2020-11-24
I francesi lanciano la scalata a Creval. Crédit Agricole sventola 737 milioni
L'istituto d'Oltralpe presenta un'Opa da 10,5 euro ad azione. Già incassato il sì di Davide Serra, che controlla il 5,4% del Credito Valtellinese. Smentite le voci di un interesse per BancoBpm, che sembra più vicino a Bper.Settecentotrentasette milioni di euro. È questo il valore dell'Opa annunciata ieri dal Crédit Agricole sul Credito Valtellinese. L'operazione mette sul piatto 10,5 euro per azione e permetterà al gruppo francese di raddoppiare il suo peso in Lombardia, di espandersi in Piemonte, nelle Marche e nel Lazio e di avere accesso a nuove regioni come Sicilia, Valle d'Aosta e Trentino. Agricole gioca su un campo conosciuto: da due anni è partner di Creval nella bancassicurazione e attraverso la controllata Crédit Agricole Assurance possedeva già il 9,8% dell'istituto valtellinese. Cui si aggiunge un altro 5,4% del fondo Algebris di Davide Serra che si è impegnato a cedere la propria quota facendo così salire il pacchetto in mano ai francesi al 15%. L'Opa, ha spiegato ieri Giampiero Maioli, responsabile del gruppo per l'Italia, sarà tutta in contanti e verrà sostenuta da un aumento di capitale le cui dimensioni sono da definire. A farsene carico sarà principalmente la capogruppo, che controlla il 75% circa della società italiana. Nel 2017 Crédit Agricole era arrivato in soccorso delle casse di risparmio di Rimini, Cesena e San Miniato e oggi opera nel nostro Paese attraverso la spa Crédit Agricole Italia guidata da Giampiero Maioli cui fanno capo anche Cariparma, Friuladria e Carispezia per un totale di circa 14.000 dipendenti. L'Italia rappresenta già il secondo mercato dopo la Francia (nei primi nove mesi del 2020 sono stati realizzati 551 milioni di utili) ma il presidio si rafforzerà ulteriormente con Creval. Lato personale. sono previste solo uscite volontarie. «Nelle ultime acquisizioni abbiamo sempre rispettato persone, territori. Tutte le nostre operazioni sono avvenute in accordo con i sindacati. Abbiamo parlato già con i segretari dei sindacati», prosegue Maioli, che ha annunciato l'intenzione di nuove assunzioni di giovani, con un particolare focus su Sud. Crédit Agricole Italia si aspetta la fine del periodo di offerta sul Creval e il regolamento della stessa a maggio. «Non abbiamo mai aperto altri tavoli negoziali», ha sottolineato Maioli ieri negando pressioni dal regolatore su dossier in Italia e liquidando così le voci di un interesse per il BancoBpm. Con cui i francesi gestiscono il business del credito al consumo in Agos e da cui ha acquistato l'anno scorso Profamily, attiva nel segmento dei piccoli prestiti alle famiglie. «Siamo convinti che questa operazione Creval non andrà in alcun modo a incrinare questo rapporto e, anzi, intendiamo inserire Agos nella partnership con Creval e di questo beneficerà anche BancoBpm», ha detto Maioli, sottolineando che «questo vale anche per la partnership con Unicredit» nata con l'acquisizione di Pioneer da parte di Amundi. Al netto delle dichiarazioni formali, la campagna d'Italia della banque verte potrebbe però non fermarsi alla Valtellina ma annettere qualche altro satellite dopo che il BancoBpm sembra andare verso le nozze con Bper, benedette anche dall'azionista del primo socio di Modena, ovvero Unipol. Gli occhi sono puntati su Mps. Tra l'altro, non necessariamente quelle dell'Agricole sul risiko bancario italiano sarebbero viste come mosse ostili. Anzi, potrebbero essere proprio i «poteri forti» del nostro sistema a fare da garanti affinché la transizione verso il nuovo assetto del sistema avvenga in modo ordinato. I decani di Piazza Affari ricordano, infatti, l'alleanza stretta alla fine degli anni Ottanta tra il gruppo transalpino e il grande vecchio della finanza cattolica Giovanni Bazoli, oggi presidente emerito di Intesa: impegnato nel rilancio del Nuovo Banco Ambrosiano, Bazoli chiamò in aiuto proprio les amis dell'Agricole per arginare l'avanzata di Gemina che mirava, sotto la regia di Mediobanca, a portare sotto l'egida della Comit l'istituto rinato dalle ceneri della banca di Roberto Calvi. Suggestioni a parte, è ormai chiaro che le tessere del risiko bancario italiano stanno piano piano cadendo una a una. Il consolidamento è partito dopo l'offerta che Intesa ha lanciato su Ubi (che, tra l'altro, ieri ha acquistato Aviva vita dalla holding Aviva Italia). Nella lista delle priorità c'è Mps che va ricapitalizzata e messa al sicuro dai rischi legali agevolando l'uscita del Tesoro senza prosciugare le casse pubbliche. In Borsa, oltre al Creval (balzato del 23,7% a 10,7 euro, sopra il prezzo offerto dai francesi), le azioni del Monte ieri hanno guadagnato l'1,3%, quelle di Unicredit il 3,3%.