2021-04-20
I dodici signorotti del pallone lanciano la Superlega e mettono l’Uefa sotto ricatto
Real e Juve guidano la fronda della nuova coppa. Ma il palazzo promette squalifiche ed estromissioni e fa la Champions a 36. Alexander Ceferin: «Agnelli bugiardo». Fuori le tedesche«Voglio vederli tutti fuori, subito». Da cintura nera di karate, il presidente dell'Uefa, Alexander Ceferin, ha chiesto agli avvocati di far scorrere il sangue: la sporca dozzina dev'essere punita duramente, con espulsione immediata dalla Champions league, squalifica di un anno e inibizione ai giocatori di partecipare agli Europei. Quando i legali gli hanno risposto che sarebbe uno scempio sportivo (semifinale Real Madrid-Chelsea azzerata, Manchester City fuori, trofeo ai francesi del Psg senza giocare) e lui perderebbe milioni in cause per inadempienza contrattuale, l'ex ufficiale dell'esercito sloveno ha abbozzato. Meglio aspettare.Il pallone si è svegliato dentro la tempesta perfetta. Dodici fra i club più titolati d'Europa (Arsenal, Chelsea, Tottenham, Liverpool, i due di Manchester, gli spagnoli Real Madrid, Atletico e Barcellona, Juventus, Inter, Milan) hanno dato la spallata e hanno varato la Superlega. Un torneo alternativo alla Champions che potrebbe partire a settembre, sul modello della Nba di basket, senza eliminazioni per l'anno successivo o retrocessioni, con scontri diretti ripetuti (che noia) ma con un valore economico planetario per bacino di tifosi e diritti televisivi. A sponsorizzare la scissione c'è la banca d'affari più liquida del mondo, Jp Morgan Chase, che ha messo sul piatto 6 miliardi, 3,5 dei quali verranno distribuiti ai 12 club fondatori (300 milioni circa a testa) come gettoni d'ingresso per il disturbo di avere scatenato la guerra dei mondi. Per valorizzare il calcio di base (giovani, donne) la Superlega investirà 10 miliardi in 23 anni, 434 milioni l'anno, 160 in più di quelli distribuiti dalla solidarietà Uefa. Al di là dello sfregio alla meritocrazia e al romanticismo identitario del pallone (la sorpresa è che oggi anche Mario Draghi, Enrico Letta ed Emmanuel Macron sono sovranisti) è in atto un corto circuito finanziario.L'Uefa ha un volume d'affari di 3 miliardi, ha incamerato per decenni montagne di denaro ma redistribuisce in premi le briciole ai club protagonisti dello spettacolo, che si svenano per ingaggiare i campioni. Proprio ieri sempre l'Uefa ha varato l'allargamento della Champions a 36 squadre a partire dal 2024; significa dieci partite in più a testa e più introiti incamerati soprattutto dalla bulimica associazione. Complice il virus cinese, con l'aggravante degli stadi vuoti e dei bilanci in profondo rosso, il sistema è saltato. Solo in Italia, la Juventus ha 300 milioni di passivo, il Milan 200 e l'Inter capolista non aveva (fino a marzo) i soldi per pagare gli stipendi. Quando Florentino Perez ha sondato le tre italiane ha trovato terreno fertile: Andrea Agnelli era sponsor di vecchia data del progetto, Steven Zhang ha accolto di buon grado l'ipotesi di riempire le casse vuote (e la dilazione del pagamento di Ashraf Hakimi al Real). E il fondo Elliott proprietario del club rossonero è ben contento di far guadagnare di più i suoi azionisti.Il rischio è che la valanga si ingrossi perché la nuova lega accetta un allargamento per cooptazione (con incentivi di guadagno del 20% in più rispetto all'Uefa) sino a un massimo di 20 squadre. Fin qui si sono defilate le due tedesche Bayern Monaco e Borussia, che hanno i conti a posto e non vedono la necessità di infilarsi in uno scontro titanico. Alla finestra anche l'Ajax, che aspetta di vedere chi vince. Sta girando al largo pure il Paris Saint Germain dello sceicco qatariota Nasser Al-Khelaifi; il suo Paese organizza i prossimi mondiali e sganciarsi oggi sarebbe un errore diplomatico.La quarta italiana a strappare potrebbe essere la Roma del magnate americano Dan Friedkin, che conosce i vantaggi elitari dello sport stile Usa e anni fa voleva rilevare gli Houston Rockets. La federazione inglese ha minacciato di espellere le squadre ribelli, in Italia sarebbe un gesto impossibile. Un'uscita di simili proporzioni vale il 60% del fatturato e minerebbe le basi del nostro calcio: senza quattro big nessun network televisivo comprerebbe la Serie A per 840 milioni di euro l'anno, prezzo pagato da Dazn per l'esclusiva. La Superlega è un affronto all'idea stessa di competizione popolare e al tempo stesso un colpo di fucile per svegliare chi dorme. Ceferin, che per anni si è crogiolato nell'equivoco (i presidenti pagano, io incasso e lo spettacolo va avanti), si è svegliato di cattivo umore. Dopo aver dato del bugiardo ad Agnelli (presidente Eca dimissionario), ora dovrà affrontare la realtà, consapevole di avere pasticciato il pasticciabile, dalle imposizioni dittatoriali alla gestione opaca del Fairplay finanziario. Da oggi in avanti è previsto tutto l'armamentario delle guerre fredde: minacce, battaglie legali, tregue armate. E scontro dei club con i loro tifosi. È il momento più malinconico, specchio di una scelta di rottura che la gente comune giustamente rifiuta. Gli ultrà del Liverpool hanno tolto gli striscioni dalla curva Kop. Da oggi «You walk alone», senza il never. Il mondo alla rovescia.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)