2023-05-30
«Lo sapete per primi, ho riunito i Primitives»
Mal, il cantante che ha fatto faville al Piper: «Con i miei storici batterista e chitarrista abbiamo registrato alcune canzoni nuove e presto uscirà un video. “Furia” e “Pensiero d’amore” hanno venduto un sacco ma allora le percentuali per gli artisti erano basse, peccato».A metà pomeriggio troviamo Paul Bradley, in arte Mal, mentre, da buon inglese, sta giocando a golf ad Asolo, non lontano da casa sua. Classe 1944, arrivò in Italia con la sua band, i Primitives, nel 1966. Nel giro di poco divenne una colonna portante del Piper Club, e poi, nel 1969, con Pensiero d’amore, un divo nazionale non solo della canzone, ma anche del cinema musicarello, dei fotoromanzi e della tv. Conteso dalle donne, spesso al centro delle cronache rosa, la sua carriera è transitata per molti altri successi. Mal è in forma smagliante, gratificato della sua vita famigliare, con la compagna, Renata, e due figli ormai grandi. Ma non dimentica la musica, né la giovinezza che, anche nella maturità, continua a ruggire, tant’è che è riuscito a riunire i Primitives, incidendo un nuovo disco. Come si trova in Friuli?«Abito a Pordenone da più di trent’anni. Mia moglie l’ho incontrata da queste parti, abbiano messo su famiglia e sto molto, molto bene». Quali sono le cose che più ama fare?«Ascoltare e scrivere la musica, perché la musica è la mia vita, io sono qui oggi grazie alla musica. E poi l’hobby del golf. Ho fondato l’Associazione italiana cantanti musicisti golfisti, io sono il presidente e facciamo in giro gare di golf, una cosa molto carina e pure impegnativa». Fu notato in un locale di Soho, a Londra, con i Primitives, dal fondatore del Piper Alberigo Crocetta, con Gianni Boncompagni…«Boncompagni, che all’epoca era un disk jockey, accompagnava Crocetta e lo consigliava per promuovere il Piper Club e importare in Italia musicisti. Negli anni Sessanta non esisteva Internet ed era difficile per i giovani collegarsi tra loro, capire le mode musicali, del vestire… Si andava col passaparola o sintonizzandosi su radio Luxembourg… Io sono stato fortunato perché Crocetta, che dopo è diventato il mio manager, scelse la mia band. Il mio primo disco, con la Piper, fu Blow up, e poi il 45 giri Yeeeah!, parole italiane di Sergio Bardotti e Luigi Tenco, non era facile per me all’epoca masticare l’italiano, anche se non è che lo parlo molto meglio adesso, ma allora lo parlavo molto peggio… Scrissero questa mitica frase: “I tuoi occhi sono fari abbaglianti e io ci sono davanti…”».Perché il Piper perse poi il suo ruolo di calamita?«Cambiavano le mode e i tempi. Allora c’erano i locali, poi le cose si sono ingrandite, gli artisti iniziavano a lavorare negli stadi. Agli inizi, al Piper hanno suonato anche i Pink Floyd, ora sarebbe impossibile». Quando ha deciso di stabilirsi definitivamente in Italia?«All’inizio, nel 1966, avevo un contratto per un mese con Crocetta al Piper. Doveva finire lì e io tornare in Inghilterra. E invece con il successo avuto dal vivo, il contratto fu allungato per alcuni mesi, poi nacquero i dischi, i Primitives si sciolsero, avevano altri impegni. Il batterista, Pick Withers, mi ha lasciato circa nel 1969 e tornò in Inghilterra. L’Rca cominciava a lanciarmi come cantante solista. Poi iniziai a fare i musicarelli…». Ma, in principio, le mancava l’Inghilterra?«No, non mi è mancata. Certamente mi mancava la mia famiglia, mia madre e mio padre, che vivevano a Oxford. Ma le cose si muovevano così velocemente, dischi nuovi, spettacoli, poi film, fotoromanzi, che non avevo neanche tempo per pensare…». Ci torna in Gran Bretagna, di tanto in tanto?«Quando avevo i miei genitori sì, ora non ci sono più, ho due sorelle che vivono a Oxford, ma raramente torno e poi nell’ultimo periodo con il Covid sono rimasto un po’ bloccato, ora che le cose si sono un po’ calmate credo che continuerò ad andare, anche a Londra, dove mi piace camminare, vedere i negozi, qualche commedia musicale a teatro…».Le è capitato anche di rivedere il suo piccolo paese natale, in Galles? «Mai andato. Però ho curiosato con Google Maps e ho visto la clinica dove sono nato, a Llanfrechfa». In Gran Bretagna nascono ancora giovani band?«Sicuramente sì, però una volta si suonava per divertimento, noi siamo tutti coetanei, con Beatles, Rolling Stones, Pink Floyd. Era divertente, ma ora è tutto in una dimensione elettronica che non ha più l’anima e il cuore di allora… Tutto è molto più tecnico, io non riesco a stare al passo con i giovani di oggi, molte cose non le capisco…». Gli inglesi si affezioneranno a Carlo come lo sono stati a Elisabetta?