2024-04-03
«Grazie alle nuove Dogane più trasparenza ma anche geopolitica e Piano Mattei»
Il direttore dell’Agenzia Roberto Alesse: «Con la riforma impulso alla proiezione globale e ad attività di intelligence e antifrode per tutelare gli interessi economici del nostro Paese».Roberto Alesse è direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli e ha ricoperto incarichi nello Stato fra cui quello di presidente dell’Autorità di garanzia per gli scioperi nei servizi pubblici essenziali. Consigliere, la sua gestione di Adm si sta caratterizzando per l’impronta riformista. Una sintesi delle novità? «L’Agenzia delle dogane e dei monopoli è il cuore profondo dello Stato centrale. È una holding pubblica che si occupa di tante materie complesse, garantendo introiti per circa 80 miliardi di euro. Appena mi sono insediato, versava in una condizione di oggettiva carenza di organico. Mancavano molti dirigenti di ruolo di prima e di seconda fascia per cui c’era la necessità di ricostruire l’intera burocrazia e di avviare una intensa stagione di riforme interne volta a rafforzare i processi decisionali. Lo abbiamo fatto ridisegnando le strutture delle direzioni centrali e, nei giorni scorsi, dopo un lungo percorso istruttorio, si è provveduto a riorganizzare tutti gli uffici territoriali per dare attuazione a quanto disposto nel 2012 con l’incorporazione dell’amministrazione autonoma dei monopoli di Stato nell’Agenzia delle dogane. I tempi, grazie anche al sostegno del viceministro Maurizio Leo, erano maturi per una svolta storica basata sulla fusione di tutte le competenze dell’Agenzia e sulla nascita di un modello di funzionario multitasking».Quali sono i vantaggi concreti che la riforma del territorio dell’Agenzia porterà al sistema economico e alla collettività? «La riforma varata, in via definitiva, dal comitato di gestione dell’Agenzia effettua una chiara e decisa distribuzione delle competenze amministrative dei singoli uffici territoriali. I benefici sono di tre tipi. In primo luogo, si contrarranno le tempistiche per l’importazione delle materie prime e delle merci a favore sia dell’industria che opera nel nostro Paese sia dei cittadini, con conseguente aumento della competitività delle imprese. In secondo luogo, verranno chiarite all’utenza e ai professionisti le tempistiche finali per il rilascio dei documenti o dei nulla osta. Da ultimo, il cittadino e la filiera industriale potranno conoscere con una semplice consultazione telematica dove richiedere l’adozione di autorizzazioni amministrative e quali saranno i tempi definitivi di rilascio delle stesse. Una rivoluzione copernicana». Proiezione internazionale e antifrode. Cosa cambia? «L’Agenzia si è aperta a professionalità esterne di indubbio rilievo: alla direzione centrale antifrode è arrivato un magistrato ordinario con una lunga esperienza, mentre al vertice dell’ufficio per le relazioni internazionali è stato nominato un diplomatico di carriera. Non era mai accaduto prima e i risultati sono già evidenti. Notevole impulso, con riferimento all’antifrode, è stato dato alle attività di intelligence per contrastare, in via preventiva, le evasioni fiscali, le innumerevoli pratiche fraudolente, le violazioni in materia di sicurezza dei nostri prodotti agroalimentari, così da proteggere gli interessi economici e finanziari dell’Italia e dell’Ue». Adm farà geopolitica? «L’amministrazione ha una forte tradizione di cooperazione internazionale doganale acquisita sostenendo, dal punto di vista tecnico e formativo, i sistemi doganali di Paesi terzi, spesso su mandato della Commissione Ue. È quello che stiamo facendo in Egitto, in Tunisia, in Libia, fermo restando che tra gli obiettivi strategici da perseguire c’è quello di contribuire ad accelerare il processo di integrazione doganale a livello europeo con la nascita di un’unica autorità di controllo che dovrà adottare un solo sistema centralizzato di analisi dei rischi