2021-10-17
La resistenza secondo la Cgil: bastonare Salvini e la Meloni
A piazza San Giovanni insulti alla destra e critiche a chi parla di salari. E spunta pure la propaganda (illegale) per Roberto Gualtieri.Ormai, ovunque vada, Maurizio Landini invoca lo scioglimento delle organizzazioni fasciste. Lo ha fatto anche ieri, dal suo palco romano. Viene dunque da pensare che la Cgil abbia scelto, ormai da qualche tempo, un nuovo riferimento politico: Mario Scelba, eponimo di una legge citatissima nelle ultime settimane. Si tratta, in effetti, della figura più adatta a rappresentare l'evoluzione della sinistra italiana. L'ex ministro dell'Interno democristiano (che antifascista lo fu davvero, durante il Ventennio), è passato alla storia per due ragioni: la creazione della norma che colpisce le formazioni «neofasciste» e la ricostruzione della Celere, che hai suoi tempi (anni Cinquanta e Sessanta) veniva utilizzata soprattutto per reprimere scioperi e dare una ripassatina agli operai turbolenti.«Ancora oggi», ha scritto Giampaolo Pansa nel 2019, «chi allora non era più un bambino ricorda come il Pci e il Psi giudicassero il ministro dell'Interno. Lo dipingevano come un diavolo in terra. Una belva assetata di sangue, un lacchè dei fascisti, un mafioso, un manganellatore, un servo degli imperialisti americani. L'Unità arrivò a scrivere che era il più impopolare e odiato politico d'Italia. In realtà era soltanto un uomo che si era dato una missione: impedire che il Pci di Palmiro Togliatti e il Psi di Pietro Nenni conquistassero il governo». Strabilianti ricorsi: i comunisti odiavano Scelba; i progressisti di oggi non sono poi molto diversi da lui: da un lato ripetono in modo martellante gli slogan antifascisti, dall'altro si offrono volentieri come strumenti del potere costituito, rifilando manganellate (verbali, per carità) alla classe operaia. I sindacati ieri hanno manifestato «contro tutti fascismi». Landini ha chiesto la creazione di una rete antifascista europea, ha inveito contro «neofascisti e neonazisti», ha preteso «verità per Giulio Regeni». Insomma, ha ringhiato per svariati minuti contro un regime che non esiste più, e contro minoranze che di certo non hanno la forza per distruggere il sistema democratico (ammesso e non concesso che tale sia il loro obiettivo). Il suo collega della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha gridato alla folla: «Qui c'è la nuova resistenza!». Poi, sulle note di Bella ciao intonate dagli immancabili Modena City Ramblers, il comizio congiunto si è concluso con una pennellata sentimentale. Per carità: i sindacati hanno tutto il diritto di sciorinare il repertorio dell'antifascismo militante da corteo. Suona strano, tuttavia, che dedichino così poca attenzione al loro «core business», come lo chiamano quelli bravi, e cioè il lavoro. È curioso che i sindacalisti siano pronti a combattere un autoritarismo morto ma sorvolino sulle derive un po' arrogantelle (diciamo così) dell'attuale sistema. Non sarà sfuggito ai più attenti: mentre la Triplice levava i forconi contro fascisti per lo più immaginari, un po' in tutta Italia intere categorie di lavoratori si opponevano con decisione all'obbligo di green pass. Portuali, camionisti, addetti alla distribuzione: vaccinati e non vaccinati si sono uniti per rivendicare il diritto al lavoro, e continuano a scioperare. Da che parte stavano, in sindacati? Dalla parte del governo, ci è sembrato. Schierati al fianco di chi - come Pd e M5s - vuole a tutti i costi l'obbligo di lasciapassare. Enrico Letta, in prima fila nella piazza «antifascista», in un'intervista a Repubblica ha spiegato che «l'Italia vuole lavorare» e non si deve «fare fermare dai soliti sfascisti». Questi «sfascisti» sarebbero appunto portuali, camionisti eccetera. Cioè i lavoratori. I quali, appunto, vorrebbero soltanto darsi da fare come hanno sempre fatto, e invece vengono costretti dal governo a scegliere tra l'ottenimento del lasciapassare e la perdita dello stipendio. Ecco la nuova sinistra Scelba: si oppone ai defunti Hitler e Mussolini e al contempo criminalizza i dissenzienti e chi lotta per conservare il salario. Intendiamoci: è sacrosanto prendere le distanze da violenti, provocatori e distruttori. Ma dalla «nuova resistenza» ci si poteva aspettare un minimo di baldanza in più. Piccolo esempio: i sindacati continuano a chiedere a Giorgia Meloni e Matteo Salvini di «prendere le distanze» dai movimenti politici di «estrema destra». La stessa richiesta, tuttavia, avrebbero potuto rivolgerla al ministro dell'Interno Luciana Lamorgese. Come ha rivelato La Verità, infatti, gli esponenti di Forza Nuova che hanno fatto irruzione nella sede della Cgil sono stati gentilmente scortati sul posto dalle forze dell'ordine. Forse a Maurizio Landini (che si è peritato di ringraziare pubblicamente il ministro) non interessa sapere perché ciò sia potuto accadere? Probabilmente, la Triplice preferisce non disturbare troppo il manovratore. Non a caso scende in piazza contro presunte dittature proprio nel pieno del silenzio elettorale, e lo fa - con enorme copertura mediatica e con militanti che hanno esposto cartelli a favore di Roberto Gualtieri - assieme a partiti di governo che ogni giorno brigano per infangare l'opposizione. Si stabilisce così un nuovo principio: le manifestazioni sono gradite e soltanto se a favore del governo. Scelba ne sarebbe stato entusiasta.