Hirsch (eToro): «Il metaverso e gli Nft fra due anni varranno 800 miliardi di dollari»
eToro: metaverso e NFT varranno 800 miliardi di dollari tra due anni
Dopo il bitcoin e il metaverso arrivano gli Nft (Non-fungible token) che spingono la frontiera degli investimenti e del collezionismo nella metafisica della finanza sfruttando le opportunità della tecnologia digitale. eToro è considerato un pioniere delle criptovalute. Ha comprato 100 bitcoin nel novembre 2012 quando il prezzo era di soli 12,29 dollari. Lo stesso anno, il suo Ceo e co-fondatore, Yoni Assia ha scritto con Vitalik Buterin il libro bianco per Colored Coins.
Si ritiene che questi gettoni siano i primi NFT in assoluto, un mercato che ha superato i 40 miliardi di dollari nel 2021 e sta crescendo ad un ritmo esponenziale. Nel 2019 ha acquisito Delta, unica app sul mercato che offre agli investitori una visione dal vivo di tutto ciò che si trova nel loro portafoglio di investimenti compresi gli NFT. In questo ribollire di tecnologia come procede il metaverso? Quali le nuove professioni? Sarà un bene o un male per le nuove generazioni già molto virtuali? Con Guy Hirsch, managing director di eToro.Art proviamo a rispondere a queste domande.
Da quando Mark Zuckenberg lo ha annunciato come evoluzione di Facebook, c’è grande fermento. Ma cos’è realmente il metaverso?
«Come ultima frontiera tra il mondo reale e quello virtuale, il metaverso rappresenta l'evoluzione più probabile di internet nei prossimi anni. Coniato per la prima volta dai romanzi di Neal Stephenson del 1992 The Virtual Samurai e Snow Crash, il metaverso si riferisce a un mondo virtuale dove gli utenti possono muoversi come avatar, interagire socialmente ed economicamente, con altre persone».
Raccontato così sembra più un gioco che un investimento
«Anche se ancora nelle sue fasi iniziali, secondo Bloomberg il metaverso potrebbe diventare un mercato da 800 miliardi di dollari entro due anni, a beneficio di industrie che vanno dal gioco e dalla pubblicità, agli NFT e alla moda di lusso».
Come funziona?
«Noi crediamo che il metaverso sia un fenomeno culturale, non una montatura, ma una realtà in cui già viviamo. Paghiamo le bollette, interagiamo con gli amici e consumiamo contenuti online. In molti modi, siamo già parte del metaverso. Significa una transizione verso una cultura veramente globale e in un mondo che non ha confini. Le possibilità di una simile realtà sono incredibilmente stimolanti. Immaginate un mondo che è aperto e disponibile per tutti, ovunque». Su internet però si cullano anche molte illusioni«Il potenziale può sembrare infinito, ma la diffusione non sarà facile né sarà immediata. Il metaverso richiede una maggiore capacità di elaborazione, larghezza di banda e miglioramenti all'hardware - cuffie, occhiali, smartphone e servizi cloud».
A suo parere dove sta andando il mercato?
«Secondo i nostri dati durante il primo trimestre 2022, gli investitori italiani hanno posto maggiore attenzione alle cripto, andando alla scoperta dei token decentralizzati del metaverso. The Sandbox (+208% q/q) e Axie Infinity (+43% q/q) sono stati i token a registrare l’aumento di popolarità più consistente in Italia nei primi tre mesi dell’anno, seguiti da Decentraland che ha avuto un aumento del 9% delle posizioni detenute trimestre su trimestre».
Cosa significa? C’entra ancora il metaverso?
«Con l'affermarsi della nuova evoluzione di internet (Web3 e il metaverso), vedremo naturalmente un maggiore afflusso di capitali e utenti in questo spazio. Più specificamente, le criptovalute saranno parte integrante di come la realtà virtuale e il metaverso sono costruiti. Gli utenti saranno in grado di acquistare, vendere e scambiare beni virtuali utilizzando criptovalute attraverso il metaverso. Per quanto riguarda i Non-Fungible Tokens (NFT), potremmo anche vedere la trasformazione nella versione digitale (tokenizzazione) dei beni del mondo reale, rappresentati e scambiati sulla blockchain».
Chi è l’investitore tipo delle criptovalute? L’Italia come si sta comportando?
«Secondo il nostro ultimo Retail Investor Beat, un sondaggio globale che esamina i temi che attualmente influenzano le decisioni di investimento e le prospettive di 8.500 investitori retail, le criptovalute sono ora la seconda asset class più posseduta a livello globale dopo le azioni nazionali e costituiscono in media il 31% dei portafogli degli investitori. In Italia, il 29% degli intervistati è investito in criptovalute, il 5% in più rispetto alle azioni nazionali (24%). Le criptovalute costituiscono in media il 27% dei portafogli italiani. Il 47% degli investitori cripto italiani ha un'età compresa tra i 35 e i 44 anni, seguito dai 18-34enni (42%)».
Ci sono altre motivazioni all’investimento oltre all’evidente desiderio di guadagno?