così da evitare interpretazioni non omogenee della normativa doganale da parte degli Stati membri». Un ruolo nel Piano Mattei? «Il nostro modello di cooperazione internazionale sviluppato al servizio dell’Unione europea potrà ora essere messo a disposizione della cabina di regia del Piano Mattei, grazie a un recente accordo firmato con l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, alla presenza dei vice ministri Edmondo Cirielli e Leo. Questa intesa permetterà al governo, di concerto con il Paese destinatario di aiuto pubblico, di coinvolgere i nostri esperti per modernizzare le dogane di quel Paese. Il contributo dell’Agenzia potrà incentrarsi anche sull’antifrode, sull’antiriciclaggio, sulla facilitazione degli scambi commerciali, sull’anticontraffazione. Tutte attività di assoluto rilievo per i nostri imprenditori».Il settore più incandescente rimane quello dei giochi pubblici perché gli interessi economici coinvolti sono enormi e perché il fenomeno delle scommesse illegali è in crescita. Cosa fa l’Agenzia per contrastare il gioco d’azzardo?«Conoscenza del territorio e analisi dei siti internet sono i due capisaldi nella lotta contro il gioco illegale. I nostri uffici, insieme alle Forze di polizia, osservano e analizzano le dinamiche che si registrano in ogni parte del Paese e, all’occorrenza, procedono alle conseguenti azioni repressive. Per il gioco a distanza, invece, gli uffici scandagliano quotidianamente l’offerta di gioco arrivando a inibire tutti i siti non collegati ai concessionari italiani che non forniscono le garanzie che si rinvengono nella rete legale. I numeri dei controlli e dei siti che vengono chiusi sono in costante crescita e bene ha fatto il decreto legislativo di riordino del gioco online, approvato alcuni giorni fa, a prevedere, in capo ai concessionari, forme di pubblicità funzionali alla diffusione del gioco responsabile». A breve ci sarà una importante gara per il Lotto. Quale sarà l’approccio dell’Agenzia?«L’Agenzia si è già attivata per predisporre gli atti di gara in linea con il codice dei contratti pubblici e con le puntuali disposizioni di legge. La procedura verrà gestita con il necessario anticipo temporale, evitando, quindi, proroghe e si baserà nuovamente sul cosiddetto modello del “monoconcessionario” che ha soddisfatto le esigenze di pubblica sicurezza e ha dimostrato soddisfacenti livelli di efficienza ed efficacia. Sono convinto che anche in questa occasione sarà garantita l’affidabilità e la professionalità del soggetto a cui verrà affidata la concessione».Avete istituito gli Stati generali che si terranno il 27 e il 28 giugno. Di cosa discuterete? «Gli Stati generali sono una mia idea che ruota intorno all’opportunità istituzionale di ascoltare, una volta all’anno, le esigenze degli stakeholder, pubblici e privati, per individuare, insieme, risposte a problemi reali. Si parlerà del futuro tecnologico delle dogane e delle sfide legate allo sviluppo tumultuoso del commercio elettronico; discuteremo della transizione ecologica e delle ripercussioni sul versante delle accise; ascolteremo le proposte per rendere più sicura la materia dei giochi pubblici proiettata verso scenari futuristici. Pensi che negli Stati Uniti hanno già regolamentato il cosiddetto “mondo del metaverso e quello del multiverso” applicati al gioco». Lei è un manager pubblico di lungo corso. Quale è lo stato di salute della Pa? «Non sta messa benissimo. La lunga stagione del blocco del turn over, finalmente interrotta, l’ha fiaccata e invecchiata. C’è bisogno di assumere in continuazione, attraverso procedure di selezione meritocratica, giovani al passo con le trasformazioni tecnologiche. Giovani funzionari, non parlo dei dirigenti, che devono essere pagati meglio dallo Stato perché quello che si verifica è che, una volta entrati nell’amministrazione, se ne vanno, dopo poco tempo, in posti di lavoro più remunerativi come è normale che sia. Lei