2019-11-29
I commenti pieni d’odio dell’artista «antiodio» adorato dalla sinistra
Pier Paolo Spinazzè, in arte Cibo, è celebrato come il graffitaro antirazzista (e pro sardine). Ma sui social insulta un po' tutti, compresi gli ebrei e le donne.Pier Paolo Spinazzè, veronese classe 1982, negli ultimi tempi è diventato una celebrità nonché uno degli artisti più amati dai progressisti di casa nostra. Sul suo sito spiega che il suo «core business è il walldesign, una comunicazione murale che si fonde con l'ambiente», ma a renderlo famoso è stata soprattutto la sua campagna «contro l'odio». Di che si tratti lo spiega bene un servizio di Rainews a lui dedicato: «A Verona, il giovane artista e writer Pier Paolo Spinazzè, conosciuto come Cibo, da una quindicina di anni ripulisce i muri della città e della provincia da svastiche, croci celtiche e messaggi di odio», si legge nella presentazione. In sostanza, Spinazzè copre i «messaggi di odio» con graffiti che ritraggono mozzarelle, salami, carciofi, pizze... «Non faccio politica ma un'azione semplice, di decoro», ha spiegato il writer in una intervista ad Artribune, «perché amo il mio Paese e penso che le città siano dei grandi musei e per questo voglio che siano belle. Ho ricevuto, anche, molte minacce ma non mi fermano, anzi mi stanno motivando sempre di più, perché l'odio e la paura vanno combattuti con la cultura». Negli ultimi tempi - diciamo più o meno dall'exploit di Matteo Salvini in poi - Spinazzè è diventato un simbolo della lotta antifascista. Di recente Piazzapulita lo ha interpellato per un servizio sul «pericolo nazista» a Verona. Repubblica lo ha celebrato come «Il writer che combatte il fascismo con i colori». «Il fascismo a Verona e provincia è una piaga», ha detto in quell'occasione Cibo a Paolo Berizzi. «E purtroppo tra le nuove generazioni continuano a far presa il messaggio i contenuti e la simbologia di questi partiti e queste formazioni». Anche per questo Cibo si è schierato con le sardine. In occasione della manifestazione dei pescetti a Verona ha fatto sapere: «Per gli striscioni potete contare su di me». Per via della sua battaglia contro fascisti e nazisti, Spinazzè racconta di aver subito minacce e intimidazioni. Ha pure denunciato di essere stato vittima di un attentato: gli hanno messo, ha detto, una bomba carta sotto la macchina. Lui non era a bordo e l'auto, fortunatamente, pare non sia stata danneggiata. Il suo messaggio di pace e amore, in ogni caso, è molto suggestivo, e gli ha regalato grande notorietà. Tuttavia, qualcuno - cercando di conoscere meglio l'artista emergente - è rimasto un po' stupito nel trovare sul suo profilo Facebook commenti e post non proprio ispirati all'amore universale, anzi. Sembra proprio che il «writer anti odio» un pochettino di odio contribuisca a spargerlo in giro a sua volta. Alcuni cittadini veronesi, infatti, si sono resi conto che nel corso degli anni, sui social network, Cibo ne ha scritte di tutti i colori. Ecco qualche esempio. Il primo risale al 16 settembre 2016. Tre giorni prima, travolta dalla vergogna per un video hard diffuso su Internet, si è suicidata la ragazza napoletana Tiziana Cantone. Cibo scrive: «Ma la finiamo con sta storia della violenza su internet? Se sei un perdente e ti suicidi sono forse cazzi miei? Se invii video porno ad amiche di merda, è un problema mio? Se non sei capace di reagire e ti deprimi, devo forse farmi carico io della tua inadeguatezza alla vita? Smettiamola giornalisti. Smettiamola. Ci sono notizie più importanti». Segue un post scriptum: «I bulli esercitano il loro diritto alla parola, la suicida esercita il suo diritto alla morte». Sul femminicidio, d'altra parte, Spinazzè sembra avere una opinione molto precisa. Il 15 giugno 2017 troviamo su Facebook: «Maaaaa... perché un omicidio è più grave se muore una donna? Questo è il sessismo peggiore, quello che ti ci abitui». Chissà se gli attuali fan progressisti di Cibo condividerebbero queste opinioni. E chissà che penserebbero dei suoi post su bullismo e affini. In un commento leggiamo: «I bulli sono un retaggio di una cultura che ama i vincitori a prescindere dalla loro ragione o torto. Più selezione naturale! Non sai reagire, peccato. Sono i pusillanimi a rubare risorse a chi sa sgomitare. Bulli da branco mai, ma nemmeno pecora zoppa». Di post ce ne sono per tutti i gusti. Il 1 marzo 2017 tocca a Mario Adinolfi: «Ma una raccolta soldi per rapire Adinolfi e dargli talmente tanti schiaffi da levarsi le impronte digitali? No?». Il primo settembre dello stesso anno è il turno di Mario Giordano: «Qualcuno offre (sic) una grappa a Mario Giordano, magari torna in qua, gli viene una voce da maschio e smette di giocare al giornalaio». Viene da chiedersi: le numerose anime belle in circolazione che criticano i toni e i temi di Fuori dal coro (anche perché fa ottimi ascolti, tanto che martedì ha battuto pure il programma di Giovanni Floris) si renderanno finalmente conto di chi sono i veri spargitori di odio o no?Va detto che, a tratti, l'astio di Cibo si rivolge anche al fronte progressista. Il primo giugno 2017 c'è un post su Woody Allen, attaccato perché «il luamaro ha sposato sua figlia!». Allen è «una persona di merda. Fosse in mio potere», leggiamo, «saprei dove tenerti gli Oscar che ti hanno dato. Quando muori si apre il prosecco». Il 29 luglio 2018 si torna a destra. Ecco un post con una foto del Duce e della Petacci a testa in giù a Piazzale Loreto con la scritta «hip hip hurra!». Sotto il commento: «Ma che problemi ha la gente che festeggia il compleanno di un dittatore? Ah sì! Il problema della cultura. Per gli ignoranti hip hip hurrà». Uno dei bersagli prediletti di Cibo, però, sembra essere lo Stato di Israele. Post del 3 aprile 2018: «Gli israeliani si esiliano dietro muri e militari... pensavo non gli piacessero i campi di concentramento». Il 24 aprile 2018 pubblica una notizia: la brigata ebraica di Roma chiede all'Anpi di escludere i palestinesi dal corteo del 25 aprile. Ecco il commento di Cibo: «Il mulo dice alla vacca ti puzza il culo. Stato ebraico sieg heil». Il 5 gennaio 2018 la notizia da commentare è la partenza da Israele del giro d'Italia: «Pensavo fosse una bufala invece non vi è limite al peggio gusto... Il giro comincia in Israele... tristezza unica. A parte che gli israeliani dovrebbero giocare nel loro continente e non ogni volta autoinvitarsi in Europa. Ma soprattutto il giro non era nato per far conoscere il Bel Paese? Ci sono regioni in cui non passa e andiamo nel culo polveroso del mondo... A sto punto il giro facciamolo con il Booster spirit!». Di fronte a tanto astio siamo rimasti piuttosto allibiti, abbiamo pensato a falsi costruito ad arte. Così abbiamo chiamato Cibo e al telefono e la sua reazione non è stata esattamente «pace e amore». Sostanzialmente non ha risposto alle domande sui post, ha ripetuto che si tratta di cazzate che non hanno a che fare con «la situazione attuale» e ci ha invitato con rabbia a scrivere una mail per prendere appuntamento con il suo ufficio stampa. L'abbiamo fatto. Nessuna risposta.