid è la grande svolta. Protegge dal contagio e dalla trasmissione. Ora stiamo tenendo sotto controllo la pandemia», la maggior parte dei media minimizza. Ripiegano su versioni del tipo dicevamo che «serve solo a prevenire il decorso severo della malattia», ma non è così, ricorda il settimanale svizzero, citando alcune false rassicurazioni che vennero fatte e riprese, senza eccepire, dagli organi di stampa. Come quella, nel 29 marzo 2021, di Rochelle Walensky, medico e direttore dei Centers for disease control and prevention (Cdc) che dichiarò: «I nostri dati indicano che i vaccinati non contagiano e non si ammalano». Al canale televisivo statunitense Msnbc, aggiungiamo noi, l’esperta disse pure che il fatto che non trasmettano il virus «non si vede solo negli studi clinici ma è anche nei dati del mondo reale». Il presidente americano, Joe Biden, aveva già sostenuto il 13 marzo 2021: «Le persone completamente vaccinate hanno un rischio molto, molto basso di contrarre il Covid-19». L’altissimo numero di reinfezioni nei vaccinati e la loro capacità di contagiare sono invece da parecchio tempo sotto gli occhi di tutti, pur silenziati dalle autorità. L’immunologo Anthony Fauci, il 17 maggio 2021 sostenne: «Chiunque sia vaccinato può essere sicuro che non sarà contagiato». Il 2 giugno 2021 incalzava: «Con la vaccinazione, proteggi te stesso, la tua famiglia e rompi la catena del contagio». Menzogne gigantesche, Pfizer non aveva mai fatto ricerche a riguardo e la campagna vaccinale, che doveva servire come terreno sperimentale, tragicamente rivelò che il farmaco non era in grado fermare la trasmissione. Alla popolazione è stato fatto credere che «vaccinandosi contro il Covid si sarebbe protetta dalle infezioni e avrebbe messo fuori combattimento il virus», ma era una falsa promessa. Per avere un’ulteriore conferma, scrive Die Weltwoche, basta ascoltare la risposta data da Wolfgang Philipp, direttore della Health emergency preparedness and response authority (Hera), l’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie, all’eurodeputato rumeno Cristian Terhes. Il politico, che ha chiesto le dimissioni di Ursula von der Leyen «visto che il suo operato in tema di acquisti dei vaccini Pfizer è attualmente oggetto di indagine penale da parte della Procura europea», voleva sapere perché la Commissione Ue ha mentito sull’efficacia del vaccino, ma il numero uno di Hera l’ha liquidato in modo sprezzante. «Se vuoi un vaccino che prevenga la trasmissione, allora buona fortuna! Avremmo potuto averlo, ma non è ancora arrivato», gli ha detto il massimo stratega della vaccinazione anti Covid nella Ue. Nell’articolo si sottolinea che Philipp, microbiologo di formazione ed ex immunologo presso l’Università di Basilea, con queste parole dichiara che «i produttori e i politici che hanno acquistato il vaccino devono essere stati consapevoli», di che cosa mancasse al vaccino. Eppure, vennero attuate misure discriminatorie, la vaccinazione «ti permetteva di vivere», chi non era vaccinato «era tagliato fuori» e «se c’era qualche legittimazione per questo, ora è sparita», affonda la Weltwoche. Le discriminazioni non possono mai essere legittimate, sosteniamo invece noi. Riprendendo le dichiarazioni di Terhes, quando ha affermato che «Ursula von der Leyen ha acquistato dieci dosi del vaccino per ciascun cittadino dell’Unione sulla base di contratti che non sono mai stati presentati al pubblico», il settimanale, oltre a parlare di enorme spreco di denaro dei cittadini, si chiede «perché vaccinare all’infinito se il vaccino funziona?». Aggiunge: «Chi si vaccina contro il morbillo è protetto. Chi si vaccina contro la poliomielite è protetto. Chi si vaccina contro il Covid, evidentemente non lo è». La caratteristica prestazionale promessa, l’effetto protettivo, non era presente in questi farmaci fin dall’inizio. Quindi è improprio definirla vaccinazione. Anche i contratti tra governo e produttori, conclude il settimanale, «potrebbero essere illegali, perché la vaccinazione contro il Covid-19 è inutile per la popolazione nel migliore dei casi, e nel peggiore persino dannosa.
Jeffrey Epstein e Donald Trump (Ansa)
L'ad di SIMEST Regina Corradini D'Arienzo
La società del Gruppo Cdp rafforza il proprio impegno sui temi Esg e conferma anche la certificazione sulla parità di genere per il 2025.
SIMEST, la società del Gruppo Cassa depositi e prestiti che sostiene l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ha ottenuto l’attestazione internazionale Human Resource Management Diversity and Inclusion – ISO 30415, riconoscimento che certifica l’impegno dell’azienda nella promozione di un ambiente di lavoro fondato sui principi di diversità, equità e inclusione.
Il riconoscimento, rilasciato da Bureau Veritas Italia, arriva al termine di un percorso volto a integrare i valori DE&I nei processi aziendali e nella cultura organizzativa. La valutazione ha riguardato l’intera gestione delle risorse umane — dal reclutamento alla formazione — includendo aspetti come benessere, accessibilità, pari opportunità e trasparenza nei percorsi di crescita. Sono stati inoltre esaminati altri ambiti, tra cui la gestione degli acquisti, l’erogazione dei servizi e la relazione con gli stakeholder.
L’attestazione ISO 30415 rappresenta un passo ulteriore nel percorso di sostenibilità e responsabilità sociale di SIMEST, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite, in particolare quelli relativi alla parità di genere e alla promozione di condizioni di lavoro eque e dignitose.
A questo traguardo si affianca la conferma, anche per il 2025, della certificazione UNI/PdR 125:2022, che attesta l’efficacia delle politiche aziendali in tema di parità di genere, con riferimento a governance, crescita professionale, equilibrio vita-lavoro e tutela della genitorialità.
Valeria Borrelli, direttrice Persone e organizzazione di SIMEST, ha dichiarato: «Crediamo fortemente che le persone siano la nostra più grande risorsa e che la pluralità di esperienze e competenze sia la chiave per generare valore e innovazione. Questi riconoscimenti confermano l’impegno quotidiano della nostra comunità aziendale nel promuovere un ambiente inclusivo, rispettoso e aperto alle diversità. Ma il nostro percorso non si ferma: continueremo a coltivare una cultura fondata sull’ascolto e sull’apertura, affinché ciascuno possa contribuire alla crescita dell’organizzazione con la propria unicità».
Con questo risultato, SIMEST consolida il proprio posizionamento tra le aziende italiane più attive sui temi Esg, confermando una strategia orientata a una cultura del lavoro sostenibile, equa e inclusiva.
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