2024-02-23
Green, armi, bufale: i «competenti» ci trattano come bambini sciocchi
Mario Draghi e Joe Biden (Ansa)
Le classi dirigenti occidentali accusano i populisti di banalizzare la realtà. Ma poi, per imporci decisioni discutibili (guerra a Putin, salasso ecologico...) sfruttano messaggi ansiogeni, emotività e moralismi.Può funzionare una democrazia se le classi dirigenti trattano i cittadini come bambini sciocchi? Da anni ci raccontano che i populisti senza scrupoli guadagnano consensi con promesse impossibili, offrendo risponde semplicistiche a problemi complessi. Ma quando devono venderci le loro ricette lacrime, sangue, elmetto e controllo sociale, i «competenti» ricorrono a un penoso miscuglio di banalizzazioni, emozioni a buon mercato, retorica melensa, ricattini morali, comunicati ansiogeni.Ieri, il nostro ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha annunciato che l’Italia siglerà un accordo bilaterale per la sicurezza dell’Ucraina. Una questione delicatissima, che meriterebbe di essere spiegata bene all’opinione pubblica e discussa in Parlamento. Invece, il titolare della Farnesina s’è limitato a giustificare la «drammatica accelerazione», che supponiamo si tradurrà in un’assenza di dibattito, con la morte di Alexei Navalny. Al corpo del dissidente, vittima del regime russo, si era aggrappato, il giorno prima, anche Jens Stoltenberg. «Rendere onore alla memoria di Navalny» sarebbe la ragione per cui l’Occidente dovrebbe «sconfiggere Putin». Ossia, inviare a oltranza armi a Kiev, pretendere il sacrificio di chissà quante altre migliaia di giovani soldati, allontanare ogni possibile spiraglio diplomatico e rischiare, al contrario, un incidente che causerebbe l’allargamento del conflitto.Alla faccia della complessità, la politica internazionale si riduce a una lotta manichea. E, in questa logica, chi non sposa l’agenda dei «buoni» sta per forza con i «cattivi». O con i «figli di p…»: così Joe Biden, il leader del mondo libero, colui che doveva riportare la serietà alla Casa Bianca dopo le bricconate di Donald Trump, ha definito lo zar e gli altri autocrati. E questo, forse, non è stato manco il punto più basso del repertorio bellico occidentale: se la batte con Luigi Di Maio che dà al presidente russo del «maiale», Margrethe Vestager che ci prega di farci la doccia fredda esclamando «Prendi questo, Putin!», Mario Draghi che ci chiede se preferiamo la pace o i condizionatori, lo stesso Biden che minaccia di destituzione il capo del Cremlino.Il desolante schema paternalistico si attiva ogniqualvolta le élite intendano blindare una decisione, trincerandosi dietro lo scudo dell’inevitabilità. La politica non è più l’arte del possibile; è un affannoso inseguimento delle emergenze, dalle quali conseguono le «necessità» tecniche del caso.La transizione ecologica? Una questione di vita o di morte. Non c’è spazio per ragionare sui pericoli della desertificazione industriale, sul prezzo che dovranno pagare le classi medie e gli indigenti, sulla sostanziale inutilità di azzerare le emissioni europee - circa l’8% di quelle globali - allorché la Cina moltiplica le centrali a carbone. Bandita ogni riflessione strategica sul vantaggio competitivo che stiamo regalando a Pechino. Proibito addirittura interrogarsi sulla compatibilità del Green deal con i principi dell’Unione: Bruxelles crede nella concorrenza e nella neutralità tecnologica, ma poi sussidia il monopolio dell’elettrico. Niente: chi esprime dubbi sul verde balzo in avanti «ruba il futuro» ai giovani. Il gradualismo equivale allo sterminio: il pianeta sta morendo e quindi bisogna «fare presto».Fece prestissimo il governo Monti, tra il 2011 e il 2012, a varare le famigerate «riforme». Un’ecatombe dei diritti sociali che, naturalmente, era «necessaria» perché altrimenti lo Stato non sarebbe riuscito a pagare stipendi e pensioni. Dopodiché, uscito da Palazzo Chigi, il bocconiano illustrò alla Cnn il vero obiettivo dei «sacrifici»: renderci più competitivi, «distruggendo la domanda interna attraverso il consolidamento fiscale».Qui c’è qualcosa di più, qualcosa di peggio, della classica propaganda: c’è la convinzione che la gente debba essere persuasa, o raggirata, calibrando esortazioni eticheggianti e spauracchi, affinché accetti docilmente un destino di depauperamento. E il cambiamento del proprio stile di vita: la perdita di comfort e potere d’acquisto, adesso, si chiama «sostenibilità».Con le giuste inoculazioni di dosi di terrore, il godimento delle libertà fondamentali era stato già trasformato in una gentile concessione del sovrano. Così è successo nell’era del passaporto vaccinale: serve a tenere aperto il Paese, ci arringavano. Li dovevamo pure ringraziare. La condiscendenza dei sudditi si guadagnava a colpi di bugie, bollinate dalla sacra scienza: «Il green pass è la garanzia di trovarsi tra persone che non sono contagiose», «Vaccinatevi per proteggere i nonni», che qualche mese prima era «Restate a casa per proteggere i nonni». La tragica infantilizzazione delle masse era partita dai patetici ritornelli motivazionali: «Andrà tutto bene». Giuseppe Conte e Roberto Speranza ci portavano allo sfacelo e noi cantavamo sui balconi. Non c’era stato nemmeno bisogno che ci chiedessero di comportarci come l’orchestrina sul Titanic.Quelli bravi - quelli che, a differenza dei populisti falsificatori, non banalizzano mai - stentano a considerarci adulti persino quando si occupano del nostro rapporto con la stampa. La crociata contro le fake news nasce da questa certezza: se loro hanno perso attrattiva, è per colpa delle bufale. E allora devono proteggerci da noi stessi, dalla nostra incapacità di distinguere il vero dal falso. La prima cosa che fece l’Europa, quando il tiranno del Cremlino invase l’Ucraina, fu oscurare un sito di «disinformazione» russo. E pensare che, durante la Guerra fredda, i sovietologi scandagliavano la Pravda, per comprendere meglio il nemico.Ursula von der Leyen giura: «Difenderemo la nostra democrazia e i nostri valori». Ma la nostra democrazia poggia sul proposito illuministico di trattare gli uomini come soggetti razionali. Abbiamo stabilito che quel modello era un’illusione? Che gli individui sono inclini a spegnere il cervello, abbandonandosi ad appetiti, abbagli, autoinganni? D’accordo. Ma almeno, vengano a dircelo in faccia.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.