2022-07-09
Harakiri dell’intelligence sulla morte di Abe
L’ex presidente giapponese ucciso durante un comizio. L’assassino è un ex militare, si era fabbricato l’arma da solo e pare seguisse folli teorie cospirazioniste. Ma restano tanti misteri da sciogliere. E anche forti perplessità sull’operato degli apparati di sicurezza.L’ex primo ministro giapponese Shinzo Abe è morto ieri mattina a seguito delle gravissime ferite riportate in un attentato avvenuto a un comizio elettorale a Nara, una città della zona centro-meridionale di Honshu, in Giappone. I due colpi sono stati esplosi da distanza ravvicinata da Tetsuya Yamagami (42 anni), che impugnava un’arma costruita molto probabilmente in casa e hanno raggiunto l’ex premier alla schiena e al collo procurandogli ferite che gli hanno causato un arresto cardio-respiratorio. Abe, 67 anni, è deceduto in ospedale dove era giunto in condizioni disperate poche ore dopo l’agguato. La situazione era apparsa subito disperata: «Abbiamo tentato di rianimarlo per quattro ore», ha dichiarato il responsabile del Pronto soccorso. L’assassino è un ex militare (congedatosi al 2005), già membro della Marina e delle forze di autodifesa giapponesi (Jietai), è stato arrestato dalle guardie del corpo dell’ex premier subito dopo aver sparato. Secondo i media giapponesi Yamagami avrebbe colpito l’ex premier nipponico «per odio», e perché «ero frustato e insoddisfatto di Shinzo Abe, ho mirato per ucciderlo» tuttavia secondo la polizia dopo l’arresto l’uomo avrebbe escluso «motivazioni politiche». Ma allora perché lo ha ucciso? Pare che Yamagami si fosse convinto che Shinzo Abe facesse parte di una misteriosa organizzazione segreta, una delle tante folli teorie che circolano sul Web e lo abbia ucciso per punirlo. L’ex militare odiava profondamente l’ex premier al punto di costruirsi da solo una specie di doppietta a canne mozze assemblata con legno e metallo grazie ai molti tutorial facilmente reperibili sul Web. Mentre scriviamo sono in corso le indagini per comprendere cosa abbia spinto l’ex militare ad agire, ma qualche certezza c’è: Yamagami era disoccupato da tempo e nella sua casa, perquisita dopo l’attentato, sono stati rinvenute altre armi e degli esplosivi con i quali molto probabilmente voleva colpire in seguito. Altra certezza è cheYamagami conosceva molto bene le gigantesche falle del servizio di sicurezza della manifestazione così come sapeva esattamente quale fosse il punto da dove avrebbe parlato l’ex leader, e qui c’è il sospetto che abbia potuto contare su qualcuno che gli abbia consentito di arrivare tanto vicino a Shinzo Abe. E come sapeva che l’ex premier sarebbe arrivato a Nara? Abe aveva dato la sua disponibilità a intervenire alla manifestazione elettorale solo nella tarda serata di giovedì, ma evidentemente Yamagami lo aveva già saputo: da chi? Le immagini diffuse dai media giapponesi, mostrano Tetsuya Yamagami, vestito con maglietta, pantaloni militari e mascherina sul volto, avvicinarsi senza che nessuno intervenga alle spalle di Shinzo Abe mentre questi stava pronunciando il suo discorso. Dopo gli spari quattro agenti (forse addirittura disarmati), lo bloccano e lo portano via. Stando ai video che circolano su Twitter Yamagami aveva nascosto l’arma infilandola dentro quello che sembra una sorta di custodia di un obiettivo fotografico.Ma perché attorno a Shinzo Abe, un leader politico di statura mondiale, non era stato attivato un dispositivo di sicurezza più stringente? Ma soprattutto come è potuto accadere che un uomo da solo possa averlo raggiunto così facilmente alle spalle senza che nessuno intervenisse? Oltre alla tragedia c’è tutto il fallimento dell’intelligence e della polizia giapponese. Un vero harakiri difficilmente spiegabile. Abe era stato primo ministro dal 2006 al 2007, poi di nuovo dal 2012 al 2020. Il suo secondo periodo è stato il mandato consecutivo più lungo per un capo del Governo giapponese. Durante il suo mandato, scrive la Cnn, «aveva cercato di migliorare le relazioni con Pechino, mentre cercava di contrastare l’espansione cinese nella regione unendo gli alleati del Pacifico». Dopo aver lasciato l’incarico era rimasto a capo della più grande fazione all’interno del suo partito. L’anno scorso era entrato in polemica con la Cina quando chiese un maggiore impegno da parte degli alleati per difendere la democrazia a Taiwan. In risposta, Pechino convocò l’ambasciatore del Giappone accusandolo di sfidare apertamente la sovranità cinese. La tragedia di ieri è un caso isolato in Giappone? Assolutamente no e basta una semplice ricerca sul Web per scoprilo: nel 1992 un estremista di destra durante un comizio elettorale sparò alcuni colpi di arma da fuoco contro l’allora vice presidente del Partito democratico Kamemaru Shin, nella prefettura di Tochigi, mancandolo per un soffio; poi nel 1994 un gruppo di estrema destra tentò di uccidere il premier Hosokawa Morihiro mentre si trovava in un hotel di Tokio, ma anche qui la vittima sfuggì alla morte; nel 2007 il sindaco della città di Nagasaki, Ito Itcho, morì durante un attentato organizzato da una banda criminale appartenente alla Yazuka (la mafia giapponese). Tutti precedenti che dovevano imporre un severo dispositivo di sicurezza attorno a Shinzo Abe. Qualcuno dovrà spiegare perché non è stato fatto.
Il ministro della Giustizia carlo Nordio (Imagoeconomica)