2020-10-31
Gualtieri festeggia il rimbalzo del Pil ma l’Italia rischia di perdere il 10%
Nel terzo trimestre l'economia è risalita del 16% e il ministro esulta: «Meglio delle nostre aspettative». Peccato che il quarto, con il semi lockdown, parta in salita. A fine 2020, avremo bruciato almeno 145 miliardi.Chi di voi - si sarebbe detto una volta - è «avvezzo a giocare in Borsa» non farà certo fatica a riconoscere e comprendere l'esempio che sto per farvi. Immaginate di acquistare un titolo. Sia esso un'azione, o un'obbligazione. L'azienda è irrilevante. Potrebbe produrre bibite, cemento o telefonini. Oppure un Btp. Investite 100 euro. Arriva il classico «Venerdì nero» devastante come mai vi è stato prima nella storia. E in questo 2020 ne abbiamo avuti tanti. Il prezzo scende del 99%. Passate il peggior week end della vostra esistenza. Guardate i vostri figli con il groppo in gola per la perdita senza precedenti nel vostro patrimonio. Arriva il lunedì e i mercati »rimbalzano», dicono in gergo gli esperti. E il prezzo risale la china con un poderoso +200%. Ve ne tornate a casa soddisfatti. Pericolo scampato. Dovreste aver guadagnato il 101%. E invece no. Prima avevate un patrimonio di 100, ora di 3. A conti fatti avete perso il 97%. Questa banalissima storiellina ci insegna che giocare con le percentuali può essere fuorviante. Ed è ciò che sistematicamente fanno i media quando spesso parlano di prodotto interno lordo. Usciamo dalla fiaba ed entriamo nella più stretta attualità. Roberto Gualtieri, novello Candido di Voltaire capace di mostrare il più patetico ottimismo anche di fronte a guerre, massacri, stupri e carestie, se ne esce con un trionfale «superate le previsioni anche del governo nel terzo trimestre».Del resto, come non dargli apparentemente torto? Il secondo trimestre (quello del lockdown totale) si è chiuso con una perdita di reddito nazionale di quasi il 13% sul primo trimestre (quello in cui la chiusura ha interessato l'ultimo mese) mentre il terzo trimestre si è chiuso con un recupero del 16% sul precedente. Evviva, esultano al ministero. Peccato che gli italiani non abbiano affatto la stessa percezione. E hanno ragione loro. Dimenticatevi infatti le percentuali e soffermatevi sui numeri. Nel trimestre luglio-settembre, quello della supposta ripresa, il reddito del Paese è stato di quasi 412 miliardi. Certamente meglio rispetto al catastrofico 355 miliardi. Che altro non è che il Pil del secondo trimestre, quello del lockdown pieno per intendersi. Peccato che nel terzo trimestre del 2019 il Pil italiano fosse stato 432 miliardi. Mancano all'appello ben 24 miliardi. Se poi facciamo i conti da gennaio a settembre le cifre diventano ancora più cupe. Nei primi nove mesi di quest'anno il Pil italiano è stato pari a circa 1.173 miliardi contro i 1.295 miliardi dei primi nove mesi del 2019. Una voragine di quasi 122 miliardi. Se anche la bloccassimo da qui alla fine del 2020, avremmo ciò che l'Istat chiama un «dato acquisito» del -8,2%. Mai così male dal 1861 se si esclude il triennio 1943-1945 durante la seconda guerra mondiale.Purtroppo, finirà peggio. Il quarto trimestre con le chiusure serali già iniziate da qualche giorno per buona parte degli esercizi commerciali (palestre, piscine, bar, ristoranti, paninoteche, cinema, teatri) potrebbe già somigliare al primo trimestre quello toccato parzialmente ma già duramente dal primo lockdown. In questo scenario «ottimistico» l'Italia nel 2020 perderebbe 145 miliardi (-8,4%). Non si può purtroppo escludere lo scenario più pessimistico in base al quale il quarto trimestre sarà la copia del secondo e l'Italia arriverebbe a perdere quasi 200 miliardi (-11,5%). Vi è infine lo scenario intermedio che potremmo definire «realistico» e che sta a metà strada fra i due: una perdita di 172 miliardi (-10%). A fronte di tale previsione il governo ha apparentemente stanziato 100 miliardi. Scriviamo «apparentemente» perché molte di quelle risorse non sono state spese come documentato da Claudio Antonelli. E non avrebbe potuto essere altrimenti. Il decreto Agosto prevede ben 66 decreti attuativi perché possa marciare a pieno ritmo. Ne è stato approvato uno! Al Cura Italia (nome orribile, sia detto fra noi) mancano ancora all'appello nove decreti attuativi perché possa essere pienamente applicato. Ne prevedeva 34. Al decreto Rilancio (già meglio come nome) mancano ancora ben 33 decreti attuativi su un totale di 85. Tre leggi di rilancio che prevedono 185 decreti attuativi. Ovvero altrettante leggi. Non ne usciremo mai. E soprattutto non usciranno mai i soldi. Che infatti se ne stanno custoditi nei forzieri del Tesoro. Una giacenza record di 84 miliardi a settembre mentre l'Italia è allo stremo. E come i carri armati che Benito Mussolini faceva marciare in un percorso ad anello volendo far credere che ogni volta che si ripresentavano al suo cospetto fossero altri in più rispetto a quelli già sfilati, il Mef si è fatto dare carta bianca su come spendere i soldi gestendo i vari capitoli di spesa a mo' di vasi comunicanti. Nessuno o quasi ha usufruito del bonus vacanze? Che problema c'è? Vengono spostati come i carri armati di Mussolini a nuove misure. Ad esempio, al cosiddetto decreto Ristori (altro pessimo nome). Una prassi che priva il Parlamento (e quindi il Paese) della possibilità di conoscere se e come sono stati spesi i soldi promessi. Cosa documentata solo dalla Verità grazie alle inchieste di Giuseppe Liturri. Ad agosto il Bruegel institute già evidenziava come l'Italia avesse messo sul piatto il 3,4% del Pil per far fronte alla crisi, contro il 7,3% della Germania, il 4,6% della Francia, e il 9,1% degli Stati Uniti. E per mesi Giuseppe Conte ci raccontava di aver messo a disposizione 750 miliardi (il 50% del Pil). Omettendo il non trascurabile dettaglio che quei soldi erano prestiti delle banche. E quindi arrivati in minima parte. E comunque da restituire. La famosa «potenza di fuoco mai vista» evocata da Giuseppi. Letteralmente «mai vista».