«Quando è stato chiesto quale fosse il motivo principale per cui investono in criptovalute, gli intervistati hanno detto che si tratta di una classe di attività trasformativa (32%), di una riserva di valore (21%), di una copertura contro l'inflazione (19%) e di un tema di investimento a lungo termine (25%)».
Resta il fatto che si tratta di investimenti ad alto rischio come dimostra la volatilità dell’investimento.
«Le criptovalute non sono state immuni dall'incertezza recente, causata dall'inflazione alle stelle, dall'aumento dei tassi d'interesse e dalla grande incertezza geopolitica. Tuttavia, i nostri dati mostrano chiaramente che un numero crescente di investitori italiani crede che le criptovalute non solo sono qui per restare ma possono, e dovrebbero, giocare un ruolo importante in un portafoglio di investimento diversificato e pensato per il lungo termine. Il fatto che sempre più persone considerino le criptovalute come un'interessante riserva di valore, una copertura dell'inflazione e le vedano come un investimento a lungo termine sono tutti indicatori di una maggiore maturità intorno alle cripto nel loro complesso».
Quanto è importante regolamentare questo mercato?
«Sosteniamo in pieno le misure di regolamentazione progettate per accelerare l'innovazione e allo stesso tempo proteggere ed educare gli investitori. Speriamo che qualsiasi misura messa in atto bilancerà la necessità di protezione dei clienti con il desiderio di sostenere la loro partecipazione nei mercati delle criptovalute. In definitiva, ci auguriamo che il regolatore contribuisca alla diffusone di una tecnologia che può non solo fornire benefici reali al settore dei servizi finanziari, ma anche facilitare una maggiore inclusione finanziaria a livello globale».
Come mai una piattaforma di investimenti social come la vostra ha lanciato eToro.art?
«Essendo un'azienda con un occhio costantemente rivolto a "cosa c'è dopo", eToro vede un enorme potenziale nel metaverso e in una serie di nuovi asset digitali. eToro ha una comunità di oltre 27 milioni di utenti registrati che vogliono accedere a tecnologie nuove ed emergenti. Essendo una delle prime aziende ad offrire criptovalute insieme ad asset più tradizionali, è naturale che eToro funga da ponte per portare nuovi utenti agli NFT e al metaverso. Siamo incredibilmente entusiasti di vedere gli sviluppi in questo spazio nei prossimi mesi».
eToro farà trading di NFT?
«I clienti di eToro possono visualizzare la collezione di NFT di blue chip di eToro. che include progetti come Bored Ape Yacht Club, CryptoPunks e World of Women, su eToro.art, così come i progetti di artisti emergenti. Gli utenti di eToro possono visualizzare ed esplorare gli NFT sull'app Delta. Ulteriori funzionalità, tra cui l'accesso all'acquisto e alla vendita di NFT tramite una terza parte, sono in arrivo».
belle galle di gengiovo». Lo si potrebbe non riconoscere, poiché il poeta, come abbiamo appena visto, lo chiama gengiovo. Ma non è una licenza poetica: gengiovo era il nome dello zenzero a quell’epoca e, in generale, in epoca antica. La storia del nome di questa spezia nel tempo e nel mondo è affascinante quanto scoprire i suoi pregi. Il nome botanico dello zenzero è Zingiber officinale: si tratta di una pianta erbacea originaria sì dell’Estremo Oriente ma ormai familiarissima anche per noi. Appartiene alla Famiglia delle Zingiberaceae, genere Zingiber, specie, appunto, Zingiber officinale. Officinale perché lo zenzero è una pianta usata non per sfamare, ma per curare. Il nome originario, singivera, appartiene alla lingua medioindiana, ormai estinta. Ad un certo punto, la pianta arrivò nel Mediterraneo coi soldati di Alessandro Magno, di ritorno dalle campagne militari asiatiche, e con essa arrivò il nome originario che ogni territorio rimodulò a proprio modo. Per esempio, in francese si dice gingembre, in inglese ginger, in olandese gember, in romeno ghimbir, in spagnolo jengibre. In italiano attuale zenzero, con variazioni dialettali sempre attinenti al nome originario, come il friulano zenzevar, il sardo zìnzalu, il siciliano gènciru, il veneto xènxaro (o denèver).
