2020-06-23
Grillo posa la banda larga al posto di Giuseppi
Beppe Grillo (Antonio Masiello/Getty Images)
Il comico esce dal letargo. Scavalcando tutti gli attori, scrive il piano industriale per la fusione delle reti di Tim e Open fiber con i soldi di Cdp. Un «invito» ai grillini ad allinearsi, e a metà Pd perché si adegui alle scelte di Massimo D'Alema. Il premier: «Sono d'accordo».Sono cinque anni che Beppe Grillo non partecipa all'assemblea di una società quotata. L'ultima baracconata l'ha fatta nel 2015, quando accusò l'Eni dei peggior misfatti. La penultima uscita, nel 2013, fu in occasione dell'approvazione del bilancio di Telecom. Allora si scagliò contro Telefonica, che a suo dire doveva starsene lontana dell'assetto azionario dell'azienda di telefonia. Solo tre anni prima, il 29 aprile del 2010, prese invece il microfono della maxi sala di Rozzano e urlò contro i vertici di quella che ancora non si chamava Tim: «Cari Bernabè e Galateri, vendete quello che è rimasto a Telefonica, restituite la dorsale allo Stato e dopo andate a casa, prima del fallimento», sentenziò senza timore di contraddirsi in futuro. L'ex comico che muove i fili dietro ai 5 stelle non è dunque nuovo al tema. Ieri, però, dopo ben sette anni (nei quali il Movimento è diventato un partito che si offre all'intellighenzia dei palazzi) ha scritto un post entrando a gamba tesa sulle sorti di Tim, di Open fiber e della rete che dovrebbe tenere in piedi la dorsale della fibra. L'ha scritto con il chiaro intento di allineare i 5 stelle e dare la linea per un progetto di fusione della rete unica. E con l'obiettivo di imporre una scelta dentro Cdp e mettere in fuorigioco tutto coloro che non sono d'accordo. «A distanza di tempo torno ad occuparmi di banda ultralarga, dal momento che siamo costretti a registrare», ha scritto sul suo blog, «a distanza di anni il completo fallimento dell'esperimento Open fiber, la società che avrebbe dovuto spingere la digitalizzazione e lo sviluppo della fibra in Italia. Le aree bianche, quelle su cui per intenderci nessuno voleva investire per dotarle di una rete all'altezza del resto del Paese, «continuano ad essere arretrate, dal momento che Open fiber ha fallito registrando ritardi ormai incolmabili». Non si limita solo a picconare, stavolta Grillo va avanti e invita l'ad di Cdp, Fabrizio Palermo, prima a rimuovere i vertici della controllata, nonché partecipata da Enel e poi a presentare un piano industriale mirato a scalare Tim, subentrare alla quota in mano ai francesi di Vivendi e infine fondere le due reti sotto il cappello di Tim. «A quel punto», conclude Grillo, «avremmo la maggioranza di Tim. Per questo progetto, l'ad di Cdp Fabrizio Palermo, è pronto a spiegarne i dettagli?». Il messaggio finale è quasi importante quanto il contenuto del post. L'idea di unire le forze avanza ormai da qualche settimana, soprattutto dopo che l'azienda presieduta da Franco Bassanini ha dovuto sottoscrivere un importante aumento di capitale. Ne ha scritto Vittorio Colao, nelle 102 proposte della sue task force e durante gli Stati genrali, il ministro Stefano Patuanelli ha detto più o meno le stesse cose. Gran parte degli analisti di Borsa descrive lo scenario come l'unico possibile per digitalizzare il Paese. Per cui l'uscita di Grillo non ha niente di tecnico o di rivoluzionario ha un motivo esclusivamente politico. Pure i toni devono fare alzare le antenne. Anche se il fondatore dei 5 stelle è sempre stato per la nazionalizzazione, oggi cambia idea e inverte il piano. Ma il Grillo che scrive su Open fiber non è più il comico che urlava durante le assemblea. È una figura politica che interviene solo per dare il colpo di grazia. Addenta la preda quando sa che non ha la forza di reagire. Così si spiega l'uscita a gamba tesa, un'uscita «comandata», che a poche ore di distanza ha ricevuto l'immediato plauso del presidente del Consiglio. Giuseppe Conte si è limitato a dire di essere d'accordo, incurante della nota di replica di Open fiber che a sua volta si è limitata a una debole reazione. I vertici della società hanno accusato Grillo di aver sparso per il Web fake news e puntato il dito su Tim, accusandola tra le righe di essere il mandante. Invece, Bassanini, storico uomo del Pd, farebbe bene a guardarsi le spalle. Il messaggio di Grillo oltre che essere diretto a eventuali teste calde grilline, ha il palese obiettivo di far uscire allo scoperto Palermo e soprattutto di mettere all'angolo quella metà del Partito democratico che non vuole l'operazione. Lungi da noi pensare che Massimo D'Alema e Beppe Grillo si siano telefonati per fare sponda comune e sterilizzare le opposizioni. In realtà, non hanno nemmeno bisogno di scambiarsi messaggi. I due suggeritori sono già molto allineati con la differenza che solo il secondo in un colpo solo poteva parlare a nuora perché suocera intenda. Matteo Renzi in una recente intervista ha già preso le distanze da Open fiber, Francesco Starace resta della sua idea, ma dovrà comunque fare i conti con il post di Grillo. Perché l'impressione che i giochi siano già decisi e il comico sia uscito dal lockdown proprio per questo.