2022-06-26
I dati sconfessano i tifosi dei divieti. In terapia intensiva lo 0,03% dei positivi
Omicron è più contagiosa ma non sta ingolfando gli ospedali. Le statistiche su 3 anni confermano: la malattia è meno grave.La curva dei contagi è tornata a crescere. L’incidenza dei positivi al Covid è aumentata da 310 a 504 ogni 100.000 abitanti (+ 62%) in una settimana (dati ministero della Salute e Iss) ed è ripartito il circo mediatico. Nulla di nuovo, ma nella terza estate con il Covid si sperava in qualcosa di diverso dal solo martellante ripetere di numeri senza uno straccio di lettura di contesto, di confronto. Invece di andare avanti a tentoni, nella paura dell’ignoto, abbiamo pensato di fare un’operazione semplice, ma che è alla base dell’esperienza umana di ciascuno di noi. Abbiamo guardato al percorso fatto, ricordando, dati alla mano, dove eravamo, nel 2020 e 2021, rispetto al 2022, nello stesso giorno: il 25 giugno. L’analisi ha dei limiti – del resto anche ritrovare i dati del ministero è un’impresa tutt’altro che facile – ma è una fotografia su cui fare alcune riflessioni con esperti di numeri e di clinica. I dati sono riassunti nella tabella e non si fermano solo ai positivi registrati ieri negli ultimi tre anni, ma cercano valori più solidi, come le percentuali di persone ricoverate in reparto o terapia intensiva. Nel terzo giugno di pandemia, sembra ormai chiaro che la cosa fondamentale che devono dirci i dati sia il rischio che ha un positivo di finire all’ospedale. Solo guardando il numero dei casi, sembra proprio che si tratti di un’altra malattia. Nel 2022 il numero di contagiati con Sars-Cov2-Omicron è praticamente 10 volte il valore del 2021 (Delta) e 30 quello del 2020 (Wuhan), ma rispetto ai positivi, i ricoveri sono 10 volte di meno del 2020 e 4 volte più bassi dell’anno scorso. In terapia intensiva c’è oggi lo 0,03% dei positivi (senza considerare il fattore età): è un valore 16 volte inferiore degli anni precedenti. Certo, i positivi potevano essere sottostimati nel 2020 e 21, visto il basso numero dei tamponi, ma lo sono anche adesso perché si fanno a casa: se ne stimano il triplo. La percentuale dei decessi, sui positivi, è 10 volte più basso dell’anno scorso e 25 volte di meno rispetto al 2020. Ogni vita che si spegne è un dolore che si dovrebbe evitare: i numeri sono alti, ma non dobbiamo dimenticare che ogni giorno, in Italia, muoiono di cancro circa 500 persone. Ragionando in termini di pressione negli ospedali, i dati di Agenas (Agenzia per i servizi sanitari regionali) -anche senza i valori per il 2020 - mostrano chiaramente che si tratta di una malattia meno grave. La percentuale dei ricoveri in reparto è raddoppiata quest’anno (8% contro 4%) mentre è dimezzata nelle terapie intensive (2% rispetto al 4%). «I dati mostrano l’evoluzione della pandemia con un virus che, da un’aggressività alta e in mancanza di vaccini, è passato a una situazione di bassa gravità, anche se con maggiore diffusione», osserva Carlo Signorelli, ordinario di Igiene dell’Università Vita e salute San Raffaele di Milano. Arrivano conferme anche dai clinici in corsia. L’infettivologo del San Martino di Genova, Matteo Bassetti, su La Stampa, afferma che questo Covid «non ha più nulla a che vedere con quello di Wuhan» e, provocatoriamente propone di cambiargli il nome. Sui ricoveri in aumento il medico osserva che «solo il 20% sono veramente per Covid», con buona pace di chi non vuole distinguerli da chi entra in ospedale per altri problemi (una frattura, per esempio) e poi scopre di essere positivo. «Qui continuiamo a parlare di picchi, ondate, ma i pazienti non sono numeri – osserva Bassetti - il quadro clinico dei positivi di oggi non ha nulla a che vedere con quello delle drammatiche prime ondate. Vuoi perché Omicron è meno patogena, vuoi perché siamo ormai tutti immunizzati dal vaccino o dalla malattia, ma è così. Io da sei mesi non vedo più quelle polmoniti gravi che mi hanno tolto anni di vita, quando ho dovuto cercare di salvare uomini e donne che boccheggiavano». È lo scenario che vede anche Giovanni Di Perri, direttore delle Malattie infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino che, su Avvenire, ricorda come, di tre reparti Covid, ne è rimasto «al momento uno, mezzo vuoto. Negli ultimi tre mesi, a dire il vero, s’è trasformato in una grande reparto di geriatria: per lo più pazienti over 80, con gravi patologie pregresse respiratorie o cardocircolatorie, risultati positivi al tampone solo dopo l’ingresso». Non è preoccupato, e si attende ricoveri in aumento, Di Perri, ma con patologie decisamente meno gravi: «mal di gola fastidiosissimi, tracheiti, ma senza polmoniti». Del resto, nel suo reparto, non vede «una polmonite bilaterale da Covid da oltre tre mesi. E chi muore, o è morto da Natale in avanti, lo ha fatto con il Covid, non a causa del Covid». Per il clinico torinese, Omicron assomiglia a un’influenza, «nel senso che diventa pericolosa soltanto per chi ha quadri di salute già compromessi, per i più fragili e i più anziani con malattie pregresse, soprattutto se non vaccinati». Siamo in presenza di una malattia diversa: nonostante il boom di contagi, la gravità è decisamente inferiore, grazie ai vaccini e alle cure che, finalmente, si iniziano a fare tempestivamente anche sul territorio. Serve però attenzione ai fragili. Concorda e invita alla prudenza Signorelli: «Aspetterei l’autunno per spendere il termine di endemia», cioè di convivenza con il virus. Nel frattempo, «tolto l’obbligo della mascherina, che è una scelta politica», può essere utile usare il dispositivo per proteggere i fragili e over 70, «soprattutto all’interno», ricorda l’esperto che punta «sulla responsabilità individuale», con un comportamento «proporzionale al rischio che si corre o si può far correre».
Leonardo Apache La Russa (Ansa)
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)