2021-07-14
L’Ue approva i Recovery nazionali ma litiga subito sui green bond
L'Ecofin dà il via libera ai primi 12 Pnrr, fra cui quello dell'Italia. Però il Lussemburgo attacca le regole con cui verranno emessi i titoli sostenibili: nel mirino il nucleare. Il rischio è che il processo si blocchi. Ieri in occasione del Consiglio Ecofin si è perfezionato l'ennesimo passaggio «decisivo» per fare finalmente affluire nelle nostre casse l'anticipo di circa 25 miliardi (13% dei 191 miliardi complessivi, di cui 122 prestiti e 69 sussidi) del Recovery fund. I tempi sono quelli che avevamo previsto alcuni mesi fa. Dopo la presentazione dei piani avvenuta a fine aprile, la Commissione ha impiegato poco meno di due mesi per la loro valutazione e il Consiglio, nella sua veste di organo legislativo competente per l'adozione della decisione, ha preso quasi tutte le quattro settimane a disposizione. L'Italia, assieme ad altri 11 Paesi, è ora in attesa del bonifico da Bruxelles. Per il quale però si dovrà ancora attendere. Resta infatti da stipulare uno specifico accordo tra la Commissione e ciascuno Stato membro, sia per i prestiti sia per i sussidi. Osiamo immaginare sullo stesso modello di quello stipulato in occasione del fondo Sure, di cui ricordiamo le numerose parti qualificanti rimaste tuttora secretate.Il ministro dell'Economia Daniele Franco ha dichiarato che Il versamento «dovrebbe aver luogo nelle prossime settimane, entro luglio, la prima parte di agosto. Dovrebbe essere un versamento in un'unica soluzione. Ci aspetteremo 25 miliardi tra qualche settimana», ed è quindi ragionevole dedurre che questi ulteriori passaggi burocratici non dovrebbero tardare più di tanto l'incasso delle somme.Bisognerà comunque fare i conti con la disponibilità di cassa della Commissione che finora ha emesso bond per 35 miliardi (20 il 15 giugno e 15 il 29 giugno) che ovviamente non sono sufficienti per accontentare tutti i 12 Paesi che, verosimilmente, dovranno attendere settembre per ricevere l'agognato acconto.Niente male come tempestività per un piano che, nei pomposi proclami della Commissione, dovrebbe plasmare l'economia dell'Ue nei prossimi anni.I 12 Paesi che hanno ricevuto luce verde dal Consiglio sono il gruppo di quelli che avevano inviato il piano alla Commissione a cavallo della scadenza di fine aprile. Ne restano in attesa altri 13 e va notato che solo ieri Malta ha inviato il suo piano, mentre i piani bulgaro ed olandese sono tuttora desaparecidos. Tra i piani ricevuti e non approvati spicca quello ungherese, che sta diventando ormai un caso, per il quale il commissario Valdis Dombrovskis ha dichiarato, al termine dell'Ecofin, che «non abbiamo ancora finito la valutazione» del Pnrr ungherese, «l'esame continua, stiamo esaminando le ultime risposte ricevute venerdì, ma la valutazione richiederà più settimane che giorni e proporremo all'Ungheria un'estensione dell'esame di due mesi». Numerosi europarlamentari (Verdi e Socialisti e Democratici) hanno redatto e indirizzato al presidente Ursula von der Leyen all'inizio di luglio un documento in cui si chiede alla Commissione di bocciare e respingere il piano perché non offre sufficienti garanzie contro la corruzione.Tra i motivi di tensione emersi ieri, spicca quanto evidenziato dal ministro Franco che ha sottolineato il rischio concreto che ci siano «green bond» di serie A e serie B. Infatti, rispetto alla proposta del regolamento sugli standard dei green bond, il progetto di regolamento Ue prevede come ammissibile solo una tassonomia europea. «A medio termine può andare bene ma a breve termine dire questi green bond valgono soltanto per l'attuale tassonomia non tiene conto delle prassi di mercato che al momento utilizzano altri standard. Ci sono altre obbligazioni verdi che sono state emesse con altri standard. Escluderli dall'etichetta di green bond porterà forse a un rischio di segmentazione del mercato e questo dobbiamo evitarlo».Il ministro delle Finanze lussemburghese Pierre Gramegna ha gettato il sasso nello stagno sottolineando che «anche se negli ultimi anni sui mercati si è assistito alla crescente integrazione dei criteri Esg nel processo decisionale in materia di investimenti, ora la tassonomia verde Ue dovrebbe distinguere per legge che cosa è “green" da cosa non lo è». Evidenziando l'inopportunità, a suo giudizio, di considerare l'energia nucleare come non dannosa all'ambiente ai fini della tassonomia. Questo è un affronto diretto ad alcuni Paesi Ue come la Francia, ma non solo, che puntano molto sull'energia atomica, una tecnologia che ha emissioni climalteranti «zero», come nota il dipartimento Usa dell'Energia, a differenza dei combustibili fossili. Con ciò ignorando però il problema delle scorie che restano radioattive per migliaia di anni.Se le premesse sono queste, la Commissione avrà non pochi problemi nell'emissione di bond etichettabili come Esg, senza creare problemi ai titoli già sul mercato. Così come resta tutta da risolvere la grana della digital tax, per la quale la Commissione aveva espresso più volte l'ambizioso obiettivo di presentare una proposta entro luglio e che - dopo l'Eurogruppo di lunedì, alla presenza del segretario al Tesoro Usa Janet Yellen - è stata rinviata all'autunno. Le pressioni della Yellen e le divisioni interne, con Estonia, Irlanda e Ungheria che non sono d'accordo, hanno per il momento messo in congelatore quella che avrebbe dovuto essere una delle voci principali per finanziare i rimborsi dei bond emessi per il Recovery fund.Per chi fosse convinto che le dannose regole europee siano destinate a cambiare, l'Ecofin ci ha infine ricordato che l'Italia (con Grecia e Cipro) presenta squilibri macroeconomici eccessivi, per i quali «nelle attuali circostanze» la Commissione ha ritenuto di non avviare la procedura per gli squilibri eccessivi. Ma se ne riparlerà presto.Le luci in fondo al tunnel non sono quelle dell'uscita dalla crisi, ma quelle dell'inevitabile e ormai prossimo scontro con il treno di regole dannose e superate.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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