2024-07-20
Il piano green di Ursula costerà 1 miliardo al giorno. Mistero su dove trovarlo
Ursula von der Leyen (Ansa)
La Von der Leyen promette la rivoluzione ecologica in circa tre mesi ma non dice come reperire i fondi. Poi se ne va in vacanza. E intanto Pechino festeggia.«Sono così sollevata per questo voto, dimostra che tutto il nostro duro lavoro è stato apprezzato. Adesso però mi prenderò il tempo per stare con la mia famiglia e andare in vacanza. Poi si ritorna a lavorare alla massima potenza per l’Europa». In un video messaggio postato ieri sui social dopo la rielezione a presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen ha ringraziato tutti, ha salutato tutti, e poi è andata in ferie. Però ha detto che è piena di idee per i prossimi cinque anni è che è «full of passion», piena di passione. Lasciando un’altra passione, nell’accezione cristiana del termine e dunque riferita al sacrificio, che dovranno fare le aziende europee per continuare a pagare il prezzo del Green deal la cui rotta non verrà cambiata. Nell’esercizio di ecumenico equilibrismo politico che è stato il suo discorso di giovedì mattina davanti all’aula di Strasburgo, la Von der Leyen ha detto che sarà sostituito dal Clean industrial deal. Il patto per l’industrializzazione pulita «che coniughi crescita e transizione». E nelle linee guida politiche del suo programma ha messo per iscritto le proposte che intende portare avanti nei primi 100 giorni del nuovo mandato appena tornerà dalle vacanze. Il piano per l’industria pulita che «preparerà la strada verso l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 90% per il 2040, che proporremo di inserire nella nostra legge europea sul clima», si legge nel documento in cui la Von der Leyen annuncia che proporrà una legge per accelerare la decarbonizzazione industriale. La locuzione inglese che significa «patto verde» è stata ripetuta quattro volte nelle 30 pagine del programma. Quello che non viene chiarito è: quanto costerà alle aziende la messa a terra del «patto»? C’è chi stima 300 miliardi l’anno, quasi uno al giorno, chi azzarda cifre anche superiori. Dove verranno trovati? Mettendo nuove tasse sulle spalle delle imprese, alimentando così la deindustrializzazione? Ursula ha fatto la vaga, per quanto concerne gli investimenti si è limitata a indicare l’urgenza di «sbloccare i finanziamenti necessari per la transizione verde, digitale e sociale, massimizzando i fondi pubblici e la leva finanziaria, riducendo i rischi del capitale privato, lavorando a stretto contatto con la Banca europea per gli investimenti». Ha sorvolato sulla prospettiva di nuove operazioni di debito comune. Non ha fatto riferimento a nuove forme di finanziamento pubblico anche perché Paesi come la Germania non intendono replicare l’esperienza del Nextgenerationeu. Il completamento dell’Unione dei mercati dei capitali potrebbe attrarre 470 miliardi di euro di investimenti all’anno. Ma, appunto, l’Unione dei capitali va prima completata. E poi ci saranno dei risparmi e la creazione di un Fondo europeo per la competitività parte del prossimo bilancio Ue «rafforzato» nel prossimo quadro finanziario pluriennale. Si occuperà di sovvenzionare la transizione green, digitale e difesa, però riguarderà gli anni oltre il 2027, quando la legislatura starà volgendo al termine. Intanto, c’è chi qualche conto in tasca comincia a farlo ed è preoccupato. «Questa decarbonizzazione costerà 1.100 miliardi di euro nei prossimi 10 anni. Questo vuol dire mettere costi in più alle nostre aziende. Il sistema Ets, ovvero la tassazione europea delle emissioni, metterà fuori gioco molte nostre aziende al 2030», ha detto il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini. Mentre riecheggiano anche le parole, durissime, del vicepresidente esecutivo di Pirelli, Marco Tronchetti Provera, che qualche settimana fa aveva denunciato la «follia» degli «ignoranti ideologizzati» che «stanno creando un danno enorme, perché dobbiamo fare tutto elettrico quando sappiamo benissimo che le materie prime non le abbiamo, le batterie non le abbiamo, l’energia solare non la possiamo raccogliere, se non con i pannelli che vengono non certo dall’Europa, che le turbine delle pale eoliche in Europa non siamo in grado di farle? Di che cosa stiamo parlando? Di idiozie, fesserie». Una critica netta arrivata da un imprenditore che da oltre 30 anni è sulla scena dell’industria italiana. E che come tanti altri colleghi dovrà fare i conti con altri cinque anni di quel verde che piace tanto a Ursula e agli euroburocrati. Impegnati a complicare l’attività delle aziende, senza prima confrontarsi con esse, con un patto più imposto che condiviso. Non basta, infatti, preservare la sostenibilità ambientale, vanno preservate la sostenibilità economica e la sostenibilità sociale. E non si può andare avanti a colpi di incentivi e sovvenzioni. Soprattutto in un settore come quello dell’automotive con i target fissati al 2035 da Bruxelles in termini di utilizzo di auto elettriche che non sono raggiungibili. Giovedì, nella conferenza stampa dopo il voto, un giornalista tedesco ha chiesto alla Von der Leyen se questi target saranno confermati o se invece le scadenze verranno ripensate. Il regolamento europeo prevede una scappatoia nel 2026 con le cosiddette clausole di revisione, che in base agli sviluppi tecnologici e alla necessità di garantire una transizione fattibile e socialmente equa verso le emissioni zero, potrebbero rimettere in discussione lo stop del 2035. Ma la risposta è stata che l’obiettivo della neutralità climatica per le auto fissato al 2035 resta.Nel frattempo, a brindare al bis di Ursula è la Cina. Perché la presidente ha benedetto gli efuels ma escluso i biocarburanti, che mantengono in vita il motore endotermico di cui l’Europa possiede la filiera produttiva. A differenza di quello elettrico, in mano a Pechino.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.