2019-08-27
Grillo ha piegato i democratici e Di Maio
La pattuglia del M5s favorevole all'accordo, capitanata dal fondatore, forza il Pd ad accettare il suo premier e mette all'angolo Luigi Di Maio, che abbandona il dialogo con la Lega. Oggi ci sarà la consultazione online degli elettori, intanto le poltrone sono blindate. Il governo giallorosso è sempre più vicino, a guidarlo sarà con ogni probabilità Giuseppe Conte, anche se fino all'ultimo minuto di questa pazza crisi agostana è bene essere sempre pronti a ogni colpo di scena. Ieri pomeriggio, però, Nicola Zingaretti ha chiamato personalmente Giuseppe Conte per comunicargli che il veto su di lui, da parte del Pd, non c'era più.Quando ieri pomeriggio, alle 17.08, il Quirinale diffonde il calendario delle consultazioni, lo stato maggiore del M5s e quello del Pd sono ancora riuniti. Il segnale che arriva dal Colle somiglia molto a una fumata bianca: è evidente che sia dai dem sia dal M5s sono stati recapitati al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, segnali incoraggianti sul successo delle trattative, o comunque su un «non insuccesso». Il M5s sarà l'ultimo partito a incontrare Mattarella, domani, 29 agosto, alle 19. Del resto, a tenere duro sul «giammai» al governo giallorosso sono rimasti in pochi, per non dire pochissimi: Alessandro Di Battista (che non è parlamentare e quindi avrebbe desiderato il voto immediato), Gianluigi Paragone, Paola Taverna. Il pattuglione parlamentare, invece, è ormai schierato quasi tutto per il governo col Pd. Tra Camera e Senato, il M5s occupa attualmente circa 330 poltrone, conquistate con il 32% ottenuto alle politiche del marzo 2018. Se si tornasse al voto in autunno, più della metà degli onorevoli resterebbe a casa. La pressione per trovare un accordo con il Pd è fortissima e Beppe Grillo, tornato a guidare il partito che ha fondato, lo vede di buon occhio. Quando alle 15.45 prende il via a Roma, in un appartamento privato, il vertice decisivo, dal Nazareno sono già arrivati ampi segnali di apertura, anche all'ipotesi di un nuovo governo guidato da Giuseppe Conte. Trovato anche l'espediente per rendere il più possibile potabile ai rispettivi elettorati l'eventuale riconferma dell'ex avvocato del popolo a Palazzo Chigi, con una maggioranza politicamente opposta a quella del governo Lega-M5s: si chiamerà Conte 2.0 e non Conte bis. Cosa cambia? Assolutamente niente, ma in questa pazza crisi estiva, più social che istituzionale, anche questo ha un peso. Al summit partecipano il capo politico grillino, Luigi Di Maio; il presidente della Camera, Roberto Fico; la vice presidente del Senato, Paola Taverna; i capigruppo di Senato e Camera, Stefano Patuanelli e Francesco D'Uva; Davide Casaleggio; Alessandro Di Battista; il presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra; i sottosegretari alla presidenza del Consiglio, Vito Crimi e Vincenzo Spadafora.Una riunione allargata, il più possibile, per non dare modo a Di Maio di forzare la mano verso l'eventuale ritorno all'alleanza con la Lega, che gli ha proposto Palazzo Chigi. Il vicepremier ascolta tutti, prende atto che dal Pd è arrivata l'apertura alla premiership di Conte, non può fare altro, a questo punto, che adeguarsi alla volontà del 90% del partito. Parte una telefonata diretta al Quirinale: Di Maio comunica ai consiglieri di Mattarella che la strada verso il governo giallorosso è in discesa. Negli stessi istanti, il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, trasmette al Colle lo stesso messaggio, dopo aver telefonato a Giuseppe Conte. Viene così diramato, a riunioni ancora in corso, il calendario delle consultazioni. Il premier, intanto, annulla la conferenza stampa finale del G7 di Biarritz «vista la delicata situazione politica» e si precipita a Roma. Intanto, i gruppi parlamentari di camera e Senato del M5s vengono convocati per oggi alle 19 per un'assemblea congiunta alla presenza di Di Maio. Alle 18.10, Di Maio e Zingaretti si incontrano a Palazzo Chigi. I titoli dei siti Internet e delle agenzie di stampa, «Di Maio a Palazzo Chigi», hanno qualcosa di ironico, beffardo. Di Maio in questi giorni ha sognato per davvero di diventare premier, ma l'ipotesi di una riedizione del governo con la Lega, col passare dei giorni, da ipotesi è diventata fantascienza. L'incontro con Zingaretti dura poco più di mezz'ora, i due (quasi) neo alleati lasciano la sede della presidenza del Consiglio. «Siamo sulla strada giusta per un accordo», dice Zingaretti, «finalmente il confronto è partito per dare al paese un governo di svolta che guardi ai lavoratori, all'ambiente. Questo primo incontro è un fatto positivo». Dal M5s fanno sapere che l'accordo verrà comunque sottoposto al voto degli iscritti sulla piattaforma Rousseau. Alle 19.08 Conte torna a Palazzo Chigi. Negli stessi minuti, viene annunciato un vertice serale al quale prendono parte, insieme al premier, Luigi Di Maio, Nicola Zingaretti e il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando. Si va avanti fino a notte a discutere di ministeri: uno dei nodi da sciogliere è quello dell'Interno. In pole position per il Viminale c'è il capo della polizia, Franco Gabrielli, che lascerebbe il suo posto al capo di gabinetto, Matteo Piantedosi. La giornata termina con la netta sensazione che la strada verso il governo giallorosso sia spianata. Luigi Di Maio potrebbe mantenere il ministero del Lavoro e dello sviluppo economico, ma lasciando la carica di vicepremier.