Spostandoci dal nome alla cosa che il nome denomina, vediamo che la pianta di zenzero è composta da una bella radice cicciotta e bitorzoluta sulla quale, sopra il livello della terra nella quale la radice è interrata, svettano fusti con foglie lanceolate e fiorellini giallini-verdognoli che poi evolvono in frutti. Ogni frutto è una capsula divisa in tre logge, ma i fiori di zenzero sono degli sconosciuti: usiamo solo la radice. La radice, anche detta rizoma, contiene i principi attivi che sfruttiamo per la nostra salute e che sono anche i responsabili del sapore forte, quasi piccante, del nostro zenzero: principi attivi come i gingeroli, poi i derivati dei gingeroli come zingerone e shogaoli e gli elementi volatili dell’olio essenziale cioè sesquiterpeni, come zingiberene e B-bisabolene, e altri monoterpeni. La radice fresca va sbucciata e la polpa che resta va tagliata a tocchettini come si fa con gli spicchi di aglio. Oppure a fettinette sottili. Altra forma, oltre a queste, in cui vi può capitare di trovare lo zenzero, è la polvere, che si realizza essiccando e poi polverizzando la radice. In entrambi i casi, usiamo lo zenzero come aromatizzante o come spezia, chiaramente non è il caso di consumare le radici di zenzero a morsi come se fossero asparagi. Lo zenzero - attenzione - non è un ortaggio di contorno, ma un’aggiunta alle pietanze, un di più da consumare appunto in grammi appena più abbondanti di una spezia, se fresco, proprio come se fosse aglio (nemmeno cipolla, che si usa in quantità molto maggiori dell’aglio). Una quantità appena maggiore è possibile se si consuma lo zenzero candito, cioè cotto nello sciroppo di acqua e zucchero, ma parliamo sempre di qualche grammo in più. Lo zenzero, infatti, è una pianta con proprietà medicinali.
In primo luogo, lo zenzero aiuta contro la nausea e il vomito, di varia origine, da quello da movimento, per esempio se siete di quelli che soffrono il mal d’auto o il mal di mare, o la nausea da gravidanza (leggete più avanti riguardo all’uso in gravidanza) passando per la nausea e il vomito da virus gastrointestinale. Oltre alle proprietà antinausea e antiemetica cioè antivomito, lo zenzero è uno stomachico ossia aiuta e migliora la digestione, sia nei casi in cui si è mangiato effettivamente troppo, sia in quelli in cui si soffre di lievi patologie che rendono impegnativa anche la digestione di pasti semplici. Quando si hanno problemi intestinali non strutturali, ma occasionali, dovuti per esempio ad un pasto eccessivo, come del reflusso oppure del meteorismo, anche semplicemente determinato dall’aver mangiato in abbondanza legumi, una tisana di zenzero può aiutare. Allo zenzero sono riconosciute anche proprietà antinfiammatorie e per questo motivo anche semplicemente sorseggiare una tisana di zenzero aiuta in caso di mal di gola e malattie da raffreddamento. Lo zenzero è anche antiossidante, un po’ come il limone, e quindi gli si attribuiscono capacità conservative: se non si ha in casa il limone, sulla macedonia di frutta fresca, si può risolvere accedendo al cassetto delle spezie e spolverizzando una piccola quantità di zenzero in polvere. Anche in caso di diarrea, se non si ha limone in casa si può impiegare una tisana di zenzero. Anche lievemente antipiretico e antidolorifico, lo zenzero si può usare - certo, come blando rimedio, non al pari di un farmaco - in caso di dolori vari, dal mal di testa a quello da artite e artrosi, nonché come rimedio per il mal di pancia.
Non pensiamo, però, allo zenzero come a una panacea che faccia bene a tutto e a tutti: sebbene sia considerato genericamente sicuro, è sconsigliato a chi soffre di calcoli biliari perché stimola il rilascio di bile dalla cistifellea. Per questo stesso motivo si considera antipercolesterolemico. Anche chi soffre di diabete deve assumerlo con attenzione, perché avendo l’effetto di abbassare leggermente la glicemia può interferire con la terapia farmacologica antidiabetica. Anche in caso di gravidanza e allattamento, meglio chiedere al medico se si può assumere zenzero come rimedio naturale in caso, per esempio, di nausea. Un eccesso di zenzero è comunque assolutamente sconsigliato a tutti, perché può determinare non sollievi gastrici e intestinali, ma al contrario, irritazioni.
Per tutte queste proprietà, per il suo aroma pungente e appena appena piccante e per la sua attitudine ad essere usato in microdosi per connotare un gusto altro, troviamo lo zenzero in tantissime ricette in tutto il mondo. Si mangia o se ne sugge un pezzetto dopo il pesce crudo del sashimi e del sushi al ristorante giapponese, per sgrassare la bocca e «disinfettare». Si usa per insaporire il pollo, appunto, allo zenzero, in Cina. Si usa per aromatizzare liquori e bibite analcoliche e alcoliche: la ginger beer è una bevanda fermentata che esiste sia in versione alcolica che analcolica e si usa anche per la preparazione del cocktail Moscow Mule, la ginger ale non è alcolica, né fermentata. Lo zenzero si usa anche nei dolci: il pan di zenzero è un impasto particolare col quale si preparano biscotti, ma anche le parti della casetta di pan di zenzero nei Paesi nordeuropei nel periodo natalizio e ora anche da noi. Nel pain d’epices francese, che in inglese si traduce gingerbread e in Italia panspeziato, c’è tanto miele ma anche spezie, compreso lo zenzero (pensate che a Gertwiller, in Alsazia, c’è il Museo del Pain d’epices e dell’Arte Popolare Alsaziana). Nel nostro panpepato c’è lo zenzero e c’è in una versione del cioccolato di Modica allo zenzero. Qualcuno, da noi, prepara anche gli spaghetti aglio olio e zenzero o zenzero olio e peperoncino, zenzerizzando uno dei nostri primi più semplici e, insieme, rappresentativi.