2019-02-13
I calcoli dei tecnici stroncano la Tav e il M5s sfida la Lega: «Non va fatta»
Secondo il pool di ingegneri, i costi supererebbero i benefici «di 7-8 miliardi». Per riconquistare la base i grillini alzano le barricate sull'opera. Carroccio pronto al braccio di ferro: «La relazione non è Vangelo».Dopo essere stato secretato per 40 giorni il dossier della commissione sulla Tav è arrivato a Palazzo Chigi. Ma solo dopo essere stato consegnato dal ministro Danilo Toninelli al governo francese, all'Unione europea ed essere stato visionato dai giornalisti. Un percorso alquanto strano - che ne rispecchia la genesi travagliata - per un documento da cui dovrebbero dipendere le sorti di una grande opera come la tratta ad alta velocità Torino-Lione. Ritenuta da molti essenziale per lo sviluppo del Paese. Singolare anche il fatto che l'analisi costi-benefici sia stata pubblicata (la si può integralmente leggere sul sito del ministero dei Trasporti) proprio all'indomani della débâcle pentastellata alle regionali d'Abruzzo. Il sospetto, che è più di un sospetto, è che il Movimento 5 stelle provi a ripartire da un proprio cavallo di battaglia, ovvero il no alla Tav, per arginare il ribaltamento dei rapporti di forza nel governo. In altre parole, per sganciarsi dalla sudditanza alla Lega, vera o falsa che sia ma, comunque, percepita dall'elettorato. Il vicepremier grillino, Luigi Di Maio, ha disertato l'incontro romano sul tema e il suo omologo leghista, Matteo Salvini, ha preso tempo. Al Carroccio hanno un'idea diversa: «È un'analisi tecnica come altre, non il Vangelo», ha detto sul dossier il capogruppo leghista alla Camera, Riccardo Molinari.Commissione spaccataVenendo ai contenuti del documento, lungo 78 pagine, il verdetto si può condensare in una frase: quest'opera non s'ha da fare. Sarebbe un enorme spreco di soldi pubblici. Secondo le conclusioni della commissione, nominata da Toninelli, a seconda degli scenari di traffico «i costi superano i benefici di una cifra compresa tra i 7 e gli 8 miliardi»: «Completando la Torino-Lione si verificherebbero», scrivono gli esperti, «perdite per 7 miliardi e vantaggi economici per 885 milioni». Una sentenza impietosa, e prevedibile, firmata da cinque dei sei tecnici, che già in passato si erano dichiarati scettici o contrari alla realizzazione. L'unico che si è rifiutato di sottoscrivere il dossier, dissociandosi dai risultati finali, è l'ingegnere Pierluigi Coppola. Il quale è anche l'unico a non aver mai espresso opinioni negative sul progetto. Una spaccatura nella commissione, dunque, che mette in discussione la stessa terzietà delle conclusioni.Il nodo ambientaleUno dei nodi è l'affermazione dei tecnici, guidati da Marco Ponti, secondo cui i benefici del trasferimento delle merci dal Tir al treno non avrebbe effetti significativi sul piano ambientale. Secondo l'analisi è vero che le emissioni di Co2 si ridurrebbero ma in modo «trascurabile»: «Tale quantità rappresenta», si legge nella relazione, «circa lo 0,5% delle emissioni di gas serra nel settore dei trasporti in Italia, lo 0,05% delle emissioni del settore dei trasporti in Europa e lo 0,12% del totale delle emissioni in Italia». Infatti «se venisse realizzata la Tav, in media, in un giorno, la durata dei viaggi dei veicoli tra Milano e Parigi si ridurrebbe di 2 minuti e 20 secondi», continua il dossier, «quelli tra Milano e Lione si accorcerebbero di 1 minuto e 20 secondi e il tempo di attraversamento della tangenziale di Torino diminuirebbe di circa 5 secondi». In altre parole, i benefici ambientali sono pressoché nulli: al massimo 800.000 tonnellate annue di anidride carbonica in meno, quando il traffico di Roma ne genera 4 milioni e mezzo.Accise e pedaggi perdutiNon sarebbero «trascurabili» solo la diminuzione dell'inquinamento e dei tempi di percorrenza, c'è di più. La commissione quantifica anche le minori entrate per gli Stati, derivanti dal calo delle accise. Trasportare le merci con i treni invece che con i Tir taglierebbe il consumo di carburanti, riducendo quindi gli incassi di tasse, cifra a cui va aggiunto il mancato incasso dei pedaggi autostradali. «Con riferimento all'impatto sulle finanze pubbliche degli Stati interessati», si sostiene nel testo analitico, «il costo da sopportare in caso di realizzazione del progetto non è rappresentato dalla somma dei soli costi di investimento e di gestione; a questi devono infatti essere sommate le minori accise che portano il bilancio complessivo da 10 a 11,6 miliardi».Il rebus delle penali Quanto alle penali in caso di stop al progetto Tav non ci sono certezze: l'analisi ammette che non è possibile quantificare in maniera precisa il prezzo da pagare. Tuttavia si avanza un'ipotesi: il costo massimo (tra penali e rimborsi) potrebbe raggiungere i 4,2 miliardi. È quanto è possibile determinare sommando i vari importi contenuti nella relazione. Però si aggiunge che «i molteplici profili evidenziati non consentono di determinare in maniera netta i costi in caso di scioglimento». La variabile è dovuta a «più soggetti sovrani» che dovrebbero negoziare gli importi. Ci sono inoltre i fondi versati dall'Unione europea: 535 milioni che potrebbero essere richiesti come restituzione e altri 297 milioni di somme non ancora ricevute in base al «Grant Agreement».
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