2021-06-16
I 2 miliardi dietro al pasticcio vaccini
(Mario Hommes/DeFodi Images via Getty Images)
Dopo il pressing tedesco sull'Ue, abbiamo comprato 121,5 milioni di dosi del preparato Pfizer Biontech, per una spesa complessiva di 2.369.250.000. Ora siamo costretti a usarle per i richiami presenti e futuri. Si spiega anche così l'assurdo stop al bis di Astrazeneca. «Mancano i dati». «Gli studi sono chiari». L'Aifa si è contraddetta in appena dieci giorni. Ci sono oltre due miliardi di ragioni dietro all'ultimo, grande, pasticcio su AstraZeneca e sui richiami «eterologhi». Per la precisione, 2.369,25 miliardi di euro per 121,5 milioni di dosi di vaccino prodotto da Pfizer-BioNtech a 19,50 euro a dose. Ovvero il 13,5% di quel nuovo contratto da 900 milioni di dosi firmato dalla Commissione Ue a inizio maggio per avere garantite le forniture a partire da gennaio 2022. E la cifra può anche raddoppiare se acquisteremo anche la parte pro quota degli altri 900 milioni di dosi già opzionate dalla Commissione Ue da qui al 2023. La sensazione è che non solo si sia alimentato il panico su un vaccino già «problematico» dal punto di vista della reputazione, ma che sia stata anche cavalcata l'onda emotiva di un drammatico fatto di cronaca (ancora da accertare) facendo coincidere il mood con l'opportunità. Quale? Far passare l'idea che la vera panacea, il top dei vaccini su cui scommettere per uscire dalla pandemia, è lo Pfizer. Così ha deciso Bruxelles, con sommo gaudio di Angela Merkel, considerando che i brevetti sono della tedesca BioNtech, che ora si è anche dotata di una propria filiera produttiva parzialmente indipendente da quella Pfizer in Europa. E noi abbiamo puntato sullo stesso tavolo tutte le nostre fiches. Ovvero oltre due miliardi. Presto arriveranno sul mercato nuovi vaccini, persino più evoluti (come Novavax, a proteina, efficace sulle varianti al 90%) ma il problema è che non avremo i soldi per comprarli perché li abbiamo già spesi. E gli stessi vaccini potrebbero trovarsi senza mercato, congelato dalla mossa pro-monopolista della Ue a trazione tedesca. Moderna, anch'esso a mRna, non ha infatti goduto del trattamento di favore di BioNtech. Con una circolare emessa dal ministero della Salute, e solo dopo avallata da una determina dell'Aifa, si è deciso di somministrare agli under 60 che avevano fatto la prima dose con Astrazeneca una seconda dose con un vaccino diverso, guarda caso Pfizer o Moderna. Senza evidenze sperimentali solide circa i rischi e i benefici. E quando le stesse autorità affermano che i rischi trombotici sono rari, se non inesistenti (in Italia siamo a zero casi), dopo il richiamo con Az. Si è dunque scelto di procedere lungo un cammino altrettanto ignoto, se non di più, per un principio di «massima cautela, gestibile perché abbiamo dosi a sufficienza di vaccini mRna», ha detto lo stesso coordinatore del Cts, Franco Locatelli. E in effetti è proprio così: di vaccini Pfizer, e Moderna, ne abbiamo tanti. Secondo la stima aggiornata dall'Osservatorio Oitaf, entro il quarto trimestre 2021 arriveranno altri 53 milioni di Pfizer-BioNtech facendo così salire il conto finale a quasi 78 milioni e considerando anche che il dato del primo trimestre 2022 non tiene conto del nuovo contratto da 900 milioni di dosi sottoscritto da Bruxelles. Presto si aggiungeranno i rinforzi della tedesca Curevac, la cui approvazione è slittata ad agosto. E nei primi mesi del prossimo anno anche 20,2 milioni di dosi del vaccino Sanofi (e la coda dell'ordine Curevac). Infine, sono attese 4,6 milioni di dosi di Moderna entro giugno, quasi 14 milioni entro settembre e 19,8 milioni entro dicembre. Va inoltre ricordato che la Ue ha trattative in corso con Novavax per 200 milioni di dosi e che l'azienda prevede di iniziare le consegne nel quarto trimestre di quest'anno ma la maggior parte del contratto verrà onorato nel 2022. Si aggiungeranno, come detto, i francesi di Sanofi che stanno attendendo il via libera al vaccino sviluppato con il gruppo britannico Gsk e, più avanti, a quello basato su mRna insieme all'americana Translate Bio (su cui non ci sono ancora contratti con la Ue). Senza considerare Moderna, che con le tre nuove linee svizzere sparerà dosi a raffica e negli Usa ha già la stessa capacità produttiva di Pfizer. Le scorte dunque non mancano ma resta l'incognita terza dose, intesa sia come rinnovo della copertura immunitaria sia come nuovo round per proteggere gli immunizzati dalle nuove varianti. Se andranno fatti nuovi contratto di acquisto tra singole nazioni e case farmaceutica, cosa farà l'Italia? Dopo aver deciso di procedere «per necessità» al richiamo eterologo con Pfizer per gli under 60 che hanno fatto la prima dose con Az si farà lo stesso anche per chi ha avuto la prima dose di Moderna? E perché si è scommesso tutto su Pfizer-BioNtech? I tedeschi con BioNtech puntano chiaramente a gestire l'arsenale di dosi per i prossimi tre anni assicurandosi un quasi monopolio degli acquisti pubblici «europei» in una sorta di bail in vaccinale. Del resto, molte delle cose successe nei mesi cruciali della campagna vaccinale europea - compresa la guerra ad Astrazeneca cui non verrà rinnovato il contratto in scadenza a fine giugno - possono essere lette attraverso la lente della campagna elettorale tedesca Ma l'essere troppo legati a una sola azienda ci espone al rischio di esserne dipendenti per i prossimi anni, sia in termini di forniture, sia di gestione dei richiami. Per oltre due miliardi di ragioni che però con la lotta alla pandemia hanno poco a che fare.
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)