capisce che così non si va da nessuna parte. Più in generale, poi, c’è la necessità di ridare piena dignità alla funzione dei civil servant perché la delegittimazione demagogica che questi subiscono da anni allontana le forze migliori, ma senza l’attività propulsiva dello Stato, come scriveva Georges Burdeau, “si scarica sulle iniziative dei singoli la responsabilità di assicurare la sopravvivenza e il progresso della società”».Nel suo ultimo libro, Il declino del potere pubblico in Italia, sostiene che l’Italia non è un Paese a vocazione liberale…«È un discorso complesso. Diciamo che l’Italia repubblicana è l’incrocio di due culture, quella cattolica con quella comunista che, per fortuna, si sono evolute nel tempo, ma che ancora ostacolano il processo di liberalizzazione dell’ordinamento giuridico, pesando in termini culturali e istituzionali. Prova ne sia che l’Italia continua a rispondere più a logiche di asfissiante controllo burocratico che a dinamiche di sano sviluppo produttivo. Del resto, uno dei virus economici coincide con l’aver trasformato l’immobilismo nell’unica forma di legalità consentita. Va da sé, pertanto, che non ci può essere una svolta effettiva fino a quando non verrà riequilibrato il rapporto tra le molteplici manifestazioni del potere e i cittadini, vittime di un sistema regolatorio a senso unico che va completamente capovolto mediante una colossale opera di semplificazione e codificazione della nostra legislazione. Allo stesso modo, c’è assoluto bisogno di depenalizzare i reati, di disboscare tutta una serie di enti inutili, di riscrivere quelle competenze che generano confusione e incertezza. Tutti obiettivi non impossibili da raggiungere».Il governo Meloni ha la forza di riformare la società da posizioni di centrodestra? «Mi lasci dire, in primo luogo, che il presidente del Consiglio dei ministri è una donna di valore perché è onesta intellettualmente, tenace, meticolosa nello studio dei dossier. Il governo, poi, e la larga maggioranza parlamentare che lo sorregge, hanno tutta la capacità e la forza politica per imprimere, come stanno già facendo, un’accelerazione ai processi di riforma strutturale dello Stato».Che peso hanno le lobby nei processi decisionali di quelle pubbliche amministrazioni che esercitano un notevole potere economico? «Si fanno sentire, è inutile nasconderlo. Occorrerebbe approvare subito una legge nazionale in modo da convogliarle verso il Parlamento, che è l’unica sede opportuna in cui possono far valere il loro peso. L’amministrazione pubblica deve essere lasciata fuori da ogni condizionamento informale perché la moglie di Cesare non deve essere nemmeno sospettata».Che idea si è fatto del caso dei dossieraggi che, ciclicamente, inquinano la vita pubblica? «Penso che l’Italia, da questo punto di vista, sia come un malato cronico che tende a non guarire mai. Eppure, quello che accade spesso non è difficile da capire: c’è chi commissiona dossier ad arte, forse pagandoli; c’è chi esegue e accede in modo abusivo a dati riservati; ci sono giornali che pubblicano certe informazioni, che in nessun modo sarebbero in grado di ottenere, nella speranza di fare aprire inchieste giudiziarie inizialmente contro ignoti. È un gioco al massacro, ancora più grave se si sviluppa all’interno del perimetro istituzionale, che mira a creare fibrillazioni di ogni genere sul presupposto che i presunti scandali sono gravi e richiedono l’immediata catarsi a opera degli “avversari politici” di turno. Fanno bene, quindi, il governo e il Parlamento a vederci chiaro e a mettere in campo tutte quelle misure in grado di fischiare la fine della ricreazione».Cosa si aspetta per l’Italia? «Rispondo con una frase di George Weigel: “Le democrazie sono sempre un esperimento non finito, che testano la capacità di ogni generazione di vivere in libertà, dandosi la migliore organizzazione possibile”».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.