«Anche lì i tempi sono cambiati, penso che al momento sono contenti così, però non credo durerà un’eternità perché Carlo ha già una certa età». La sua era una famiglia cattolica? «No, protestante, la Chiesa dell’Inghilterra (anglicana, nda)». Sua madre lavorava? «Sì, naturalmente, perché quando sono nato io alla fine della guerra, tutti dovevano lavorare per tornare alla normalità e allora mio padre, mia madre e anch’io lavoravamo, io distribuivo i giornali per guadagnare qualche scellino e aiutare la famiglia». Ai vostri figli avete dato un’educazione cattolica?«Sì sì, mia moglie è cattolica, anche io, tutto in regola». Se non fosse diventato cantante, quale mestiere avrebbe fatto?«Prima di tutto ho iniziato a fare l’apprendista elettricista. Questo sarebbe stato il mio destino, secondo mio padre, quando avrei finito la scuola dell’obbligo, perché non ho fatto l’università, anche se stavo a Oxford. Voleva che io lavorassi con lui e mettessi su una ditta, famiglia. All’inizio rimase deluso, fin che ha visto il successo che ho avuto in Italia». Si sente ancora con i suoi compagni dei Primitives? Che destino hanno avuto? Uno, Pick Whiters, divenne batterista dei Dire Straits…«Esatto, il mio batterista, all’inizio con Mark Knopfler facevano la fame in Gran Bretagna, perché Dire Straits vuol dire “disperazione al massimo”, erano disperati perché non lavoravano e non guadagnavano e poi all’improvviso il successo mondiale. Pick Withers lavorò anche a un Lp di Bob Dylan. Il bassista Jay Roberts, o Geoffrey Farthing, il suo vero nome, è morto una ventina di anni fa, era tornato in Inghilterra, credo avesse avuto un incidente e non riusciva più a suonare, cominciò a dedicarsi all’antiquariato, credo sia subentrata la depressione, una sera prese una dose eccessiva di farmaci e non si svegliò più, ma non avevo più contatti con lui e nessun amico in Inghilterra che lo conoscesse. Il chitarrista Dave Sumner, vive ancora a Roma, ha tre figli… Ma vorrei anticipare una cosa, non ancora ufficializzata».Prego. «Ho ri-formato i Primitives, con Pick Withers e Dave Sumner. Abbiamo registrato una serie di canzoni, alcune sono del vecchio repertorio Primitives, quello che suonavamo dal vivo al Piper Club, le famose canzoni dell’epoca, e altre canzoni nuove, inedite. Stiamo per lanciare questa ri-unione del Primitives. Il disco è finito, stiamo registrando un video, fra poco uscirà».I giornali le attribuirono storie con parecchie attrici, cantanti e fotomodelle. Tutto vero? «Quelle storie non erano inventate ma esagerate e colorate dalla fantasia dei giornalisti. Ma non voglio approfondire».Beh, non dica che non piaceva alle donne…«Diciamo che andavo di moda. Preferisco essere conosciuto come cantante, per voce e canzoni…». Con il matrimonio mise la testa a posto…«Innanzitutto non sono sposato, non ci credo più di tanto nel matrimonio, vabbè è un contratto, credo che se due persone si vogliono bene possano vivere, amare, fare figli, senza fare un contratto. Sto bene così, stiamo bene così, abbiamo una bella famiglia. Ormai sono più di 30 anni e questa è la dimostrazione che le cose funzionano». Spesso ha detto di non amare molto di essere ricordato per Furia. Attraverso questa canzone, tuttavia, ha conosciuto la sua compagna… «Sì, feci un concerto e, nelle canzoni del mio repertorio, come Pensiero d’amore, Occhi neri, Parlami d’amore Mariù, c’è anche Furia. Renata era presente con amici e mi chiese questa canzone, l’ho invitata sul palco a cantarla e da lì è partita la nostra storia». Quale canzone l’ha maggiormente gratificata come guadagni?«Pensiero d’amore, fu fatto anche il film. Ma ero sotto contratto, stipendiato, con Crocetta, il disco ha guadagnato molto ma non ho potuto sfruttarlo come fosse una mia iniziativa. Ho guadagnato tanto, però poco. Furia è forse quello che mi ha fatto guadagnare di meno come disco, ma le serate aumentavano. Avevo solo il contratto per una sigla tv, poi tutti impazzirono per il telefilm e fu fatto un disco, che vendette 1 milione e mezzo di copie, ma avevo solo l’1 per cento…». Cantò una bella canzone con testi di Paolo Conte, Ti porta via, sulla gelosia. Le è capitato di essere geloso? «Aaah, io ho subìto tutte le esperienze (ride). Questa canzone non ha avuto successo (la intona), ho fatto alcune belle canzoni che non hanno avuto molto successo, poi Furia prima in classifica, ma questo succede al 99 per cento degli artisti». Da giovane, auto sportive, come la De Tomaso Mangusta. E adesso?«No, adesso ho un suv alto, le macchine basse, sportive, non fanno più parte della mia vita. Ho bisogno di una macchina grande, anche per metterci dentro tutte le mazze da golf». Ricorda un suo sogno?«Sa che quando la mattina mi sveglio non mi ricordo neanche un sogno? Sembra strano, ma le giuro che non mi ricordo nulla. È sempre stato così…».
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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